Magazine Cinema
Origine: USA
Anno: 2014
Durata: 100'
La trama (con parole mie): Jay, una normalissima adolescente pronta a dedicarsi ai passatempi tipici dell'età - la scuola, gli appuntamenti con i ragazzi, il tempo speso in famiglia - incontra Hugh, un ragazzo di poco più grande di lei che, dopo una prima uscita decisamente inconsueta, al secondo appuntamento e dopo aver fatto sesso le rivela di aver passato proprio grazie al rapporto una maledizione alla ragazza, costretta da quel momento a fuggire ad un'entità in grado di cambiare forma ed aspetto, perseguitandola fino alla sua morte.Le indicazioni di Hugh, però, sono precise: Jay potrà liberarsi a sua volta dall'inquietante presenza andando a letto con qualcuno mettendo al contempo il malcapitato in guardia poichè, in caso dovesse essere raggiunto ed ucciso dalla presenza - che si prende il suo tempo, senza ombra di dubbio - ed ucciso, il tutto finirebbe per ritorcersi di nuovo contro di lei.Rivelata la situazione alle sorelle e a due dei suoi più cari amici, Jay si troverà ad affrontare la lotta senza essere sola.
Voglio che le cose siano subito chiare: non ce l'ho davvero, con David Robert Mitchell ed il suo It follows.Il lavoro del giovane regista, infatti, rispecchia a tutti gli effetti lo standard dei gusti in grado di colpire al cuore la generazione del sottoscritto, cresciuta a partire dagli anni ottanta e sempre pronta ad offrire il fianco a determinate scelte estetiche, legate alla narrazione ed alla colonna sonora: da Halloween, infatti - anche se parliamo della fine dei settanta -, a Nightmare per giungere al recente e sorprendente The Guest, It follows rievoca pensieri ed atmosfere tipiche dei tempi di Notte Horror, e di quando in casa Ford ancora si finiva per essere spaventati da un titolo di genere.Peccato, però, che a prescindere dall'inequivocabile perizia tecnica - ottimo il piano sequenza d'apertura, giusto per citare un esempio - e dall'atmosfera ottimamente resa, poco resti di un film che, di fatto, dovrebbe raccogliere l'eredità di Housebound e The Babadook - per parlare di produzioni interessanti e recenti nell'ambito del Cinema d'orrore - ed imporsi come nuova sensazione almeno per quanto riguarda il duemilaquindici, e che invece, al contrario, finisce per far rimpiangere agli spettatori più smaliziati supercult come i già menzionati Nightmare e Halloween.La colpa principale di Mitchell va individuata, almeno per quel che si può considerare qui al Saloon, nello script, telefonato e mai particolarmente in grado di tenere alta non solo l'attenzione del pubblico, ma la tensione che è il fulcro vero e proprio di questo tipo di proposte.Le intenzioni sono senza dubbio buone, il richiamo e l'associazione tra la maledizione dell'essere seguiti ed i riferimenti all'AIDS - altro purtroppo grande figlio degli eighties - funzionano alla grande, la colonna sonora è assolutamente perfetta, fotografia e cura del prodotto in grado di andare a pari passo con il comparto tecnico, il cast - per quanto certo lontano dalla perfezione - funzionale, eppure tutto finisce per essere sminuito da un ritmo troppo blando, l'illusione fornita dall'apertura ed un finale non in grado di reggere il confronto con il pur spento resto della pellicola, almeno per quanto riguarda la sensazione di spiacevole straniamento che dovrebbe trasmettere.Tutto questo senza considerare alcune scelte razionalmente poco sensate - campo minato per ogni proposta horror -, altre neppure ipotizzate ed un risultato conclusivo che è una sorta di ibrido tra quello che è e quello che avrebbe voluto essere, pronto a scontentare il pubblico occasionale - che non approccerebbe volentieri una pellicola così lenta per il genere - tanto quanto quello di nicchia, a meno che non si tratti di qualche radical accecato dalla voglia di gridare al miracolo rispetto ad una proposta che senza dubbio incontrerà difficoltà di distribuzione non tanto negli USA, quanto nel mondo.Un peccato, come ho già scritto, dunque, perchè avrei davvero voluto sponsorizzare come si conviene questo titolo in un anno che, fino ad ora, è stato piuttosto avaro di soddisfazioni, e che avrebbe voluto trovare in questo celebratissimo - e sopravvalutato, mi viene da aggiungere - It follows la sensazione di cui si aveva davvero bisogno, appassionati e non di questo tipo di produzioni: senza contare che, a ben vedere, Mitchell finisce per macchiarsi del peccato più grande per un regista di film d'orrore.Perchè It follows non fa paura.Neanche per sbaglio. Neppure nei momenti più tirati.Personalmente, mi è parso una scampagnata graziata da ottime scorte di cibo ed alcool, e poco altro.Troppo poco per chi vorrebbe tornare a casa ed avere paura, come da bambino, di entrare in una stanza buia o di chi potrebbe entrare nella camera appena prima che si possa prendere sonno.Mentre in questo caso, purtroppo, è valso il vecchio adagio di Arma letale.Sono troppo vecchio, per queste stronzate.
MrFord
"Walkaway, walkaway
I walkaway, walkaway...I will follow
if you walkaway, walkaway,
I walkaway, walkaway...I will follow
I will follow."U2 - "I will follow" -
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