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It’s Christmas Time… Special Blog Tour #11

Creato il 18 dicembre 2015 da Nasreen @SognandoLeggend

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It’s Christmas Time… Special Blog Tour

 Nightmare Before Christmas

Titolo: Nightmare Before Christmas
Regia: Henry Selick
Sceneggiatura: Tim Burton
Produttore: Tim Burton, Danny Elfman, Denise Di Novi
Musiche: Danny Elfman
Colore: Colore
Genere: Film di animazione
Durata: 73
Anno: 1993

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Recensioneù


di Grove

Siamo qui oggi per parlare di un titolo che è diventato un mito dei film di animazione. Nonostante la tipica atmosfera macabra e

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oscura delle opere di Tim Burton Nightmare Before Christmas è stato il simbolo del Natale per tutta la generazione degli anni ’90 diventando un immancabile appuntamento per i bambini a casa sotto le feste, ed è tutt’ora presente nella programmazione dei   canali della televisione pubblica. Dopo ventidue anni dalla sua uscita ho deciso di revisionarlo alla ricerca di nuove sfaccettature e di aggiungerlo perciò al Calendario dell’Avvento di quest’anno.

Nightmare Before Christmas narra la storia di Jack Skeletron, uno scheletro con la testa a forma di zucca e dalle movenze tipiche del ragno ballerino, il classico aracnide dalle zampe lunghe e affilate spesso presente sui soffitti casalinghi e negli angoli meno osservati delle nostre stanze. Jack è il re del suo Regno, il Regno di Halloween, il cui unico pensiero per tutto l’anno è quello di aspettare la loro amata festa il 31 ottobre e di festeggiarla nel “peggior” modo possibile. Annoiato dal vivere sempre e soltanto la stessa festività ogni anno Jack finirà con l’esplorare i confini del suo mondo finendo col trovare delle porte in grado di trascinarlo al di fuori di esso. La porta da cui verrà più affascinato sarà quella del Regno del Natale, simboleggiata da un abete rivestito con i classici addobbi natalizi. Entrato a contatto con quella realtà, ricca di vita e di felicità, sconosciuta fino ad allora, tornerà strabiliato nel suo mondo, deciso di appropriarsi di quella festa ad ogni costo, prima cercando di analizzarla con ogni metodo scientifico, arrivando infine a festeggiarla a modo suo. Ma qualcosa non funzionerà e la trasformerà in qualcosa di completamente diverso.

I due mondi descritti da Tim Burton appaiono antitetici. In uno vediamo le creature tipiche del mondo dell’orrore: scheletri, mostri marini, cadaveri ambulanti, fa

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ntasmi, zucche sghignazzanti, streghe, vampiri e chi ne ha più ne metta. Nel Regno di Halloween tutto viene mostrato al bambino che assiste: viscere, arti amputati, carni liquefatte accompagnano ogni agito degli abitanti del regno. Dall’altra parte invece vi è il Regno del Natale, abitato da bambini sorridenti, dai folletti di Babbo Natale e da adulti rassicuranti di cui però non si vede mai il volto. Soffice neve, caramelle appese, calze colorate e addobbi luminosi rivestono un mondo dove il Bene regna sovrano e dove nessuno penserebbe mai di fare del male all’Altro. “Babbo Nachele” re di quest’altra realtà si prepara a portare i regali a tutti, riducendo al minimo la lista dei bambini “cattivi”.
Eppure in entrambi i mondi c’è qualcosa che non va. In uno non c’è qualcosa che può andare bene e nell’altro non c’è nulla che può andare male. Antitetici appunto e di conseguenza imperfetti, noiosi, semplificati. Al Regno di Halloween vengono relegate tutte le bassezze dell’animo umano, la realtà adulta in fin dei conti, in tutta la sua complessità. Nel Regno di Natale l’unico punto di vista osservabile è quello del bambino che osserva la neve che cade dalla finestra di casa, alla luce del caldo fuoco del camino. Tutto è perfetto, tondeggiante e colorato, proprio come vorrebbero far credere gli adulti. Tim Burton li raffigura come entità senza volto, simboleggianti la rassicurante cupola genitoriale, pronti a risolvere ogni minaccia il prima possibile, pur di non far impensierire i figli.

Vita e morte, bene e male, infanzia ed età adulta, sono i duplici concetti che appaiono separati ad inizio film ben rappresentati dalle due feste di Natale ed Halloween, solo alla fine riescono a diventare un tutt’uno. I soli settantatre minuti di film serviranno a ritrovare quell’equilibrio di complessità che caratterizza la vita reale, che solo le esperienze di vita sono in grado di radicare in noi. Nulla è solo bene, niente è solo male. Tramite situazioni grottesche e dicotomiche Tim Burton riesce a far sorridere adulti e bambini di fronte agli stereotipi sociali della vita e della morte, arrivando anche ad affrontare situazioni molto pesanti, alleggerite solo dalla gommosa estetica della tecnica dello stop-motion. Un esempio molto toccante è la storia di Sally, compagna di Jack Skeletron ma anche creatura del Doctor Finkerstein, repressa dalle eccessive cure del “genitore” troppo apprensivo. Pur di conquistare l’autonomia non concessa, finisce col gettarsi dalla finestra, tentando p

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erciò il suicidio. A salvarla è solo la finzione, che gli permette di ricomporre le proprie membra e di ricucire gli arti persi. Il Doctor Finkerstein riuscirà a concedere l’autonomia della “primogenita” solamente creando una nuova creatura, figlia perfetta solo poiché avente parte del suo cervello. Messaggio che non appare affatto semplice da comunicare: un figlio per apparire finalmente perfetto agli occhi del genitore dovrebbe essere uguale a lui. Questione che fa sorridere se vista superficialmente, ma che se analizzata bene fa pensare molto. Tim Burton sembra aver predetto e ammonito la nuova tendenza delle ondate di cartoni animati degli anni ’00 che sembrano ridurre ai minimi termini la complessità della vita, mostrando come unica realtà quella del lieto fine. Nightmare Before Christmas, come i cartoni animati Disney fino alla fine degli anni ’90, sembrano voler rispettare questa complessità e sforzarsi per renderla appetibile anche ai bambini. Il Re Leone, successivamente uscente, riusciva a lenire la disperazione per la morte di Mufasa con il semplice e spensierato leitmotiv dell’“Hakuna Matata”. Pochi film d’animazione Occidentale nel nuovo secolo (e quasi tutti della Pixar) sembrano essere riuscire ad eguagliare la complessità delle realtà mostrate nei vecchi cartoni animati.

Nightmare Before Christmas riesce a pieno nel suo scopo, mettendo in guardia anche sull’unione semplicistica delle due realtà. Quanto ci è sembrato strano e grottesco il Jack Skeletron

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che si mostra per la prima volta vestito da Babbo Natale uscendo da un sarcofago?! Appropriarsi di una festa non è il modo giusto per viverla appieno. È sentendola dentro che si riesce realmente a goderne lo spirito, contattando perciò quei due istinti, di vita e di morte, e addomesticandoli a dovere nel corso della nostra storia. Tim Burton sembra allargare il discorso arrivando a parlare tramite le metafore di Halloween e Natale dell’importante compito di evolvere noi stessi, di trasformare il bambino che è in noi in un adulto, che però sia in grado di commuoversi e sorprendersi a qualsiasi età.

Nightmare Before Christmas è perciò un capolavoro dei film di animazione che a distanza di ventidue anni continua a far sognare grandi e piccini, la cui colonna sonora continua ad essere ascoltata e reinterpretata anche in questa seconda decade del nuovo secolo. Importante parentesi va dedicata all’ottimo lavoro di Renato Zero che doppiando il protagonista della fiaba ha reso le canzoni ancor più belle delle originali. Caso più unico che raro! Perciò proprio non riuscirei a togliergli le cinque stelle che merita.

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~ Grove

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Tappe di “It’s Christmas Time…”


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