La prima cosa che salta all'occhio è come il Sei Nazioni 2011 sia stato deciso dall'Italia. Guardate la classifica finale:
Pos
Team
P
D
F
A
PD
TF
Pts
4
113281511382France
3
211791261063Ireland
3
29381121064Wales
3
295896665Scotland
1
482109-27626Italy
1
470138-6862
Essa è determinata dalla nostra sconfitta a Twickenham, elargitrice di 46 punti di scarto agli inglesi, e dalla nostra vittoria sui francesi. SE avessimo affrontato la partita di Londra in modo meno sprovveduto ("gli Italiani sono andati a giocare a Twickenham come se fossero gli All Blacks", ha scritto Stephen Jones sul Telegraph) e avessimo perso diciamo con venti punti di scarto; SE poi l'arbitro Dickinson avesse concesso alla mischia francese la punizione nell'ultimo minuto della gara contro gli Azzurri (e non sarebbe stato uno scandalo), la Francia si sarebbe riconfermata vincitrice del Torneo. Ma la storia non si fa con i SE, anche se questi possono aiutare a capire quanto gli eventi si giochino sul filo degli episodi.
I SE ("what if") aiutano comunque a comprendere l'importanza, nell'economia complessiva del Torneo, del fatto che le prestazioni di tutte le squadre coinvolte siano "di livello" per non falsarne l'esito. E' un po' come trovarsi un giocatore inesperto al tavolo del Black Jack, destabilizza con le sue chiamate random gli altri giocatori coalizzati contro il banco; non a caso sempre Jones ha scritto "La dimensione della sconfitta rimediata dall'Italia a Twickenham penalizza prima di tutto il Torneo stesso". Ad esempio, rende anche poco significativa la lettura di statistiche comulative di torneo: che senso ha rimarcare le sei mete totali segnate da Chris Ashton, se quattro arrivano dalla stessa partita?
Lasciamo i SE e il caso Italia, peraltro oltre che arbitra, reduce da un torneo con più luci che ombre; come spesso succede è il ranking Irb a fotografare meglio di tutto la situescion, col suo modo brutale ma efficace di tener conto sia del track record che dei singoli eventi: il Torneo determina un vertice d'Europa costituito da un "pack" raggruppato come non mai, costituito da Irlanda (82,51 punti Irb), Inghilterra a una incollatura (82,49) e Francia a meno di mezzo punto (82,06). Il che è un bel modo per sintetizzare con l'aritmetica il fatto che in Europa oggi voli più alto di tutte non una sola come sembrava dopo due giornate di torneo bensì tre nazionali, ognuna a modo suo zoppicante: nell'ordine, per logoramento e dubbi sul modello di gioco, per mancanza di esperienza e spessore, per polemiche interne.
Tre anatre zoppe, due delle quali sconfitte da nazionali staccate sotto: al settimo posto è il Galles (79,55), isolata al nono la Scozia (77,36), in fondo l'Italia dodicesima nel ranking con 73,53 punti Irb. Sono i rapporti di forza più realistici alla data, a patto di saperli inter-ligere, come tutti i dati (statistici o meno).
Di certo c'è che, aldilà della "impressione" dichiarata improvvidamente da Graham Henry per l'Inghilterra, il divario tra Boreali e Australi dopo l'ultima serie di Test ufficiali prima dei mondiali, appare sempre profondo. Resta da sperare di venire aiutati dal logorìo degli impegni down under - un torneo SuperRugby lungo come non mai e pieno di Derby sanguinari, un Trinations pur in formato ridotto ma a ridosso dell'avvio dei Mondiali.
Per consolarci della titanicità dell'impresa che aspetta gli Azzurri in Nuova Zelanda, questo Sei Nazioni dice che non siamo solo noi, sarà tutta l'Europa a soffrire: si presenta alla Webb Ellis Cup guidata da vecchietti mai andati oltre i quarti di finale, da Bulldog che si liquefano appena c'è qualcosa di serio in palio e Galletti privi di cresta ... Ma le cose possono cambiare. Speriamo (Oppure no, secondo i gusti).