Dopo averne sentito parlare per anni, durante la mia ultima scorribanda in libreria ho finalmente comperato “Gomorra” di Roberto Saviano e attualmente ne sono in piena lettura essendo arrivato circa a metà libro nei 4/5 giorni in cui lo ho “attaccato”.
Sto tenendo un ritmo particolarmente lento rispetto alle mie abitudini in quanto da molti anni a questa parte non utilizzo il mio spazio di lettura preferito (a letto prima di addormentarmi) per letture che non siano di evasione e distrazione (generalmente romanzi o fumetti).
Libri “di lavoro“, ossia testi in qualche modo legati alla formazione come quelli che recensisco nell’apposita sezione qui sul blog, e libri comunque a diverso modo impegnativi o in un certo qual modo “disturbanti” come per l’appunto Gomorra, hanno invece bisogno di altri spazi e tempi più lenti per essere assorbiti e metabolizzati senza andare ad “inquinare” con problemi o negatività le mie giornate nè tanto meno il prezioso riposo notturno.
Devo ammettere che il libro di Saviano è notevole e quantomeno a me apre gli occhi su una serie di realtà pressochè sconosciute o quantomeno parecchio sottovalutate o solo parzialmente comprese.
A partire da tutto ciò, accingendomi a scrivere il post odierno riflettevo su una serie di elementi apparentemente assai differenti tra loro ma in realtà con molto in comune nel ragionamento che voglio sviluppare.
Prendo da un lato ciò che vedo in questo momento dalla finestra del mio studio: un bellissimo bosco
tra cui passano i raggi del sole, la collina reggiana in una sua tipica giornata invernale, la villa del mio vicino di casa, la chiesa di Albinea che ci domina dalla vetta del colle e, alle sue spalle, il castello di Maramotti.Volto la testa a sinistra e scorro i titoli della mia libreria in cui spesso cerco spunti, idee, ispirazioni, guida e mentorship. Solo nominando gli ultimi arrivi in campo finanziario e assimilabili posso scegliere se farmi aiutare e apprendere da Robert Kiyosaki, Og Mandino, Donald Trump, Joe Vitale, Mark Victor Hansen, Robert Allen, Paul Mc Kenna, Oliver Velez, Peter Lynch, Warren Buffett …
Domenica pomeriggio ho dedicato due ore assieme a Livio Sgarbi ai nostri futuri progetti formativi che ci vedranno assieme sia in veste di allievi che di docenti e, tra le altre cose, Livio mi raccontava di come avesse ancora studiato molto ultimamente in ambito web marketing e di come stesse notando che tutte le persone da lui conosciute particolarmente attive ed impegnate in un costante e feroce impegno a studiare, aggiornarsi, partorire idee innovative e fuori dagli schemi consueti e superati, stessero vivendo una fase di particolare successo ed abbondanza e tutto ciò alla faccia della crisi internazionale che tutt’ora angustia e fa soffrire milioni di persone (e il nostro superministro dell’economia Giulio Tremonti dice che ci vorrà ancora un bel pò per venirne fuori…).
Parte da un punto di vista diametralmente opposto la realtà descritta da Saviano in “Gomorra“.
Criminalità, sopraffazione, capitali abnormi derivanti da droga e illecità di ogni genere e tipo, certo. Ma, soprattutto, l’ambiente e l’humus da cui tutto questo nasce e sul cui substrato tale mondo si appoggia. Una realtà di quartieri fatiscenti, degrado urbano, ignoranza, sopraffazione, emozioni anestetizzate dalla visione continua di brutalità e squallore, mancanza di lavoro, idee e prospettive.
Mancanza della possibilità di sognare e sperare in un domani migliore.
Citando testualmente dal libro di Saviano, queste le parole di un ragazzino di Secondigliano, da lui scritte e lette pubblicamente da un sacerdote:
“Tutti quelli che conosco o sono morti o sono in galera. Io voglio diventare un boss. Voglio avere supermercati, negozi, fabbriche, voglio avere donne. Voglio tre macchine, voglio che quando entro in un negozio mi devono rispettare, voglio avere magazzini in tutto il mondo. E poi voglio morire. Ma come muore uno vero, uno che comanda veramente. Voglio morire ammazzato”.
Parole impressionanti, agghiaccianti.
Ha libertà di scelta un ragazzo che cresce in un tale ambiente e che dallo stesso ambiente trae esempi di vita, mentorship, modelli da imitare, istruzione e obiettivi?
Idealmente, mi piace pensare di si.
Tutti abbiamo la possibilità di scegliere e l’opportunità di cambiare il nostro destino. Potremmo citare moltissimi esempi a sostegno di questa idea, anche usciti fuori dallo stesso ambiente o persino da peggiori.
Realisticamente, però, è molto difficile che succeda.
Certo, quello di Gomorra è un esempio estremo, la maggioranza delle persone non sguazza nell’oro e non ha un tenore di vita o le prospettive di un milionario ma non vive nemmeno nel degrado descritto da Saviano.
Tuttavia, qualsiasi sia il nostro livello di vita, ci serve a comprendere una volta di più quanto fondamentali siano l’ambiente nel quale cresciamo e viviamo, le immagini su cui posiamo quotidianamente i nostri occhi, i mentori e gli insegnanti che ci scegliamo o che scegliamo per i nostri figli, le idee e le parole con cui nutriamo quotidianamente il nostro cervello.
Roberto Pesce