Magazine Opinioni
I fatti dei giorni scorsi che hanno interessato i disabili ci pongono in una fase di netta regressione del welfare salute in Italia, costituito oggi sia dal sistema pubblico che da quello privato che cerca di fornire , assistenza domiciliare e supporto reale anche verso alcune tipologie di malati che vivono obbligatoriamente solo attraverso l’aiuto di un assistente personale. Una situazione che parte dal basso dell’Italia attraverso l’interesse verso gli studenti diversamente abili, che nel Ragusano ,in Sicilia, non potranno avere un servizio di trasporto utile ad accompagnarli a scuola. I tagli che non colpiscono naturalmente solo la Sicilia, hanno colpito anche altre regioni che non potranno assicurare l’assistenza domiciliare ai malati di SLA. Dopo la morte di Raffaele Pennacchio, membro del comitato 16 novembre che assieme ad altri ha manifestato fino all’ultimo davanti al parlamento,ci rendiamo tutti conto che in Italia stà succedendo qualcosa di vergognoso che colpisce proprio i più deboli. Molte le famiglie di questi malati sono costrette ,pur di mantenere il familiare affetto da SLA, nell’ambito dell’ambiente casalingo,ad affrontare costi di circa 100 mila euro all’anno, per tutte le spese accessorie. In gran parte del territorio Italiano oggi si forniscono invece milioni di euro alle cooperative onde favorire l’assistenza domiciliare generale e specialistica verso i malati gravi. Un sistema costruito su un’impalcatura che continua a favorire le lobby di potere e della politica che inserisce i propri uomini nel solito giro milionario di guadagni. Ci domandiamo se ai malati viene dato veramente quello che si pensa di dare? Alcuni striscioni del comitato 16 novembre ci pone un utile riflessione, “ Non Vogliamo le coop”, un segnale che viene dal basso e che presuppone una rimodulazione del sistema assistenziale del territorio. Una delle figure del sistema che continua ad essere bistrattato è l’infermiere di famiglia o di quartiere, figura che dovrebbe porre, prima di tutto, alla sanità globale un targhet collegato al reale bisogno dei cittadini ,compreso il sistema di prevenzione e cura degli stessi. Una realtà ,quella italiana, che spende milioni di euro per accentrare le proprie risorse nei presidi ospedalieri di cura che rappresentano oggi la voragine famelica della sanità italiana, ma che risparmia molto proprio sulle attività del territorio. Occorre dare una svolta di modifica a tutto il sistema sanitario nazionale creando una rimodulazione dei costi unica per tutta l’Italia. Vagliando altre realtà notiamo come in America il paziente dopo un intervento di neurochirurgia viene mandato a casa dopo 5 giorni e poi seguito da tutta un’equipe che si sposta a casa sua per il processo di riabilitazione. Alcuni paesi d’Europa invece, quali la Germania, ci insegnano che il paziente una volta ammalato deve essere seguito in tutti i suoi bisogni di cura e di riabilitazione per immetterlo al più presto nella società lavorativa. Sarà forse un modo per evitare le ricadute specie in caso di infortunio con un risparmio in denaro non indifferente per la collettività. Molti gli esempi per risparmiare sul costo della salute che si pongono all’occhio di tutti ma che non hanno mai intaccato gli interessi dei governi. Perche?
Di Maurizio Cirignotta
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