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Istat: “L’Italia non è un paese per giovani e… per lettori, ma si naviga di più”

Creato il 19 dicembre 2013 da Stivalepensante @StivalePensante

Pubblicato l’annuario Istat 2013: 59,6 mln i residenti. Matrimoni, nonostante il numero in aumento, vanno in fumo sempre più spesso.

Un paese che invecchia sempre di più, con le donne che diventano mamme sempre più tardi, oltre i 30 anni, e con i matrimoni che tornano a crescere, ma ci si lascia sempre di più. Nel 2011 ogni mille unioni si contano 312 separazioni e 182 divorzi. L’affido condiviso sempre più adottato. 2013 nero anche per le visite ai musei, alle mostre e la partecipazione ad eventi live, giù anche i lettori, ma si naviga di più. Cresce la disoccupazione e il malcontento generalizzato. Si fuma sempre meno. Diminuiscono le iscrizioni alle scuole superiori. Questo è il quadro che emerge dall’Annuario statistico italiano 2013 dell’Istat.

(eunews.it)

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La popolazione italiana cresce grazie agli immigrati. Secondo l’Annuario statistico 2013 dell’Istat, alla fine del 2012 in Italia si contano 59.685.227 residenti, 291.020 in più rispetto all’anno precedente. Questo incremento si deve al saldo attivo del movimento migratorio (+369.717 unità) che neutralizza l’effetto negativo del saldo naturale (-78.697). Le nascite segnano, infatti, una nuova battuta d’arresto, da 546.585 del 2011 a 534.186, mentre i decessi salgono a 612.883 da 593.402.

E’ buono lo stato di salute degli italiani, ma più per gli uomini che per le donne. Nel 2013, il 70,4% della popolazione ha fornito un giudizio positivo del proprio stato di salute; la percentuale è più alta fra gli uomini (74,2%, in calo però di 1,1 punti percentuali) che fra le donne (66,8%). La percezione dello stato di salute rappresenta un indicatore globale dello stato di salute della popolazione, molto utilizzato in ambito internazionale. Guardando le patologie croniche, il 37,9% delle persone dichiara di esserne affetto, ma la percentuale sale notevolmente, raggiungendo l’86,4%, fra gli ultrasettantacinquenni. Le malattie croniche più diffuse sono l’ipertensione (16,7%), l’artrosi/artrite (16,4%), le malattie allergiche (10,0%), l’osteoporosi (7,4%), la bronchite cronica e l’asma bronchiale (5,9%) e il diabete (5,4%).

La speranza di vita alla nascita, 79,4 anni per gli uomini e 84,4 anni per le donne, continua a subire l’influenza positiva di riduzione dei rischi di morte a tutte le età. Nel 2011 l’indice di vecchiaia, cioè il rapporto tra la popolazione “anziana” di 65 anni e oltre e quella “giovane” da 0-14 anni – con 148,6 anziani ogni 100 giovani – colloca l’Italia al secondo posto fra i Paesi europei nel processo di invecchiamento della popolazione, preceduta solo dalla Germania (155,8%). L’elevata sopravvivenza, unita al calo della fecondità, rende l’Italia uno dei Paesi più vecchi al mondo.

Maternità sempre più posticipata in Italia: 31,4 anni è l’età media al parto, un valore fra i più alti in Europa, superato solo da quelli di Irlanda e Spagna (31,5). Nel 2011 il numero medio di figli per donna si attesta a 1,39, in leggero calo rispetto all’anno precedente (1,41). Nell’Unione europea a 15 Paesi, l’Italia si colloca al quinto posto per bassa fecondità, preceduta da Portogallo e Regno Unito (1,35 figli per donna) e Spagna e Germania (1,36). Nell’Ue a 27, i Paesi con il numero medio di figli per donna più basso sono Ungheria (1,23), Romania (1,25) e Polonia (1,30). L’Italia si posiziona, invece, al decimo posto.

Il 37,5% degli italiani nel 2013 non è mai uscito di casa per partecipare a uno spettacolo o a un evento culturale. Ma chi lo ha fatto ha scelto innanzitutto il cinema (47% della popolazione), gli spettacoli sportivi (24,4%), le visite a siti archeologici e monumenti (20,7%). Consumi culturali che “continuano a scendere” visto che per spettacoli dal vivo, musei e mostre il dato sull’affluenza è il peggiore degli ultimi sette anni, mentre non ci sono variazioni rilevanti sul numero degli spettatori tv. Nell’anno in corso sono anche diminuiti, rispetto al 2012, i lettori di libri (sono il 43% degli italiani contro il 46% dell’anno precedente), ma è cresciuto il popolo della rete (gli utilizzatori di Internet sono il 54,8% della popolazione e un anno fa erano il 52,5%). Più in dettaglio, “nel 2013 – si legge nell’Annuario – il 61,1% della popolazione di sei anni e oltre ha fruito di almeno uno spettacolo o intrattenimento fuori casa, una quota inferiore a quella del 2012 (63,8%). Aumentano, di conseguenza, le persone che non hanno partecipato a spettacoli o eventi culturali fuori dalle mura domestiche, cui corrisponde una quota del 37,5%, il valore più elevato degli ultimi sette anni. Nel generale calo dei consumi culturali, il cinema continua a raccogliere il maggior pubblico: infatti, poco meno di una persona su due è andata almeno una volta a vedere un film in sala (il 47% della popolazione di sei anni e più). Nella graduatoria seguono le visite a musei e mostre (25,9%), gli spettacoli sportivi (24,4%), le visite a siti archeologici e monumenti (20,7%), la frequentazione di discoteche e balere (19,6%), il teatro (18,5%), gli altri concerti di musica (17,8%) e, all’ultimo posto, i concerti di musica classica, che interessano appena il 9,1% della popolazione”.

Aumentano i matrimoni civili, anche se il rito religioso è la scelta privilegiata. Secondo l’Annuario statistico 2013 dell’Istat, dopo quattro anni di calo consecutivo torna a crescere il numero di matrimoni: nel 2012 ne sono stati celebrati 210.082 (contro i 204.830 del 2011); di conseguenza, il tasso di nuzialità passa da 3,4 a 3,5 per mille. Anche se invariato rispetto all’anno precedente (4,1 per mille), il tasso di nuzialità del Mezzogiorno supera la media nazionale. Prosegue invece il calo dei matrimoni religiosi (123.428 contro i 124.443 di un anno prima), che restano comunque la scelta più diffusa (58,8% contro 60,8% nel 2011) anche se sono sempre di più le coppie che decidono di sposarsi con il rito civile (+7,8% rispetto al 2011). Nel Nord prevalgono i riti civili, 53,5% (la media nazionale si attesta al 41,2%), al Centro sono più o meno pari (49,8%) mentre nel Mezzogiorno quasi tre matrimoni su quattro sono celebrati in chiesa. A livello internazionale nel 2011 l’Italia si conferma uno dei paesi con la nuzialità più bassa, 3,4 matrimoni per mille abitanti; solo Bulgaria (2,9 per mille), Slovenia (3,2 per mille) e Lussemburgo (3,3 per mille) hanno un quoziente di nuzialità inferiore al nostro.

L’affido condiviso dei minori sempre più adottato in caso di separazione o divorzio. Il dato viene rilevato dall’Annuario statistico 2013 dell’Istat, che segnala l’aumento nel 2011 le separazioni (+0,7%, per un totale di 88.787 procedimenti), mentre diminuiscono i divorzi (-0,7%, pari a 53.806); nello stesso anno ogni mille matrimoni si contano 312 separazioni e 182 divorzi. Prosegue la crescita dell’affido condiviso dei figli minori, che si conferma la soluzione più diffusa sia nei casi di separazione (nove su dieci) che in quelli di divorzio (quasi otto su dieci); scende, di conseguenza, il ricorso alla custodia esclusiva dei figli alla madre, che è stata fino al 2006 la tipologia di affidamento più frequente (8,5% contro 58,3% del 2006 per le separazioni; 21,2% contro 67,1% del 2006 per i divorzi). I figli minori coinvolti sono 67.713 nei casi di separazione e 25.212 in quelli di divorzio.

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