Parto da una considerazione tanto ovvia quanto banale: è indubbio che la salute degli esseri umani deve essere sempre tutelata. Che una persona sia un cittadino oppure no, un immigrato regolare oppure clandestino, deve potersi curare e deve essere curato, soprattutto se persona debole e se trattasi di malattia che mette in pericolo di vita l’interessato. Ma – ed è questo il punto – questa norma deve necessariamente contrastare con l’esigenza di filtrare e impedire un accesso indiscriminato e irregolare nel nostro territorio?
Iniziative
Vedete, l’aspetto più assurdo sta nella possibilità che il diritto alla salute possa essere utilizzato come escamotage per “regolarizzare” gli immigrati irregolari, fosse solo con un permesso di soggiorno temporaneo. Sarebbe stato invece più opportuno che l’Italia prima avviasse le procedure di espulsione degli irregolari e poi li aiutasse a curarsi nel loro paese, salvo non si fosse trattato di cure di emergenza o salvavita, per le quali chiaramente si deve agire tempestivamente. Invece, a quanto pare, così non sarà. Gli immigrati irregolari verranno curati in Italia, le loro donne partoriranno in Italia, e tramite questo servizio completamente gratuito, potranno magari ottenere la regolarizzazione e il permesso di soggiorno.
Se questo è l’andazzo, immaginiamoci cosa potrà accadere se fosse la sinistra a gestire il problema. Non oso neanche pensarlo. Il diritto alla salute è sacrosanto, ma lo è anche il diritto di ognuno a vivere in un paese dove l’immigrazione clandestina non sia contrabbandata come un fenomeno socialmente inevitabile. Perché sono queste forme di arrendevolezza politica e di buonismo spicciolo che alla fine alimentano l’intolleranza di chi normalmente intollerante non è.