'Italia, come stai?': il bilancio dei Mondiali di ciclismo

Creato il 25 settembre 2011 da Federicomilitello

I Mondiali di ciclismo su strada disputati a Copenhagen si sono conclusi per l'Italia esattamente come l'edizione 2010 a Geelong: medaglia d'oro in campo femminile con la superba Giorgia Bronzini, podio mancato nella prova maschile (anche se in Australia Filippo Pozzato ci andò almeno vicino giungendo quarto). Cominciamo dagli uomini. Una premessa doverosa: non è detto che un grande campione diventi in seguito anche un grande commissario tecnico. Paolo Bettini, alla guida della nazionale da un anno e mezzo dopo la prematura scomparsa dell'indimenticato Franco Ballerini, ha perso questa rassegna iridata in partenza, puntando su un corridore, Daniele Bennati, che non poteva nutrire alcuna ambizione di trionfo. Senza nulla togliere ad un corridore che ha fin qui condotto una carriera più che dignitosa, il 31enne aretino da almeno 3 stagioni non riesce più ad esprimere quelle potenzialità espresse nel biennio 2007/2008, quando vinse diverse tappe in volata in tutti e tre i Grandi Giri. Successivamente, complici anche svariati infortuni, il ciclista toscano ha faticato a ritornare sui livelli di un tempo, perdendo anche smalto nella velocità pura. Al contrario, è migliorata notevolmente la tenuta in salita, perfettamente inutile, tuttavia, in un circuito piatto come quello danese. Insomma, il capitano designato da Bettini non è più un velocista puro e, di conseguenza, gli è stata affidata una responsabilità eccessiva. Sarebbe stato meglio, quindi, puntare sui giovani Sasha Modolo ed Elia Viviani (specialmente sul primo), reduci da vittorie convincenti nell'ultimo scorcio di stagione: forse non avrebbero vinto, ma la loro sarebbe stata un'importante esperienza per il futuro. La nazionale azzurra, poi, non ha neppure fornito una grande idea di compattezza, sfaldandosi proprio negli ultimi 3 km di gara, quando tutti i nostri rappresentanti sono rimasti isolati. Sul futuro, tuttavia, si può stare sereni. La nidiata di talenti in rampa di lancio è tale che il Bel Paese potrà essere competitivo su ogni tipo di tracciato: da quelli per velocisti (Appollonio e Guardini) a quelli mossi ed impegnativi (Ulissi, Ponzi, Moser, Battaglin, Puccio ed Aru). Serve solo una buona dose di pazienza per un movimento che ha deciso di svoltare in maniera decisa, escludendo a priori dalla maglia azzurra tutti quegli atleti implicati in passato in vicende di doping. Nel frattempo, però, Bettini dovrà lavorare sodo per diventare un campione anche come ct.
Il settore femminile, invece, costituisce un esempio da seguire per tutto lo sport italiano. Il ct Dino Salvoldi ha creato un gruppo unito e solidissimo, dove, a seconda della conformazione territoriale del percorso, tutte le atlete di mettono a totale disposizione della capitana designata. Era successo nel 2007 e nel 2008 con i trionfi di Marta Bastianelli e Tatiana Guderzo, si è ripetuto con il magico bis della formidabile Giorgia Bronzini. Strana storia quella della 28enne piacentina. Proiettata sin dagli albori della carriera sia sulla pista che sulla strada, l'azzurra, sino a due stagioni or sono, mirava al gradino più alto del podio nella corsa a punti a Londra 2012. Il sogno si infranse contro l'assurda decisione del Cio di eliminare questa disciplina dal programma a Cinque Cerchi. A quel punto Giorgia non si perse d'animo, al punto da rivelarmi che "non riusciranno a privarmi dell'oro olimpico. Vorrà dire che vincerò su strada". Da allora, in affetti, la campionessa tricolore si è dedicata anima e corpo alle competizioni su strada (pur non abbandonando la pista, come dimostra il bronzo mondiale conquistato quest'anno sempre nella corsa a punti), vincendo due ori iridati e guardando sin da ora con fiducia alle Olimpiadi londinesi, dove il percorso sarà simile a quelli in cui ha dettato legge nell'ultimo biennio. La nazionale azzurra, dunque, si è rivelata di gran lunga la più completa al mondo, con al suo interno atlete polivalenti ed in grado di ben figurare su qualsiasi tipo di tracciato (Guderzo, Cantele e Baccaille su tutte). Anche in questo caso, poi, il futuro è roseo, grazie a due ragazzine che nei prossimi anni, per completezza ed ottimo spunto veloce, potranno segnare un'era di questa disciplina: si tratta di Rossella Ratto e Rossella Callovi. L'importante sarà crescere con calma ed umiltà, ma sotto questo punto di vista, grazie all'esempio delle plurititolate capitane, si possono dormire sonni tranquilli.
Federico Militello

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