Io, Maya e Effe ci siamo date al Becero, ovviamente, con dell'altra gente. Per far del Becero fatto bene bisogna:
- scegliere il posto. Che sia abbastanza becero da ospitare gente vestita da sub, da banana o da lattina dell'Ichnusa, perché non c'è assolutamente niente di peggio al mondo che trovarsi travestiti da dementi in un posto in cui tutti gli altri sono in borghese.
- scegliere il tema. Perché è dagli anni del bullismo adolescenziale che sappiamo che l'insieme fa la forza e che in gruppo si riesce a tirar fuori molta più imbecillità che da soli (una banana dopotutto è sempre una banana, ma cinque banane sono un concentrato mortale di potassio, e levatevi tutti).
- farsi il costume. Perché se te lo fai da sola è più bello: cominci a ridere già da prima, quando ti scambi le foto dei tuoi orrori con le amiche su Whatsapp.
- hanno scelto il posto, ovvero l'Alcatraz. E che nessuno dica niente, perché l'Alcatraz è come le All Star: andavano bene a quindici anni e te le metti volentieri ancora adesso, quando capita. E' l'unico posto in tutta Milano dove mettono ancora Aca' Toro e i Meganoidi. E ho detto tutto.
- hanno scelto il tema, non senza difficoltà, passando dalle principesse Disney (troppo sbatti) agli animali dello zoo (troppo pirla) per approdare su un evergreen: le cheerleaders. Perché i pon pon ti risolvono l'antico problema del dove mettere le mani, queste appendici inutili e deturpanti, mentre balli. Col pon pon le sistemi: stanno in alto. Stanno in alto e sgigottano, tutta sera, finché non ti vengono i crampi, ma allora è quasi ora di andare a casa.
- si sono fatte il costume. Cioè, quasi. Mi piacerebbe molto dire che le mie serate spese al corso di taglio e cucito hanno dato i loro frutti ma purtroppo la triste realtà è che la gonna ce la siamo dovuta comprare. Ma per le magliette, quella è tutta un'altra storia:
La prodezza.
La sera dell'evento si torna dal lavoro con tanti buoni propositi sul trucco e parrucco. Poi su RealTime c'è Incidenti di Bellezza e una tizia con due tette a orecchie di cocker, e allora si tira avanti di "ancora cinque minuti", si rischia l'abbiocco, in un attimo è mezzanotte e sì, stiamo arrivando. Ma prima di uscire di casa c'è una cosa che è d'obbligo e imprescindibile:
La condivisione del selfie selvaggio.
E alla fine siamo uscite carine, dai:
C'avevamo anche i giocatori.

C'avevamo anche lo striscione.

Ebbene sì, c'avevamo anche le coreografie.
(A quanto pare avevamo tutto tranne che una macchina fotografica con un flash, ma vabbè).

Abbiamo incontrato i nostri avatar dieci anni fa (che carine!).
E abbiamo avuto momenti esilaranti. Momenti di roboante successo perché ragazzi, i pon pon funzionano. Fanno aggregazione. Disinibiscono, passi urlando per tutta la sala e la gente fa il trenino, giuro. Tutto ciò finché Maya, nell'impeto del cheerleading aggressivo, non lancia in aria il suo pon pon tentacolare e lo fa atterrare in faccia a uno che aveva gli occhiali. Dieci minuti dopo ci siamo accorte che gli occhiali erano nel pon pon. Fine della serata.