"istruzioni per l'uso del futuro", fra cultura e domani

Creato il 18 aprile 2014 da Alessandro @AleTrasforini
L'obiettivo del libro "Istruzioni per l'uso del futuro - Il patrimonio culturale e la democrazia che verrà" sembra essere chiaro sin dalla citazione riportata nel retro della copertina del testo stesso:
"[...] Come si impara a essere cittadini, in Italia?
Sono fondamentali la famiglia, la scuola: ma da millenni qualcos'altro ci educa a essere quello che siamo, ci lega al nostro passato e ci permette di costruire il nostro futuro: questa cosa si chiama 'patrimonio culturale', ed è l'altra lingua degli italiani. Ne fanno parte il paesaggio, le opere d'arte, le biblioteche, gli archivi, i siti archeologici...
Chi lo ritiene 'il petrolio d'Italia' , un magazzino di oggetti da affittare al magnate di turno o da svendere nell'ennesima mostra-evento, è un nostro nemico: ci sta togliendo un bene primario come l'aria, ci sta privando di un diritto fondamentale [...].
Per questo [...] Tomaso Montanari scrive un libro sull'Italia possibile, su un progetto di comunità basato sulla cultura, su ciò che potrà essere la Repubblica italiana quando sapremo render finalmente concreto l'attualissimo disegno della Costituzione.
'Istruzioni per l'uso del futuro' è un piccolo alfabeto civile: ventuno idee che ci mostrano come per trasformare un Paese non bastano le nostalgie o le indignazioni ma servono responsabilità e conoscenza. [...]"
E' purtroppo risaputo che, in Italia, la parola cultura fa rima troppo spesso con concetti teoricamente diametralmente opposti e completamente inadatti al suo campo semantico: svalutazione, sottovalutazione, scontatezza, minimizzazione, [...].
Ne sono state dette moltissime, anche troppe (e fatte anche di più?), sul non-ruolo che la cultura dovrebbe avere nel sistema Italia; quanto e cosa si potrebbe riabilitare per cercare di riavviare al meglio possibile l'economia e la società di un'Itala completamente ribaltata?
La cultura, in chiave teorica ma non scontata, dovrebbe contribuire a far sentire l'essere umano, nella sola vita a disposizione, una specificità importante nell'Universo intero: il suo (soprav)vivere su questa Terra non dovrebbe essere per troppi motivi percepito come una casualità. Condizionale d'obbligo, visto lo status quo di degenerazione attuale.
Quali finalità può pertanto inseguire un'opera che si pone l'obiettivo fermo di restituire dignità ad un settore enormemente sottovalutato come quello afferente al campo culturale?
Il libro in esame fornisce informazioni importanti riguardo a questa tematica specifica:
"[...] l'ambiente e il patrimonio storico e artistico della nazione italiana dureranno solo se gli italiani 'trasmuteranno' la loro mentalità. Per farlo abbiamo bisogno di pensieri diversi, di parole che non siano quelle - fruste, inefficaci, fallimentari - che affondano ogni giorno il discorso pubblico.
Le pagine che seguono provano a costruire un vocabolario differente, un alfabeto rivoluzionario: un altro modo per guardare alla funzione della cultura. Un modo che riprenda le parole e lo spirito della Costituente: e soprattutto che ne riprenda  lo sguardo [...] libero dall'angoscia del presente e capace di guardare lontano.
E' di quel punto di vista che abbiamo disperatamente bisogno se vogliamo rompere l'opprimente stato delle cose nell'Italia di oggi: abbiamo bisogno di uno sguardo pieno di fiducia e amore, di un progetto carico di futuro. [...]"
Potrebbe quindi essere possibile riabilitare un'intera nazione, inseguendo un nuovo paradigma di pensiero ed impostazione del domani? Quali 'ingredienti' potrebbero teoricamente essere impiegati per ricostruire un alfabeto capace di esprimere una nuova lingua? Da quale spirito e da quali convinzioni è necessario ripartire per riavviare un sistema in evidente crisi come quello italiano? Il testo in questione prova di rispondere a quest'ultima e a molt(issim)e altre domande significative:
"[...] le nostre città, i nostri musei, il nostro paesaggio non contengono solo cose belle: contengono valori e prospettive che possono liberarci, innalzarci, renderci di nuovo umani, restituirci un'idea dell'uomo e un'idea di comunità che ci permettano di costruire un futuro diverso. [...]"
Si tratta quindi di proporre un alfabeto fatto di parole importanti, di concetti intrisi di 'buone pratiche' a cui poter attingere o di più teoriche (ma necessarie) dichiarazioni di intenti.
Ad ogni lettera dell'alfabeto una parola: parola conosciuta ma sottovalutata, parola forse neppure analizzata in un dibattito pubblico (pur)troppo abituato a discutere di tematiche economiche largamente maggioritarie.
Sarà quindi possibile leggere di Ambiente, di Bene comune, di Conoscenza, di Diritti e doveri.
Seguiranno raffronti e "conversazioni" su Educazione, Finanziamenti, Generazioni, Humanitas e 'Ius soli', in un contesto italiano che continua a sottovalutare troppe tematiche utili a creare potenzial(ment)e nuova forma di coesione sociale.
Si potranno leggere nel seguito di progetti afferenti al campo del Lavoro, di Musei e di Narrazione utile a divulgare al meglio una metafora culturale finalizzata al (tentativo di) salvare una larga parte del Paese.
Spazi maggiori saranno riservati alla necessità di imporre una (ri)Organizzazione al 'settore cultura', fornendo anche suggerimenti e proposte per restituire valore e pregio a comparti oggi spesso esclusi, come quello delle Periferie.
L'inseguimento di nuove frontiere potrà essere spiegato e definito ritrovando un Quotidiano con cui fare i conti e non solo far economicamente "di conto", effettuando una Ricerca costante per riabilitare competenze, percorsi di studio e di formazione allo stato attuale pressoché sepolti nel dimenticatoio delle buone intenzioni.
L'obiettivo di restituire alla cultura ed al pensiero costruttivo prevede la (ri)assegnazione di uno Spazio pubblico degno di tale nome, richiamandosi alla necessità di fornire sia Tutela che Uguaglianza per un settore ad oggi troppo scarsamente protetto e valorizzato.
Tutte queste attività andranno svolte sotto la ferma stella polare della Verità; parimenti a questo intento, infatti, il rapporto che intercorre fra questa virtù e l'arte sembra essere estremamente  radicato e consapevole:
"[...] Per secoli, e in qualche modo anche oggi, gli artisti sono state persone capaci di dire - malgrado tutto, e non di rado malgrado loro stessi, la verità. Le loro opere sono spesso la nostra sola possibilità di conoscerla, la verità. E più quelle  opere sono grandi, più è terribile la verità che svelano. [...]"
Quale potrebbe quindi essere lo Zenit finale a cui poter puntare in un orizzonte che veda la cultura come opportunità e non esclusivamente come costo da smaltire/ridurre/annullare/svilire/[...]?
Il testo informa, in maniera tale da suscitare adeguate riflessioni, nel seguente modo sotto riportato:
"[...] La sfida vera è dimostrare con i fatti che lo Stato esiste ancora.
Non lo Stato persona giuridica astratta: lo Stato comunità, la collettività.
Noi tutti. Dobbiamo dimostrare di saper fare il nostro stesso, vero interesse: l'interesse di tutti, l'interesse pubblico. Ma prima dobbiamo avere la forza, culturale e morale, per comprendere e affermare che quell'interesse non è solo materiale, economico, monetario. Ogni disputa sul ruolo del patrimonio chiama [...] in causa una disputa più grande: anzi, la disputa oggi fondamentale.
Quella tra la maggioranza che accetta la religione totalitaria del neoliberismo, che vuole l'uomo a una sola dimensione - l'homo oeconomicus - e quella della minoranza decisa a ribaltare il paradigma stesso della nostra epoca, cioè a fare una rivoluzione culturale e politica. [...]"
Leggere per riflettere e, forse, per innescare un circolo positivamente vizioso capace di reindirizzare verso alt(r)i livelli questa Italia confinata in uno sbando senza precedenti.


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