Ieri mattina ascoltavo un’opera, la “Caterina Cornaro” – di Gaetano Donizetti – cantata dalla celebre soprano turca Leyla Gencer, al San Carlo nel 1972: e anzi, l’ho ascoltata per 3 volte di seguito! Gaetano mi fa sempre pensare a suo fratello Giuseppe, molto meno famoso ma molto più rilevante per Istanbul e per la Turchia; Giuseppe Donizetti, infatti, nell’allora capitale ottomana arrivò nel 1828 e ci rimase fino alla sua morte nel 1856: è sepolto nella cripta della cattedrale cattolica di Saint Esprit.Fu maestro di musica militare presso la corte dei sultani-califfi, tanto da ricevere il titolo di generale e quindi di paşa; insegnò musica ai membri della famiglia reale, principesse dell’harem comprese.
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Anzi, proprio in questa veste l’ho recentemente ritrovato in un piacevole e divertente romanzo, An Evil Eye di Jason Goodwin: il quarto caso – risolto, ovviamente! – dell’eunuco Yashim di cui vi parlerò prossimamente. Comunque,Giuseppe Donizetti arrivò a Istanbul per ricoprire il ruolo di “istruttore generale delle musiche imperiali ottomane”: per sovrintendere cioè alle bande militari, che ovviamente addestrò secondo i principi della musica “occidentale”; fu anche compositore: a lui si devono i primi due inni dell’impero, la marcia Mahmudiye composta già nel 1829 per Mahmud II e la Mecidiye del 1839 per il successore Abdülmecid I. Donizetti paşa organizzò anche stagioni operistiche e spettacoli musicali di ogni tipo a Pera oggi Beyoğlu (allora abitata soprattutto da europei), ospitò celebrità come Franz Liszt: che gli dedicò la Grande Paraphrase de la marche de Donizetti composée pour Sa Majesté le Soultan Abdul Mejid-Khan. La riscoperta di colui che Gaetano chiamava “il mio fratello turco” si deve soprattutto al musicologo, direttore d’orchestra e compositore turco Emre Aracı: è autore di una sua pregevole biografia (solo in turco), ne ha suonato le opere per lungo tempo dimenticate in un concerto a Bergamo nel 2007.