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'Italia, come stai?': il rebus Setterosa; le difficoltà della canoa
Creato il 20 giugno 2011 da FedericomilitelloLa nazionale femminile di pallanuoto ha conquistato una splendida medaglia d'argento nella World League di Tianjin, sconfitta in finale solo dalla formidabile selezione statunitense, vincitrice del sesto titolo (il terzo consecutivo) negli ultimi otto anni. L'Italia, dal proprio canto, può festeggiare il ritorno su un podio internazionale a distanza di 5 anni, ovvero da quel 2006 in cui giunsero l'argento agli Europei e quello in World League. Il Setterosa, dunque, è tornato grande? E' presto per dirlo e certamente serviranno ulteriori conferme a riguardo. L'andamento della manifestazione asiatica è stato per le azzurre paragonabile all'incedere di un ottovolante: tre sconfitte nette nella prima fase con Usa, Grecia e Cina, una vittoria incredibile e rocambolesca con la Russia nei quarti di finale (ai rigori) a cui ha fatto seguito una convincente rivincita sulle padrone di casa in semifinale. Anche nell'atto conclusivo la selezione tricolore ha retto bene il confronto con le plurititolate avversarie, chiudendo in vantaggio per 5-3 la prima frazione di gioco. L'impressione destata, dunque, è quella di una nazionale ancora molto discontinua ed in cerca di una sua reale identità. Un'Italia che potrebbe essere notevolmente migliore se non continuasse l'ingiustificato ostracismo del ct Fiori nei confronti delle giocatrici dell'Orizzonte Catania (squadra campione della Serie A1 e finalista in Coppa dei Campioni): atlete giovani e già affermate come Garibotti, Aiello (22enne centroboa talentuoso a cui si preferisce la 38enne Casanova), Motta e Radicchi farebbero decisamente comodo alla causa ed accrescerebbero un tasso tecnico nel complesso già più che discreto. Per motivi personali che forse non conosceremo mai, quindi, su questa squadra continuerà a rinnovarsi il dubbio di quali risultati si potrebbero raggiungere con l'intera rosa al completo. L'argento vinto in Cina non deve illudere: nazioni come Usa, Australia, Russia e Grecia, per continuità di rendimento, esperienza e preparazione fisica, sono ancora un gradino sopra ad un Setterosa i cui margini di crescita, comunque, lasciano intravedere spiragli di luce incoraggianti per l'immediato futuro.
Il settore della canoa velocità vive un momento molto difficile, dove gli equipaggi tricolori faticano ad emergere dalla mediocrità, rilegati sempre più in posizioni che poco si addicono alla tradizione italica in questo sport. Se il miglior risultato in un Europeo è dato dal sesto posto di Michele Zerial nei 200 metri, allora si comprende come le prospettive a breve-medio termine siano chiaramente funeste, con speranze di medaglie olimpiche attualmente pari a zero. Analizziamo i motivi della lenta flessione di questa disciplina. 1) In campo maschile il ricambio generazionale non manca, ma quasi sempre i giovani si perdono nel passaggio dalle categorie juniores a quelle seniores. Emblematici i casi di Carlo Cecchini-Matteo Brillo, campioni d'Europa under23 nel 2010, o del C4 che ha primeggiato lo scorso anno nel Vecchio Continente. Della maggior parte di questi giovani si sono già perse le tracce o, più probabilmente, si è deciso di accantonarli momentaneamente per dar spazio ad alcuni veterani il cui rendimento continua a mantenersi distante da quello di vertice. Serve una miglior gestione delle nuove leve, nella quale i ragazzi emergenti devono essere accompagnati nel percorso di crescita ed educativo. Il passaggio tra i seniores rappresenta un momento delicato della vita, dove sono necessarie tutele ed attenzioni. Detto questo, serve anche il coraggio di puntare su un nome nuovo, che solo con l'esperienza (magari all'inizio anche negativa) potrà un giorno puntare a diventare campione. L'attesa, spesso, risulta controproducente. 2) Incertezza nella formazione degli equipaggi. All'ultimo momento si è deciso di schierare Maximilian Benassi (la cui crescita si è arrestata nel K1) nel K4, anche se i risultati non sono stati quelli sperati. Non si comprende, inoltre, il motivo per cui Jaka Jazbek non venga schierato nel K2 200 metri, magari (ogni tanto serve anche sperimentare) con Michele Zerial. 3) L'agghiacciante crisi del settore femminile. Si tratta di uno dei peggiori esempi di cattiva gestione economica, tecnica ed organizzativa dello sport italiano. Da 20 anni (e non è un modo di dire) ci si affida alla campionessa Josefa Idem, la quale, ormai 47enne, fatica oltremodo nel mantenere un ruolo perlomeno dignitoso in campo mondiale (nelle ultime apparizioni l'obiettivo massimo è diventato la qualificazione per la finale). Alle sue spalle un vuoto gelido che fa tremare. Un errore grave è costituito dal fatto che la Idem non si allena con le compagne più giovani, ma in solitaria e con un programma personalizzato: l'esempio della campionessa italo-tedesca sarebbe importante e fungerebbe da stimolo per le nuove leve, che avrebbero anche l'opportunità di carpirne i segreti. In questo settore, quindi, urge una immediata e radicale rivoluzione copernicana: ingaggio di un tecnico straniero (come già avvenuto nel canottaggio) con conseguente introduzione di modalità di allenamento innovative e votate all'incremento dell'aspetto muscolare e dell'incisività della pagaiata, promozione della disciplina a livello locale, riforma del sistema promozionale e della gestione delle atlete. 4) La mancata obiettività dei tecnici. Affermare che il bilancio è buono anche dinanzi ad un quadro oggettivamente desolante non fa altro che nascondere delle palesi carenze strutturali, rallentando e difatti impedendo il percorso di rinnovamento.
Federico Militello
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