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Istantanee: Kiev-Roma da Ramingo parte 2 (Bulgaria, Romania, Serbia, Croazia, Slovenia e Italia)

Creato il 01 marzo 2016 da Alessio Sebastianelli @bastianatte

Da quando mi sono smart-fonizzato e netbook-izzato è diventato molto facile interagire con i social network anche durante i viaggi, e ho preso così l'abitudine di scrivere, ogni sera o quasi, su FB le mie riflessioni a caldo sulla giornata di viaggio appena trascorsa. In realtà all'inizio era più che altro un modo per informare mia madre della situazione in cui mi trovavo, ma poi mi sono accorto che in molti leggevano con piacere quello che scrivevo; sotto l'etichetta Istantanee ho pensato dunque di raccogliere quei post, viaggio per viaggio, nazione per nazione, e di pubblicare l'insieme sul blog; ne viene così fuori uno scritto forse meno utile a livello di informazioni, ma molto più spontaneo e ruspante degli articoli ragionati su cui ho sempre basato i contenuti del blog stesso.

Questo articolo è il seguito di Istantanee: Kiev-Roma da Ramingo parte 1, dove vengono raccontati i miei giorni in Ucraina, Transnistria, Moldova e Romania.

BULGARIA (06/08/2015 - 08/08/2015)

Andare dalla Romania alla Bulgaria è un'impresa meno immediata di quanto si possa immaginare. Anche se su internet sembra che da Costanza a Varna ci siano varie corse giornaliere, la verità è che non ce n'è nemmeno una, forse qualcuna estemporanea, ma non l'ho trovata; e così sono dovuto passare da Bucarest in anticipo e saltare la città sul mar nero. E anche dalla capitale rumena non è che la situazione fosse poi chissà quanto migliore: un (1) treno al giorno per Ruse, che dista solo 70 km, che prosegue poi per Sofia, e per gli autobus una matassa che nemmeno la gentile signorina dell'ostello è riuscita a sbrogliare. Fatto sta che, cambiando treno e bus, come diceva il senatur a suo tempo "chi l'ha duro vince", nel mio principale obiettivo bulgaro sono riuscito infine ad arrivarci.

Una bella passeggiata con la luce del tramonto lungo uno dei percorsi consigliati dallo staff dell'ostello e la promessa di una bella visita al castello e a un altro quartiere storico domattina è quanto ho potuto fare oggi, purtroppo sempre tutto un po' di fretta; comunque questa scappata in Bulgaria si sta rivelando quanto meno interessante.

Veliko Tarnovo insomma si è confermato un posto di primaria importanza turistica, almeno per quello che riguarda la Bulgaria, e infatti tra i suoi vicoletti acciottolati sconnessi non mancavano vari italiani, che notoriamente frequentano a frotte i siti più importanti schifando abbastanza invece le destinazioni meno rilevanti, le chicche (in quelle invece chissà com'è è sempre pieno di saccoappelari francesi).

Il giro della collina con i resti archeologici del castello regala vedute di tutto rispetto e foto intriganti.

C'è anche un lunghissimo viale pedonale, che attraversa anche la piazza ovviamente, con tanto di struscio. Ci sono anche i resti, poca roba in realtà, di un'antica fortezza romana che si affaccia sul Danubio, ma era tardi e quindi l'area era chiusa. Così, da quel poco che ho visto, la Bulgaria non pare malaccio, la sensazione è che sia anche leggermente più economica della Romania.

Vabbè, domani sveglia all'alba e si torna a Bucarest, per visitarla bene stavolta, non come passaggio obbligato imprevisto.

ROMANIA (08/08/2015 - 18/08/2015)

Ma Romania e Bulgaria non erano entrati a fare parte dell'area Schengen? I controlli di frontiera tra Ruse e la sua controparte rumena, Giurgiu, sono stati finora i più serrati e quelli che hanno richiesto più tempo: complice il cantiere sul ponte sul Danubio, l'unico per moltissimi chilometri, che lo faceva a senso unico alternato causando lunghe file, per uscire dalla città bulgara ed entrare in Romania c'è voluta un'ora abbondante. Ora capisco perché sono così pochi i mezzi di trasporto che collegano Ruse a Bucarest nonostante distino solo 70km.

La zona subito a nord, intorno a via Lipscani, è la più carina, fatta di stradine pedonali con i palazzi storici, e ovviamente una profusione di bar e ristorantini: da rivedere in serata.

Cose curiose: davanti al museo nazionale c'è una statua dell'imperatore Traiano nudo con una lupa in braccio. E poi, ma perché in questa parte di mondo in quasi ogni città c'è una lupa capitolina con Romolo e Remo che ciucciano il latte?

Una cosa comune alle metropolitane dei paesi ex-comunisti? La monumentalità direte voi. No! La distanza fra le stazioni, dico Io.

A Roma per fare un tratto di una o due stazioni uno neanche ci pensa a prendere la metro, va a piedi; a Madrid se per fare tale tratto gli venisse detto di prendere la metro si metterebbe proprio a ridere, le stazioni sono vicinissime tra loro. A Bucarest (ma anche a San Piettroburgo, a Kiev, a Tashkent...) se uno volesse coprire a piedi il tratto corrispondente a due stazioni di distanza si può ritrovare a dover percorrere anche 3 chilometri o più.

Una pigra domenica d'estate a Bucarest, finita a cucinare 1,5 kg di carbonara per gentile richiesta della ragazza dello staff dell'ostello, che un branco di giovani da varie parti del mondo ha spazzolato in men che non si dica...a momenti spariva anche la padella!

Domani si lascia la capitale rumena, in cui ho passato più tempo di quello preventivato, per raggiungere finalmente un'altra delle mete tanto sognate di questo viaggio, la Transilvania.

Andando da Bucarest a Brasov una fermata obbligata è quella nella cittadina di Sinaia, nota stazione invernale dei Carpazi famosa soprattutto per la presenza del castello di Peles, probabilmente il più scenografico della nazione. Purtroppo il lunedì e martedì non sono previste visite al suo interno, ma la terrazza e il cortile sono comunque accessibili e regalano delle foto spettacolari.

Tra una camminata nel centro storico medievale, lungo il corso pedonale e nella bella piazza centrale, ammirando i tanti palazzi antichi, e una passeggiata nel verde lungo il tratto esterno delle mura, tra torrette e bastioni al cui fianco scorre un ruscelletto, si può anche prendere la funivia e ammirare la città dall'alto del punto panoramico situato alle spalle della scritta sul fianco della montagna (già, come a Hollywood!).

"Ciorba de vacuna" e "frigarui de porc"...già vedo mia madre pronta a commentare dicendo "Alessio non scrivere parolacce!", ma in realtà non sto insultando nessuno e non sto tirando giù alcuna divinità, trattasi semplicemente della mia cena in una birreria con produzione propria consigliata dallo staff, il cui menu tra l'altro è solo in rumeno, ma basta un po' di fantasia e se ne viene facilmente a capo (zuppa con carne di vitella e spiedini di maiale alla brace, non male davvero).

Domani si cambia ancora, dicono che Sighisoara, insieme a Sibiu che vedrò tra qualche giorno, sia il gioiello medievale più prezioso della regione...staremo a vedere.

Ho scoperto che tra le lingue neolatine c'è un curioso "circolo monodirezionale": in Italia siamo ormai abbastanza abituati al fatto che i rumeni imparino immediatamente e con facilità a parlare la nostra lingua mentre per noi non risulta così semplice, anche se in effetti qualcosa ci si capisce, ed è inoltre mia esperienza che gli italiani imparano e capiscono lo spagnolo più facilmente di quanto non avvenga in senso inverso per gli amici iberici. Qui sono venuto a conoscenza invece che i francesi hanno il "rumeno facile" mentre per i rumeni la lingua dei cugini d'oltralpe non è così immediata.

A questo punto mi chiedo: chi è che capisce e impara subito il francese? Gli spagnoli forse? E in tutto questo giro i portoghesi come si inseriscono? E poi in tale circolo bisogna anche tener conto di altre lingue neolatine meno comuni ma pur sempre vive come l'occitano (e il catalano che è praticamente la stessa cosa) e il ladino?

Ah, c'è anche un cimitero-memoriale dei combattenti sovietici della seconda guerra mondiale, con tutte lapidi con la stella rossa!

Cluj Napoca, famosa soprattutto perché sono già un po' di anni che la squadra fa i gironi di champions, nonché patria di Mattia Corvino, è una città universitaria, e questo è sintomo di almeno un paio di cose:

2- a ferragosto non è proprio il massimo della vivacità.

Da brava città-campus ha anche una sacco di ristorantini carini ed economici; specialità della zona è...la verza! Bianca e rossa, la infilano un po' ovunque: ieri con il maiale affumicato era buona, oggi vediamo cosa esce fuori; una parte sensibile della popolazione è ungherese, magari rimedio anche un bel gulasch.

Beccata una lupa capitolina anche qui, questa pure con la scritta in italiano sul basamento.

Anche Sibiu è un vero gioiellino, in effetti l'UNESCO difficilmente sbaglia quando decide di tutelare un qualsiasi posto. La cittadina medievale gira tutta intorno a tre piazze principali: la Grande, dov'è apparecchiato un palco per un concerto di musica sinfonica, la Piccola (grande e piccola sono proprio i nomi delle piazze, rispettivamente Mare e Mica), demandata ad ospitare i ristorantini, e la terza con una chiesona in mezzo. La particolarità del posto però è che ci sono un sacco di scorciatoie - passaggi coperti che uniscono le varie piazze o le altre stradine del centro.

Poi c'è anche la città bassa, sempre incantevole, anzi, è nella quiete di quest'ultima, trascurata dalla massa di turisti, che si capisce quant'è bella Sibiu, perché un disco non è bello quando sono belli i singoli, ma quando lo sono le altre canzoni. Poi c'è una bella passeggiata a fianco di un rimanente tratto delle mura medievali con le torrette appartenenti alle varie corporazioni. Insomma, un bel modo di passare il ferragosto.

In effetti devo dire che nonostante tutto la mia preferita rimane ancora Brasov, perché Sighisoara pur essendo un vero bon-bon è, come si dice dalle mie parti, "un mozzico" e Sibiu manca un po', anche se non ne è sprovvista, della terza dimensione (ora però vado a montare sul campanile della chiesona di cui sopra). Brasov invece mette insieme sia gli scorci medievali con le mura e le torrette e le casette antiche, che i panorami, visto che di punti dove osservarla dall'alto ce ne sono molteplici, anche di montagna. E poi i dintorni di Brasov le altre, Cluj compresa, non li hanno.

A Sibiu non ho ancora trovato il monumento con la lupa capitolina, ma il mio giro non è ancora finito.

Domani lunghissimo trasferimento verso Timisoara, l'ultima città rumena del mio viaggio, cominciavo quasi ad abituarmi alla lingua (che poi dicono "da" come i russi, "merci" come i francesi, "cartofi" quasi come le patate teutoniche...poi vi lascio immaginare che tipo di frutto è il "portocale") e ai comportamenti così latini.

Sono uscito dall'ostello di Sibiu alle 8 del mattino. Sapevo che per arrivare a Timisoara ci sarebbe voluto parecchio. C'era un minibus alle 14:30 che in 6 ore mi avrebbe depositato alla stazione di arrivo, che però si trova abbastanza fuori dal centro e non avevo voglia di ambientarmi che già era notte, così ho optato per il treno delle 8:30 per Arad.

Timisoara di cose da mostrare ne avrebbe anche, solo che anche lei è candidata ad essere capitale europea della cultura per il 2021, e quindi il centro storico è praticamente tutto, TUTTO, un cantiere; anche le due belle piazze della città vecchia. Se poi ci aggiungi che anche il tempo è piuttosto bruttarello, ecco una tappa un po' disgraziata.

Per fortuna la piazzona principale, che va dal teatro dell'opera alla cattedrale ortodossa, quella da dove è partita la rivoluzione contro Ceausescu nel 1989 (perché è da questa città, e precisamente dalla parrocchia riformata poco a sud del fiume, che è partito tutto) è intatta e molto scenografica. Poi c'è anche un interessante museo proprio sulla rivoluzione e una cintura di bei parchi intorno al fiume che ne fanno la città più verde di Romania. Insomma, anche quest'ultima giornata rumena alla fine è passata; domani si attraverserà una nuova frontiera, la sesta di questo viaggio, per arrivare a Belgrado (si spera in tempi non biblici).

E' pieno di italiani, ma all'ostello sono l'unico.

SERBIA (18/08/2015 - 21/08/2015)

Uno ci spera sempre che il passaggio di una frontiera non porti troppe complicazioni, ma se poi ti ritrovi già alle 7 di mattina a camminare sotto la pioggia per le strade di Timisoara con un grosso zaino sulle spalle alla ricerca di uno stramaledettissimo biglietto del tram capisci subito che la giornata tanto leggera non potrà essere.

Poi il biglietto non lo trovi, ma il tram lo prendi lo stesso e arrivi alla stazione senza rotture di scatole (sarà il karma? Io lo sforzo per cercarlo l'avevo fatto davvero), e sai bene che il treno ti porterà fino al confine dove poi dovrai cambiarlo. Però il biglietto te lo fanno direttamente per Belgrado, così non devi sbatterti a rifarlo dopo la frontiera.

E le formalità doganali vengono effettivamente sbrigate in maniera veloce e pulita e pensi che nonostante l'inizio difficoltoso forse tutto filerà liscio. Ma i problemi cominciano dopo.

Si, perché a Vrsac (ah, questi nomi balcanici a bassa percentuale di vocali!), la cittadina serba di confine dove dovresti cambiare treno, scopri con piacere che il treno su cui dovresti salire "forse" ci sarà alle 2 di pomeriggio, ma probabilmente sarà alle 6...e sono le 9 di mattina (c'è un'ora di fuso tra Romania e Serbia; ho riguadagnato un'ora).

Alla fine però c'era un comodissimo bus alle 10:25, e prima di pranzo mi ero già scolato un paio di birre in compagnia degli altri sventurati in un baretto a fianco della stazione dei bus della capitale serba.

Comunque, prendete la monumentalità comunista, aggiungeteci l'eleganza austro-ungarica, il calore e il fascino ottomano, la modernità di una metropoli occidentale, l'incontro tra il Grande Fiume e uno dei suoi affluenti più importanti in corrispondenza di una collina presidiata da un vastissimo sistema di fortificazioni dalle quali i panorami sono emozionanti, la vivacità che ti aspetteresti da una città del sud della penisola iberica, un'ampissima zona pedonale, una superba cucina che fonde suggestioni turche, greche e asburgiche...vi è venuta voglia di venire qui? Ci credo.

Signori accidenti, Belgrado è splendida!

Una cosa che vale la pena di fare a Belgrado è prendere il bus che attraversa tutta la città nuova, fatta di casermoni, e porta fino al sobborgo di Zemun. Qui, tra vicoletti e casette si ha anche la possibilità di fare una gradevolissima passeggiata lungo la sponda del Danubio (il centro di Belgrado è più spostato verso la Sava) e cenare in uno dei tanti ristorantini sparsi sul lungofiume che servono anche pesce di fiume alla griglia.

Mister, senza di te il mondo è peggiore.

CROAZIA, SLOVENIA E ITALIA (21/08/2015 - 26/08/2015)

Smadonnamenti a Zagabria! Dopo aver girato per un giorno e mezzo per l'austera ma elegante capitale della Croazia, al raggiungimento della 1740-esima foto scattata durante il viaggio la scheda di memoria della fotocamera mi ha allegramente annunciato di essere piena.

Nessun problema, ne ho una di ricambio più piccola, tanto il viaggio è quasi finito, e così prima di ritornare in ostello per una meritata doccia ho effettuato il cambio, riponendo la scheda piena nel marsupio. Giusto il tempo di arrivare alla base e prendere il netbook per trasferirci le ultime foto e la scheda era già sparita, e lì hanno cominciato a partire le madonne.

Fortunatamente una copia di tutte le foto fatte durante il viaggio è al sicuro (speriamo!!) sul netbook, ma le ultime fatte a Belgrado, quelle del mercato e della fascinosa Skardamulija, la strada delle taverne della capitale serba, dove appena messo piede mi è sembrato di essere stato catapultato in un film di Kusturica, e TUTTE le foto fatte a Zagabria erano irrimediabilmente perdute.

Sempre fortunatamente, dopo una doccia a questo punto "sbollente" piuttosto che "meritata" (nel senso che non era meritata ma sbollente, non che era meritata E sbollente...a morte il "piuttosto che" inclusivo e chi lo usa!!) era avanzata un'oretta e mezza di luce dove provare almeno a ricatturare qualche immagine della capitale croata, coadiuvata da un'altro paio di orette stamani prima di prendere il treno per Lubiana.

Lubiana, calma i miei spiriti ardenti, please!!!!!

Ah, a Zagabria mi è piaciuta molto la vetrina di una macelleria, o "beef shop", come c'era scritto (vedere foto).

La costante più ricorrente lungo la strada tra Kiev e Lubiana sono stati i campi di mais e, fino a Belgrado, di girasoli. Ma che ce faranno co' tutto 'sto granturco e 'sti girasoli? Olio suppongo, visto che le olive se le sognano, e poi polenta (in Romania è usatissima) e birra, e qualcosa che non so perché erano davvero tantissimi.

Certo che però, anche se ha intorno una cintura moderna che le fa salire un po' il numero di abitanti, è proprio piccolina.

Qui ormai di europeo orientale non c'è più niente, ci credo che sono stati i primi a staccarsi dalla Jugoslavia, questi più che slavi sono austriaci; anche se la lingua è in effetti slava, per esempio Trieste la chiamano con il suo codice fiscale: Trst, e non è una sigla, la chiamano proprio così.

Infine una comunicazione alle ragazze in generale: già i jeans, o i pantaloni, a vita alta sono brutti di loro, se poi ci abbinate un toppino corto che lascia scoperta la pancia o una maglietta o similari infilata dentro, allora poi sembrate proprio Fantozzi quando va a giocare a tennis con Filini...dove è finito il gusto (dico ciò perché sia a Zagabria che a Lubiana ne ho viste svariate di ragazze così conciate...erano meglio le ucraine costantemente a cosce di fuori!)?

E così, dal Mar Nero sono arrivato all'Adriatico. Uno si fa migliaia di chilometri, vede un sacco di cose, bello questo, bello quello, ah interessante quell'altro...e poi arriva a Trieste e sembra che tutto il resto sia una merda.

Insomma, una degna chiusura di un lungo viaggio dove l'arte e la cultura asburgica hanno fatto la parte del leone, e Trieste ne è una delle perle più fulgide.

1- Puoi vedere i Carpazi, i Balcani e tutte le catene montuose che vuoi, ma le Alpi sono comunque più belle e più verdi.

2- Sapete quando voi (e spesso anche molte altre persone) state lì che volete fare una foto e c'è qualcuno in mezzo ai coglioni che sembra che voglia farsi fare una foto ricordo, e non accenna a volersene andare e tu vorresti andare lì e dargli uno scappellotto diettro la testa strillando "AAHHOOOOO!!! MA TE LEVIIII!!!!!????" ?

3- Che strano sentire la gente che parla italiano. Negli ultimi 35 giorni ho parlato italiano solo a Bucarest con la ragazza dello staff dell'ostello, 5 minuti a Timisoara con un sardo in ostello e ieri con zio e zia, incontrati per caso nel castello di Lubiana; problemi (?) di chi viaggia da solo. Oggi ero frastornato, in alcuni momenti, complice l'accento del nord-est, neanche capivo cosa mi stavano dicendo.

4- Quant'è bello l'Euro (arrivato a Lubiana l'altro ieri ho tirato un sospiro di sollievo, niente più grivna, rubli, leu, lei, lev, dinari o kune), e chi dice il contrario non capisce un cazzo.

Vabbè, domani si torna finalmente a casa...ma intanto mi vado a fare uno spritz e un bel piattone di pasta con il pesce...sono contento di essere rientrato in Italia ^^


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