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Non si può iniziare il racconto di Inghilterra – Italia (qualsiasi Inghilterra – Italia) senza invocare il nume tutelare del ragionier Fantozzi Ugo, che perse quella fatidica tenzone in cui “si diceva che l’Italia vincesse 20 a zero, e che aveva segnato anche Zoff di testa su calcio d’angolo” a causa di “una cagata pazzesca”.
Po-poroppoppopò pò! È tornato. Lo inneggiavano ieri, sugli spalti, quel “Seven Nation Army” di tanti anni fa. Sicuramente lo fischiettavate anche voi ieri sera dopo il 2-1.
Gara sofferta (ma piuttosto corretta e senza falli assassini), decisamente brutta e noiosa fino al goal di Marchisio.
Il tiki taka (o tiqui taqua, o tichi tacha, o comm’ cazz’ s’chiamm’) tricolore, personalmente, non mi piace. Capisco che se abbiamo giocatori più tecnici quello dobbiamo fare ma…chennoia.
E poi il caldo, che non fa correre. Che fa vedere le allucinazioni a Marchisio. Sicuramente anche lui avrà visto San Pietro sulla traversa della porta, simbolo inequivocabile che la partita stava per finire.
Perché quando l’Italia corre e riparte e gioca di prima, fa male.
Molto male.
Tutte le occasioni sono nate da giocate in velocità. Darmian aveva autostrade libere, con Candreva ha tirato su una catena di montaggio interessante. Chiellini terzino è imbarazzante, mai quanto i capelli di Paletta. Roba che nemmeno Conte ai mondiali di USA ’94.
Seven Nation Army sul goal di Marchisio si blocca in gola (con tutti i miei “SICAZZOVAFFANCULOINGLESIDIMMERDA”) neanche 5 minuti dopo, con Sturridge che la mette dentro.
Mancano pochi minuti al riposo, ma l’Italia decide di fare l’Italia, e dopo un salvataggio sulla linea miracoloso da parte degli inglesi, siamo tutti ad urlare: “PALO! SCUSI, CHI HA FATTO PALO?”
Intervallo, a riposo sull’1-1.
Poi si torna in campo, ed è sofferenza vera. Perché Super Mario salta, rompe il mattoncino e di testa piazza un funghetto là dove il portiere, immobile come un baccalHart, non può arrivare.
2-1, palla al centro.
E poi si soffre.
Sturridge e Sterling sono velocissimi, la difesa ci mette una pezza (e i capelli di Paletta).
Si soffre, ma si arriva alla fine.
2-1.
Quando l’arbitro fischia, la traversa colpita dal pallone di Pirlo trema ancora.
Di gioia e di felicità.
Persino Guidobaldo Maria Riccardelli, questa volta, è contento.
E può festeggiare.
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