Magazine Cinema
Venire incontro, camminare verso, seguire e poi, infine, disattendere.
"It Follows" - fenomenologia dell'horror dopo tutti gli horror, oggetto filmico dal cuore strepitosamente carpenteriano, fa del sesso l'esperienza iniziatica, il conduttore del virus, l'origine stessa di una realtà scheggiata, sospetta, perennemente deformata.
Opera molto più complessa di quanto potrebbe apparire, già dalla sua dislocazione temporale, in quel presente anni ottanta che toglie la tecnologia dal mondo per innescare una voragine nei rapporti umani. Finte oggettive che rivelano un punto di vista alieno (la soggettiva è sempre in agguato), tutto proteso a spiare una ragazza costantemente catturata dallo sguardo altrui: quello di chi la pedina, quello del regista, quello dello spettatore stesso. E, tornando al principio del genere, il talentuoso David Robert Mitchell rintraccia il fondamento di ogni paura, la matrice di ogni pericolo, nell'altro da sé (ogni Tu è pericoloso, come insegnava Carpenter ai tempi de "La cosa"). Quel che si genera è una vera e propria fobia sociale. Non importa che poi ci sia qualche fisiologica caduta verso il finale, "It Follows" è cinema di sguardi che perforano e uccidono. Ci ritornerò presto.