Continua a ritmo sostenuto il “boom” dei farmaci generici sul mercato italiano.
(metropolisweb.it)
Il 2013, secondo il dato aggiornato a fine novembre di Assogenerici, ha fatto infatti registrare un +13% guardando alle confezioni di medicinali equivalenti vendute e un +15% in termini di valore, come spiega all’ANSA Enrique Hausermann, presidente dell’associazione che riunisce una cinquantina di aziende con 10mila addetti e un fatturato di circa 2 miliardi di euro.
“Anche il 2013 è stato un anno sostanzialmente positivo” dice Hausermann, sottolineando che il comparto viaggia ancora sulla spinta del decreto Balduzzi di metà 2012 “anche se già nell’ultima parte di quest’anno si è cominciata a registrare una crescita inferiore”. Crescita che si prevede comunque ancora “a due cifre” nel 2014, anche perché si sta diffondendo “una maggiore abitudine ai medicinali equivalenti”, nonostante ancora nel 2012 gli italiani abbiano speso “circa 800 milioni di euro, 16-17 euro l’anno a testa, per pagare di tasca propria la differenza di prezzo del farmaco branded“.
Non dovrebbero avere grosso impatto, invece, le nuove molecole in scadenza di brevetto il prossimo anno, circa una decina (tra le altre la ciclosporina, un farmaco anti-rigetto per i trapianti), mentre una nuova spinta è attesa per il “2016-2017″ quando ci sarà una nuova ondata di scadenze “per i biosimilari per il trattamento di alcune patologie, come l’artrite reumatoide, per i quali andrà prima comunque stabilita l’equivalenza”.
In Italia però la quota di mercato “resta relativamente bassa rispetto agli altri Paesi europei, anche se il risparmio per il Servizio sanitario si crea comunque, circa 300 milioni di euro l’anno” perché il rimborso dei farmaci è regolato sul prezzo più basso (dei generici in genere appunto).
Nel 2013, peraltro, “si è creato finalmente un ambiente positivo all’interno della filiera – osserva Hausermann – grazie al dialogo con Federfarma e Farmindustria. Solo lavorando insieme si possono ottenere certi risultati”. Anche perché alcune delle preoccupazioni di chi produce i farmaci ‘di marca’ sono le stesse del mondo del generico: in primis l’obbligo di ripianare lo sforamento del tetto per la spesa ospedaliera “che quest’anno si stima arriverà a 4-500 milioni di euro. Alcune delle nostre aziende di piccola-media dimensione, che producono ad esempio soluzioni infusionali, sono totalmente legate all’ospedaliera e il 50% dello sforamento a carico dell’industria le mette in pericolo”. Tra le soluzioni per Assogenerici non c’è solo quella di “rivedere il tetto di spesa”, tema peraltro oggetto di riflessione, ma anche, semmai, “prevedere che i prodotti a brevetto scadenza non debbano ripianare in toto lo sforamento. Confidiamo che il ministro Lorenzin apra di nuovo a gennaio il tavolo sulla farmaceutica per affrontare questo aspetto”.