Dublino - Novembre 2009- Sono salita sull'autobus per l'aeroporto dopo aver raggiunto la fermata a nuoto: completamente fradicia di acqua e di sudore,che tirarsi appresso un trolley sotto la pioggia e sopra le pozzanghere dovrebbe essere disciplina olimpica.
Il mio cappotto bagnato odorava di Golden Retriever (fenomeno palesatosi gia' ai tempi di Bruxelles, lasciandomi il dubbio che sia una reazione chimica dovuta al mio cappotto con la pioggia del Nordeuropa) ed il mio colorito cereo era il chiaro segnale di ritorno delle ore di baldoria, di allegria e di poco sonno precedenti. In questo tripudio di bellezza, si avvicina un tizio supercool per domandarmi se quello e' proprio l'autobus per l'Aeroporto. Sorrido fra me e me: prima che fossi felicemente sposata al massimo veniva una madre di famiglia a chiedermi informazioni del genere. C'est la vie.
Finite le fermate in citta', rimaniamo gli unici passeggeri e cominciamo a chiaccherare seguendo lo schema abituale degli stranieri che si incontrano - where are you from? - con l'aggiunta della variante metereologica - what a wheater, ma a Bruxelles e' peggio! Ah non dirlo a me che sono belga!- ed infine aeroportuale: dove vai, come mai eri a dublino, dove abiti etc. E' un musicista e songwriter.
Sara' che io i musicisti e songwriters me li immagino, se non impegnati a suonare, costantemente in modalita' cucco,per cautela mia e per non far perdere tempo a lui, sottolineo che abito a Ginevra con mio marito, un polacco gelosissimo, grande e grosso. Il tipo - anziche' far finta di ricevere una telefonata importantissima e congedarmi con un have a safe trip - mi sorprende con un avete figli? No, non ancora. Io si', una bimba di pochi mesi e tira fuori lo smart phone pieno di fotografie, lanciandosi con fervore a parlar di dentini e altre amenita' per me ancora appartenenti al futuro. Arrivati in aeroporto abbiamo entrambi ancora un'ora prima di partire, mi propone di prendere un caffe' insieme e cosi' parliamo di musica, mi ritrovo a consigliarli Elisa e i Negrita e quando arriva il momento di congedarci mi regala il suo cd. Sia mai che il tizio diventi famoso, me lo faccio anche autografare.
Fu cosi' che incontrai Maxwell Watts
Dublino - Marzo 2010 - Sul volo Airlingus per Ginevra.
L'aereo e' fermo in pista gia' da mezz'ora e partiremo con un ritardo non meglio precisato a causa della tempesta di neve in corso. Considerato che siamo a Dublino ed e' marzo, l'evento e' maledettamente eccezionale: slaccio la cintura e rimando le operazioni antipanico (preghierina al Padreterno e connessi) a dopo.
Accanto a me il sedile e' vuoto e sia io che l'altro passeggero ci appoggiamo i nostri libri e giornali. Non sono in vena di chiaccherare. Poi, uno sbuffo all'unisono.
"Sa quanto ci vuole per arrivare a Ginevra dall'aeroporto?"
"Si" e mi metto a spiegare.
"Lavora li?"
"No, sto scrivendo la tesi di dottorato, sono a Ginevra perche' mio marito lavora li'."
"Tesi in cosa?"
"Sull'interpretazione multilingue del diritto dell'Unione Europea."
Roba che chiunque avrebbe pensato: Mioddio che noia, meglio tagliar corto e farmi gli affari miei, sperando che il volo parta finalmente e arrivi pure in anticipo.
"Ah, interessante, quali sono i problemi principali della questione secondo lei?"
Mioddio: che sia un avvocato, un professore, anzi peggio, un giudice, anzi ancora peggio IL giudice dell'Irlanda alla Corte di Lussemburgo? O ha semplicemente paura di volare e vuole parlare a tutti i costi?
Cerco di essere coincisa nella risposta ma a quel punto mi sento in dovere di domandare "E lei che cosa fa?"
"Sono un regista scrittore musicista."
"Ah, interessante, e a che progetto sta lavorando?"
"Ad un progetto multimediale riguardante la questione palestinese. Lei cosa ne pensa del rapporto tra palestinesi e ebrei?"
Ecco, un argomento facile facile per le successive quattro ore di conversazione (un'ora e mezzo ancora sulla pista e due e mezzo finalmente in volo).
Il mio vicino di posto pero' e' davvero un polielemento: nato in Libano, cresciuto prima in Brasile e poi in Irlanda, cattolico e buddista, suona, scrive, dipinge, filma, si fa un sacco di domande e mi fa un sacco di domande.. ed e' sul volo per Ginevra per andare ad intervistare una donna iraniana in asilo politico che ha subito molte torture e prigionia. Un volo che e' un braistorming cerebrale.
Prima di scendere mi regala il cd - libro con le sue foto, poesie e musiche che esprimono la sua visione della questione palestinese " The facts of life for the Palestinian".
Fu cosi' che incontrai Sami Moukaddem
To be continued