In Turchia, in effetti, ci sono fratture socio-politiche e tensioni assortite che trovano sfoghi insufficienti nei canali istituzionali della democrazia: il malcontento è affiorato più volte nel corso degli ultimi mesi, ma è stato sostanzialmente represso; il risultato è che la tensione accumulata è esplosa ieri: con manifestazioni anti-governative in tutta la Turchia e decine di migliaia di manifestanti - e forse più! - nel cuore europeo di Istanbul. Anche in questo caso, la polizia ha ricevuto l'ordine di disperderla: lo ha fatto in modo pesante, con lacrimogeni e - a quanto sembra - con proiettili di gomma. Tutta la zona di Beyoğlu è sostanzialmente in stadio di assedio, il bilancio è di centinaia di feriti (si parla anche di qualche morto, ma non ci sono conferme).
Cosa accadrà, nessuno può prevederlo. Il governo democraticamente eletto è apparentemente saldissimo in virtù del consenso elettorale del 50% e della maggioranza parlamentare di cui dispone; ma le manifestazioni di piazza sono imprevedibili e se le risposte delle autorità non sono adeguate può scatenarsi il finimondo: e dopotutto, la storia della Turchia contemporanea è costellata di sanguinosi colpi di stato militari. In ogni caso, è ragionevole pensare che le proteste continuino e che - almeno nel breve periodo - salgano di intensità. Il consiglio per chi verrà a Istanbul nei prossimi giorni, ovviamente, è di evitare la zona di Taksim e di Istiklal caddesi (ma anche gli altri quartieri in discesa verso il Bosforo): perché il rischio di rimanere coinvolti è elevatissimo.
Magari vi terrò aggiornati nei prossimi giorni se la situazione dovesse complicarsi ulteriormente.
Questa voce è stata pubblicata in politica interna, Turchia. Contrassegna il permalink.