Magazine Cinema
Regia: David Robert Mitchell
Interpreti: Maika Monroe, Olivia Luccardi, Jake Weary, Keir Gilchrist
Se l'horror rivelazione dello scorso anno, il meraviglioso "The Babadook" (arriverà anche qui prima o poi...) era una terrificante metafora sulla depressione, una madre che viene a patti con il suo lato più oscuro, quello del 2015 è un tuffo carpiato negli anni '80.Sinceramente non so se accodarmi a chi ha gridato al miracolo, per quanto mi riguarda l'unico vero colpo di genio horror degli ultimi anni e' stato "Quella casa nel bosco", sicuramente ci troviamo di fronte a qualcosa di piuttosto diverso rispetto a quanto visto di recente nel genere.Diciamolo subito così ci togliamo subito il dente. Anche "It follows" come altre pellicole viste in questi ultimi tempi, seppur di altro genere, prende ispirazione da un cinema che non esiste più e di cui, molto probabilmente, sentivamo parecchio nostalgia. Stiamo parlando, in questo caso, di un cinema di suggestione, di qualcosa che dovrebbe generare più ansia che disgusto, in una sorta di ritorno alla paura vera, cosa ormai al cinema quasi scomparsa.Per fare questo Mitchell pesca a piene mani da nostro signore del cinema horror, ovvero un certo John Carpenter. E a chiunque abbia più di 12 anni questa cosa certo non sfugge. Non sfugge nella colonna sonora ossessiva punteggiata di synth come non si possono non cogliere le atmosfere che rimandano a quel capolavoro di "Halloween". Ma Carpenter non è il solo grande maestro omaggiato, per usare un eufemismo, da Mitchell. C'è anche Craven in "It follows" o meglio c'è l'aspetto "coming of age" visto in tantissimi suoi film. Non vedremo mai gli adulti in "It follows", al massimo sentiamo una voce, c'è però forse la paura di crescere, di diventare adulti.Fa davvero ben sperare Mitchell, almeno per un po'.La sequenza iniziale è da antologia, tecnicamente è buonissimo, Mitchell ha fatto bene i compiti nulla da eccepire,ed ha una idea di partenza proprio niente male.Peccato che più va avanti più inesorabilmente si accartoccia su se stesso.
A funzionare male, ma trattasi sicuramente di opinione personale visto l'entusiasmo letto in giro, è proprio lo sviluppo della storia. "It follows" spesso risulta così ingarbugliato da sfiorare il nonsenso, la scena della piscina è ridicola, ha un finale che non ho capito se è il preludio di un seguito o soltanto la dimostrazione che gli autori non avevano la più pallida idea di come concludere una storia temo sfuggita loro di mano e soprattutto non emoziona. La metafora della malattia sessualmente trasmissibile purtroppo funziona poco e male. Per quanto mi riguarda "It follows" è sicuramente un qualcosa che esce dagli schemi rispetto all'horror odierno ma non è riuscito a generarmi quell'ansia atroce rilasciata dall'uomo nero di Jennifer Kent.
Probabilmente si tratta di un problema di percezione personale, l'età della paura di crescere l'ho già passata da un po', e gli incubi che fanno presa su di me son ben altri ma ho trovato emotivamente più forte persino il più imperfetto "Maggie".
Una mezza delusione quindi, ma le potenzialità ci sono e sospendo il giudizio su Mitchell atteso ad altre prove.
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