(pubblicato su il futurista il 18 luglio 2011)
Alla sua quarta riunione, il 15 luglio a Istanbul, il Gruppo di contatto sulla Libia ha finalmente prodotto risultati incisivi. La riunione è stata affollata e veloce, nella residenza imperiale ottomana di Çırağan in riva al Bosforo. Erano presenti 28 nazioni a livello ministeriale, con in testa Frattini, il francese Juppè, il britannico Hague, Hillary Clinton, Mahmud Jibril e Ali Tahruni del Consiglio nazionale di transizione libico (Cnt), 5 nuovi paesi come osservatori tra cui Brasile e India mentre Russia e Cina hanno declinato l'invito; 7 organizzazioni internazionali, con le presenze di spicco del segretario generale della Nato Rasmussen, dell'Alto rappresentante Ue per la politica estera Catherine Ashton, l'inviato dell'Onu in Libia Al-Khatib (ex ministro degli esteri della Giordania).
La seduta plenaria ha raggiunto le sue conclusioni già prima di pranzo, il pomeriggio è stato integralmente dedicato agli incontri bilaterali: segno evidente di accordi già saldamente raggiunti alla vigilia. Nei fatti, è stata adottata la road map in tre punti della Turchia, proposta già il 7 aprile dal premier Erdoğan, che con qualche aggiustamento comunque significativo diventa la posizione collettiva del Gruppo di contatto: negoziare quanto prima un cessate il fuoco tra le parti, dare la priorità assoluta agli aiuti umanitari istituendo appositi corridoi e zone di distribuzione al riparo dalle armi, iniziare immediatamente un processo di transizione democratica. E con tre decisioni importanti in più. Innanzitutto, viene individuato come unico responsabile delle trattative da avviare ufficialmente tra Tripoli e Bengasi - il ministro Frattini, parlando alla stampa, ha fatto riferimento a "tre interlocutori designati da ognuna delle due parti e graditi alla controparte" - l'inviato dell'Onu Al-Khatib: "così da meglio coordinare le iniziative politiche fino ad oggi discordanti" ha dichiarato - con un minimo di faccia tosta - Alain Juppé, mentre il capo della diplomazia italiana ha aspramente criticato le "trattative segrete" (senza specificare di chi, ma con implicito riferimento proprio a quelle dei francesi).
In secondo luogo, il Cnt viene formalmente riconosciuto da tutti i partecipanti al vertice di Istanbul - Stati Uniti compresi - come governo legittimo della Libia. Potranno quindi mettere finalmente le mani, con modalità ancora da perfezionare, sui beni del regime: ma gli viene richiesto - come chiaramente indicato nella dichiarazione finale - di "preparare la strada per la formazione di un governo ad interim [...] seguita velocemente dalla convocazione di una convenzione nazionale con rappresentanti di ogni parte della Libia", senza escludere membri "selezionati" della vecchia burocrazia; gli viene richiesto di "onorare i contratti esistenti legalmente firmati". In terzo luogo, per Gheddafi e per "alcuni" membri - alcuni, non tutti - della sua famiglia non ci potrà essere alcun ruolo politico in Libia: "devono andarsene" ma senza specificare dove, per Juppé non necessariamente in esilio.
Il Gruppo di contatto, pur riconoscendo che la crisi non potrà essere risolta con mezzi solo militari ed enfatizzando di conseguenza la "necessità di una transizione politica immediata", ha annunciato il proseguimento e se possibile l'intensificazione delle azioni militari, se necessario anche durante il mese del Ramadan; e ha posto delle condizioni chiare e dure per ottenere da parte del regime il cessate il fuoco: rientro nelle basi di tutte le truppe (anche quelle di stanza a Tripoli), rilascio di tutti i prigionieri o rapiti, apertura totale delle frontiere per permettere l'arrivo di aiuti umanitari, forniture immediate di acqua ed elettricità a tutte le città e regioni. Infine, si è parlato in dettaglio di fondi: i 200 milioni di dollari arrivati dalla Turchia e i 100 dal Qatar, i 300 promessi dall'Italia con 100 appena sbloccati, quelli sollecitati agli altri paesi nell'ordine del 10-20% dei beni libici da ciascuno congelati; quelli suggeriti direttamente dal ministro degli esteri turco Davutoğlu, da distribuire in occasione proprio del Ramadan che inizierà tra due settimane: sia a Tripoli sia a Bengasi, alla sola condizione del loro effettivo utilizzo per scopi umanitari. La quinta riunione è prevista a New York, ai margini dell'Assemblea generale dell'Onu a settembre: chissà come la Russia e la Cina risponderanno al probabile nuovo invito.
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