Nel 2011, nonostante la recessione, il 22,7% delle micro-imprese, quasi una su quattro, ha acquisito nuove risorse umane.
Lo scaffale di una panetteria (cluster015.ovh.net)
In particolare, il 18% ha assunto nuovo personale dipendente, mentre il 7,7% ha fatto ricorso a nuovi lavoratori autonomi, tra temporanei ex-interinali, collaboratori a progetto e partita Iva. E’ quanto fa sapere l’Istat in un focus sul censimento generale dell’industria e dei servizi. Tuttavia l’Istituto rileva un modesto investimento in figure professionali di elevato livello. Infatti nel 2011 solo il 5,9% delle microimprese ha acquisito nuove risorse ad alta qualifica professionale (dirigenti, professionisti di elevata specializzazione, tecnici specializzati).
L’Italia è record Ue per il numero di imprese: ben 3.843, seguita a distanza da Francia (2.567), Germania (2.158) e Spagna (2.087). E’ quanto emerge dai dati Eurostat relativi al 2011. Il motore delle aziende italiane non sono però le piccole e medie imprese ma le micro imprese, pari al 94,8% del totale e che danno lavoro – altro record tra i paesi Ue – al 46% degli occupati (a fronte della media Ue al 29,5%), generando il terzo fatturato più importante tra i 28, pari al 25% (prima l’Estonia con il 31%).
In Italia il 70% delle microimprese “gioca in difesa”. In Italia le microimprese (3-9 addetti) mostrano un’atteggiamento prudente, adottando quasi esclusivamente, nel 70% dei casi, strategie difensive, ovvero volte al mantenimento della quota di mercato. E’ quanto fa sapere l’Istat in un report che approfondisce alcuni aspetti del Censimento generale dell’industria e dei servizi. Dal dossier inoltre emerge come internet non sia ancora di casa in tutte: nel 2011 la quota delle piccole aziende che dispone di una connessione al web si ferma al 77%. Addirittura il 42,2% delle microimprese reputa Internet non necessario o inutile per l’attività che svolge. “Sembrerebbe che le potenzialità del web non siano riconosciute appieno da questa classe dimensionale”, sottolinea l’Istat. Non a caso solo un terzo di loro utilizza un sito o pagine internet e appena l’11,6% è presente sulla rete attraverso almeno uno dei social media tra i più diffusi. Insomma i risultati del Censimento confermano le caratteristiche del sistema produttivo italiano: struttura dimensionale fortemente frammentata e una dimensione media tra le più basse d’Europa. Basti pensare che le imprese con 3-9 addetti sono circa 837 mila, pari al 19% di tutte le aziende dell’industria dei servizi, e occupano oltre il 23% degli addetti (3,8 milioni). (ANSA).