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Italia, Conte: ”Momento di difficolta’ del nostro calcio, De Rossi l’avrei voluto alla Juve, vorrei piu’ italiani in campo”

Creato il 02 novembre 2014 da Tuttocalcio @cmercato24h

In una intervista esclusiva a Sky Sport, Antonio Conte ha parlato della situazione della nostra Serie A, e del momento della Nazionale dopo il fallimento Mondiale:

Che messaggio vuoi mandare ai tifosi in vista della sfida contro la Croazia? “Di venire numerosi allo stadio perché sarà una gara importante. Di fronte ci sarà una squadra molto forte come la Croazia. Mi auguro di trovare San Siro pieno”.

Lo scorso anno hai detto che un giorno avresti vinto la Champions con la Juve. Frase da archiviare?“Non ho mai specificato il nome della squadra, se sarà con la Juventus o con un’altra squadra, Mi auguro solo che ciò avvenga. Ora ho altri sogni che sono superiori alla Champions, il mio pensiero adesso è indirizzato esclusivamente alla Nazionale. Vogliamo riportate quell’orgoglio che non deve mai mancare”.

 Cosa pensi delle dichiarazioni di Totti sulla Juventus? “Oggi sono il ct della Nazionale e tutte queste situazioni le guardo in maniera molto distaccata. Oggi in Italia ci sono due squadre più forti rispetto alle altre e da qui alla fine sarà un duello tra Juve e Roma per la conquista dello Scudetto. Ci saranno altri scontri dialettici, ma è importante che i protagonisti lanciano messaggi positivi”.

 Perché non sei ancora andato alla Juventus? “Ci ho provato due volte, ma sono stato respinto. Nel senso buono della parola, ovviamente. La prima volta c’era il sorteggio di Champions e non c’erano né il presidente né Marotta che volevano esserci. Un’altra volta era alla vigilia della sfida contro l’Udinese e, giustamente, serviva massima concentrazione. Sono amici, sarà un piacere andare a trovarli”.

 Questa è la Juve di Allegri o quella di Conte? “Questi confronti sono inevitabili dopo tre anni fatti in maniera straordinaria alla Juve. Adesso, però, è iniziato un nuovo ciclo ed è giusto che questa sia la Juve di Allegri”.

 Quanti anni ci vorranno per tornare a livelli accettabili? “Non lo so, anche perché ci sono problemi economici che ci mantengono distanti. Attraverso il lavoro dobbiamo riguadagnare posizioni che abbiamo perso, nessuno ci regalerà niente per grazia ricevuta. Se si pensa di porre obiettivi fuori dalla portata reale di una squadra non va bene, non bisogna buttare fumo negli occhi dei tifosi”.

 Perché in Europa si collezionano figuracce? “Non siamo più un punto di arrivo per i migliori calciatori. Siamo un paese secondario rispetto a Inghilterra, Germania e Spagna. Abbiamo perso un po’ di appeal per tanti motivi, tra cui la violenza negli stadi. Trovi cose in Italia che all’estero non trovi, dobbiamo riflettere sui nostri problemi senza nascondere la testa da sotto la sabbia”.

 Cosa pensi della Serie A? “Mi piacerebbe vedere qualche italiano in più, vorrei avere una scelta più ampia. Il fatto di andare a vedere delle partite in cui in campo ci sono uno-due italiani per squadra non è bello”.

Per Balotelli vale il discorso contrario? “Le convocazioni devono essere meritate. Non c’è preclusione nei confronti di nessuno, ma ogni convocazione deve essere giustificata. L’importante è che chi viene in Nazionale dimostri di volere questa maglia. Al Mondiale era un escluso? Non è mio interesse entrare in questioni passate. Detto ciò, io ho sempre detto ai miei giocatori che si vince da squadra”.

Cosa ci dici di Pellé? - Se Pellé è arrivato a questa età in Nazionale vuol dire che ha meritato questo. Tre anni fa faceva panchina al Parma, poi è andato in Olanda ed è cresciuto molto e ora è un giocatore che sta facendo molto bene. Deve continuare così, l’ho trovato molto più maturo rispetto a quando è andato via dell’Italia”.

Cosa ti ha colpito di De Rossi? “Ha subito tanto la disfatta Mondiale e da parte sua ho trovato grande disponibilità e voglia. E’ un grande esempio per i più giovani. Questa Nazionale ha quei quattro-cinque senatori che sono un ottimo esempio per i ragazzi. La cosa che mi auguro è riuscire a creare un mix di esperienza e nuove leve. Lo volevi alla Juve? Si, il primo anno alla Juventus mi sarebbe piaciuto averlo e ci ho provato. Lui, però, ha sempre pensato alla Roma e l’ha sempre vista come unica squadra italiana”.

 Esiste un altro come Buffon? “E’ difficile, anche se oggi abbiamo Perin che può fare qualcosa del genere. Gigi ha iniziato prestissimo e il fatto che abbia toccato quota 500 gare è davvero qualcosa di straordinario. Merito a lui e alla sua professionalità”.

Come ha convinto Pirlo a tornare in Nazionale? “Da parte sua c’è stata grandissima disponibilità a tornare in qualsiasi ruolo. Mi ha espresso la sua volontà di voler far parte del progetto, sia da calciatore che come uomo spogliatoio. C’è stata da parte sua grandissima disponibilità e questo a me ha fatto molto piacere”.

Serve un miracolo per vincere l’Europeo? “Per i miracoli ci stiamo attrezzando. Parlare oggi di vittoria è prematuro, adesso dobbiamo pensare alla qualificazione. In questo momento in Europa ci sono nazionali che sono più avanti, ma noi vogliamo colmare questo gap. Dobbiamo fare un passo alla volta”.

Da Conte ci si aspetta sempre un po’ troppo? “E’ inevitabile. Anche alla Juventus è stato così. Io con i bianconeri ho partecipato per due anni alla Champions e il primo anno siamo arrivati tra le prime otto, obiettivo dichiarato per questa stagione, e l’anno dopo siamo arrivati in semifinale di Europa League. Nonostante ciò, le mie avventure in Europa sono sempre state viste come un fallimento. Questo, comunque, per me è un motivo in più per fare bene, uno sprone”.

 Con la Croazia sarà una partita fondamentale? “Non sarà fondamentale, ma è una partita che ci può dare delle risposte. Ci potrà dire se stiamo crescendo nel migliore dei modi”.

 Tutti pensano che questa Nazionale deve fare di più. “Si può fare sempre di più, ma questa è una Nazionale che si sta costruendo. Abbiamo creato una piccola fiammella di entusiasmo ed è giusto che si alimenti. L’obiettivo comune è centrare la qualificazione all’Europeo in Francia. Vogliamo farlo nel migliore dei modi sapendo che non sarà semplice”.

In Italia c’è povertà di calciatori? “Sui 23 giocatori convocati in questo avvio otto-dieci non sono titolari nei loro club. Questo è un dato allarmante e il fatto che la Nazionale diventi un posto dove il calciatore giocando può guadagnarsi il posto nel club deve far riflettere. C’è qualcosa che non va”.

Cosa hai detto alla squadra? “Ho trovato un gruppo abbastanza arrabbiato dopo l’eliminazione alla fase a gironi. La maglia della Nazionale carica tantissimo, così come l’inno”.

Da dove viene questa Nazionale? “Una situazione simile l’ho vissuta anche alla Juventus. Ci dobbiamo ricordare che si arriva da un fallimento e se c’erano dei problemi prima non possono essere risolti in due mesi. Siamo partiti bene, proponendo nomi nuovi e abbassando l’età media. Inoltre, in quattro gare abbiamo vinto quattro partite. Questa Nazionale va aiutata e costruita”.

Oltre agli allenatori all’Italia cosa resta? “Resta una storia e una tradizione importante. Il momento è difficile e tutti ci dobbiamo mettere in moto affinché questo meccanismo torni a funzionare”.

 La nomination per il Pallone d’Oro degli allenatori cosa vuol dire? “E’ un riconoscimento per il lavoro svolto e una spinta per fare ancora meglio in futuro. Di fronte c’è un impegno molto difficile, devo guidare la Nazionale in un momento molto difficile per il nostro movimento”.


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