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Creato il 14 aprile 2014 da Lubenn @lubentw
Un mio professore del liceo era solito prendere in giro un mio compagno di classe esclamando: "Non voglio figli perché temo che escano come te!".
Simpatia a parte, sempre più spesso mi ritrovo a pensare la stessa cosa guardando i figli di amici e parenti. Mi sembra che questi bambini e ragazzini siano ingestibili e per questo, lasciati allo stato brado, liberi di dire e fare qualunque cosa, senza alcuna considerazione per il rispetto. Rispondono con un tono e con un gergo che io non mi sarei mai potuta permettere alla loro età, non solo per educazione in senso stretto, ma anche per, chiamiamola così, gentilezza. Nel senso che per me era ovvio rivolgermi a un adulto e soprattutto a un anziano senza imprecare, senza urlare, senza insultare, misurando le parole e questo, ovviamente, mi portava a rivolgermi nello stesso modo anche verso i miei coetanei, con i quali c'era un po' più di libertà e rilassatezza, ma praticamente mai eccessiva volgarità o aggressività. Non ricordo di essere stata cresciuta come una principessa, anzi ho passato l'infanzia e parte dell'adolescenza a giocare per strada ed essendo una sorella maggiore ho capito subito come girava il mondo: non solo ero responsabile di me stessa, ma anche dei miei fratelli. Sempre e comunque.
Penso che la chiave sia proprio questa, la responsabilità. I genitori sono più preoccupati di non inimicarsi i propri figli piuttosto che pretendere il rispetto di regole e limiti. Tutti voglio essere amici, ma nessuno vuole fare l'educatore e la colpa è sempre degli altri: degli amici, della scuola, della società, della tv. Perché fate i figli e poi li abbandonate a loro stessi? Li riempite di gadget, vestiti e ammennicoli vari, ma non li aiutate a maturare. E io, potrò essere un genitore diverso? Diverso da quelli che ho intorno, ma soprattutto diverso dai miei genitori.
Sono, ormai, un paio d'anni che mio marito parla di figli. Io sono terrorizzata dall'idea e ogni volta che vedo i piccoli mostri crudeli ed egoisti che ho intorno, mi sale l'ansia. Quella vera. Quella solita.
E se anche io andassi in giro a dire che mio figlio è terribile, quando in realtà non lo è, e lo parcheggiassi fuori casa fino a sera?
E se anche io andassi in giro a dire che mio figlio pensa solo ai soldi e a divertirsi, quando in realtà io non gli pongo un freno?
E se anche io andassi in giro a sfoggiare i miei figli come trofei o status symbol?
E se anche io fossi oppressiva, ossessiva e sfogassi le mie frustrazioni e le mie delusioni su di loro?
Ansia appunto. Il problema dell'ansia, però, è che anche quando sai che c'è, liberarsene è davvero difficile perché alimenta se stessa. Ma dopotutto, che razza di genitore potrà mai essere una persona la cui vita è dominata e limitata (fortemente) dall'ansia? :(
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