Italia e India: tra disputa diplomatica e partnership economica

Creato il 12 marzo 2012 da Bloglobal @bloglobal_opi


di Stefano Martella

La peggiore notizia che la Farnesina potesse attendere in questo periodo è arrivata il 5 marzo scorso: Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò fermati in India con l’accusa di omicidio, saranno trasferiti nel carcere di Trivandrum per una detenzione preventiva di massimo tre mesi. Il caso, dunque, si complica anche perchè i due pugliesi rischiano l’ergastolo o la pena di morte. Quello che sappiamo di questo vero e proprio intrigo internazionale è che il 15 febbraio 2011, al largo delle coste dello Stato indiano del Kerala, due pescatori del luogo scambiati per pirati, sarebbero stati uccisi dai due militari del Battaglione San Marco che prestavano un servizio di sicurezza sulla petroliera italiana Enrica Lexie. L’accaduto ha creato un serio caso diplomatico tra India e Italia.

La Marina italiana sostiene che i due soldati hanno agito seguendo le procedure e sparando raffiche di avvertimento nei confronti di un’imbarcazione ritenuta ostile. Il peschereccio non è stato colpito dai marinai italiani ma è stato vittima di un altro scontro a fuoco verificatosi più tardi, nello stesso giorno (le stesse autorità indiane hanno confermato l’esistenza di due conflitti a fuoco in due località diverse). Inoltre, il caso deve essere trasferito alla magistratura italiana perché, come dimostrato dai rilevamenti satellitari, è avvenuto in acque internazionali, su una nave battente bandiera tricolore. Dunque i due militari godono dell’immunità. Questa è la tesi della difesa. L’India invece vede l’accaduto da un’altra prospettiva, affermando che i due fucilieri avrebbero agito con leggerezza, causando la morte dei pescatori all’interno di acque non infestate da pirati e appartenenti al territorio di Delhi. La vicenda e la relativa bufera diplomatica sono arrivate su tutti i media indiani, scatenando sentimenti nazional-popolari e vive manifestazioni anti-italiane.

Mai in passato la sorte di due pescatori ha creato un simile polverone in India. Eppure avvenimenti del genere sono stati frequenti, basti pensare ai numerosi omicidi e aggressioni subite dai pescatori Tamil da parte dello Sri-Lanka. Ma in questi giorni si vota in cinque Stati indiani tra cui il Kerala, luogo dell’incidente, dove il partito nazionalista del Bjp starebbe portando avanti una battaglia elettorale sulla protezione dei pescatori. Inoltre vi è un’italiana di nascita, Sonia Gandhi, a guidare le sorti del Congresso, ovvero il più grande partito sullo scenario politico. Al riguardo non sarebbe la prima volta che la fazione antagonista realizzerebbe delle campagne elettorali facendo leva sull’italianità dellaleader, presentando queste origini come un fattore negativo. Ancora nessun esponente politico ha chiamato in causa direttamente la persona, ma da più parti si è messo l’accento su una possibile strumentalizzazione in atto mirata a screditare l’avversario politico tramite un forzato parallelismo. Quindi un polverone mediatico creato ad hoc, unito a manifestazioni populiste e pressioni politiche, avrebbero spinto la magistratura indiana, spesso influenzabile, ad assumere una linea dura sulla faccenda dei due marò. Questa è una delle teorie che è stata avanzata in questi giorni ma che al momento non può essere accertata concretamente. Invece certamente alcune prese di posizione assunte dalle istituzioni locali sono state finora poco inclini a seguire i consueti standard diplomatici.

Ad esempio, è apparsa inconsueta la scelta di non eseguire l’autopsia sui corpi dei pescatori, pratica che avrebbe consentito di verificare la provenienza, italiana o meno, dei proiettili. Non solo questo non è stato fatto, ma si è anzi immediatamente provveduto alla cremazione delle salme. Ulteriori avvenimenti insoliti sono stati caratterizzati sia dalla modalità con cui l’Enrica Lexie è stata fatta attraccare al porto di Kochi, sia dal prelievo forzato dei militari dalla nave. Per quanto riguarda il primo aspetto, la Marina italiana aveva intimato all’armatore della nave di non entrare nel porto in questione e di non far scendere i due marò. D’altro canto la Capitaneria di porto del Kerala ha interrogato via radio le imbarcazioni presenti nell’area chiedendo chi avesse sventato un attacco di pirati. L’Enrica Lexie ha risposto affermativamente ed è dunque stata chiamata ad entrare nel porto per accertamenti. Il comandante della guardia costiera indiana ha definito “tattica ingegnosa” il sistema utilizzato per far ancorare gli italiani a Kochi, per molti invece è stato un vero è proprio inganno.

Tuttavia, l’aspetto più delicato è quello relativo alla giurisdizione sulla vicenda, che riguarda anche la discussa scelta di consegnare i due uomini. I rilievi satellitari avrebbero accertato che la nave italiana si trovava in acque internazionali e in questi casi, secondo l’articolo 92 della Convenzione di Montego Bay, la giurisdizione spetta allo Stato di cui l’imbarcazione batte bandiera. Al riguardo è rilevante anche l’articolo 4 del Codice penale italiano che afferma che le navi e gli aeromobili sono considerati territorio dello Stato ovunque si trovino, salvo che siano soggetti, secondo il diritto internazionale, ad una legge territoriale straniera.

Per quanto riguarda l’arresto dei fucilieri e la loro eventuale immunità è molto chiaro Enzo Cannizzaro, Professore di Diritto Internazionale all’Università La Sapienza, che commenta: “il fermo o il solo processo nei confronti dei due soldati italiani costituiscono un illecito internazionale da parte degli indiani” Inoltre spiega che: “a loro si applica il principio dell’immunità funzionale, regola consuetudinaria del diritto internazionale che vige sin dal 1700, in base alla quale gli atti di un organo dello Stato connessi all’esercizio delle funzioni vanno imputati allo Stato e non alle persone che li hanno commessi”. Dunque, anche tenendo conto di questo secondo aspetto, i marinai andrebbero eventualmente giudicati in patria. L’attuale detenzione sarebbe quindi illegittima e l’Italia avrebbe il diritto di intraprendere delle contromisure nei confronti dell’India. Queste possono riguardare l’interruzione dei rapporti diplomatici e commerciali o il reclamo dell’apertura di una commissione di inchiesta o di arbitrato. Inoltre il caso potrebbe essere presentato al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, visto che la normativa antipirateria è prevista dalle Nazioni Unite”.

Molti osservatori, memori soprattutto del comportamento di altri Stati in circostanze simili, hanno contestato il governo Monti per come ha gestito l’accaduto. Ad esempio gli italiani ricordano bene come gli Stati Uniti hanno amministrato il caso Calipari. Gli USA non ci pensarono minimamente a consegnare il marine Mario Luis Lozano, reo di aver ucciso l’agente del Sismi, ma anzi provvedettero subito a riportarlo in patria, nonostante la colpevolezza dell’americano fosse sembrata da subito palese.

Inizialmente la Farnesina avrebbe scelto la linea morbida nei confronti dell’India, manifestandosi fiduciosa nei confronti delle istituzioni locali. Tuttavia, dopo la sentenza del tribunale indiano, che prevede la custodia giudiziaria dei militari, il Ministero degli Esteri ha espresso “vivissima preoccupazione” per la decisione presa, giudicando “inaccettabili” le misure previste per i due fucilieri. Parte della stampa e dell’opinione pubblica italiana ha comunque reputato tardive sia le note emesse dal Ministero, sia le recenti dichiarazioni rilasciate dal premier Monti, affermando che il caso meritava una condotta diplomatica risoluta sin dall’inizio dei fatti.

La strategia del basso profilo sinora scelta dalla Farnesina potrebbe essere sintetizzata in una dichiarazione rilasciata dal Ministro Terzi dopo l’incidente: “Auspico che i nostri rapporti con l’India non vengano in nessun modo intaccati da questa dolorosa vicenda”. Queste parole oltre ad un normale auspicio ad una riconciliazione metterebbero l’accento sulla salvaguardia degli interessi economici italiani in India, nazione considerata “partner commerciale strategico”.

Di fatti l’Italia è il quinto fornitore europeo di Delhi e, indubbiamente, la vicenda rischia di minare gli ottimi rapporti finanziari tra due Paesi che nel 2011 hanno avuto degli scambi mercantili che hanno superato i 7,5 miliardi di euro, con un incremento del 25% rispetto al 2010.

Significativo al riguardo appare il fatto che l’Italia rientri nel ristretto novero di Paesi con il quale l’India ha sinora istituito una partnership strategica. Basti pensare alle industrie belliche italiane che sono divenute importanti fornitrici delle forze armate indiane, per un giro d’affari di centinaia di milioni di euro. Pensiamo a Fincantieri che con il governo di Nuova Delhi ha stipulato un contratto da circa 30 milioni per la creazione di sette fregate, cosi come è in cantiere la progettazione dell’apparato motore della prima portaerei indiana. L’esportazione verso l’India riguarda inoltre macchinari elettrici ed elettronici, in particolare macchine utensili per l’industria. Nel subcontinente sono anche in aumento gli investimenti da parte delle più grandi aziende italiane: nel 2009 c’è stato sul mercato indiano il lancio della “Grande Punto”, cosi come negli anni successivi c’è stato il rilancio degli investimenti di Generali-Future, Piaggio, Carraro e l’avvio di nuove operazioni da parte di Lavazza e Ferrero.

Il 2011, che Emma Marcegaglia definì “l’anno dell’India”, è stato un anno importante per la collaborazione economica dei due Paesi. Dal 18 al 21 aprile 2011 si è tenuto un Business Summit indo-italiano riguardante uno dei mercati più rilevanti per la cooperazione in questione: l’automobile. L’Italia ha un’importante tradizione nella produzione di macchine di piccole dimensioni, il che ne fa un partner ideale per l’India che sta incrementando gli investimenti nella creazione di auto di piccola cilindrata.

Durante un recente incontro con il Ministro per l’Industria indiano Anand Sharma, il Ministro Terzi, oltre a ribadire che il compito prioritario del governo è quello della crescita economica, ha invitato pubblicamente le imprese indiane a investire in Italia, sostenendo che le riforme strutturali, le misure di liberalizzazione e di deburocratizzazione fanno del sistema economico italiano un ambiente molto favorevole agli investimenti. Primo produttore di cibo al mondo, ma arretrato nel contesto del food processing, l’India è decisa ad investire nel settore delle infrastrutture 1,3 trilioni di dollari nei prossimi 5 anni in regime di public partnership. Inoltre, ha intenzione di incrementare il settore manifatturiero dal 16 al 25% del PIL nei prossimi dieci anni mirando alla creazione di 100 milioni di nuovi posti di lavoro. In questo senso il Ministro Sharma ha pubblicamente manifestato l’interesse a lavorare e collaborare con le imprese italiane. Dunque la prossima tappa è prevista per giugno 2012 a Roma con l’“Italy-India Business forum”. L’evento verrà realizzato in occasione della visita del Ministro Sharma nella capitale e prevederà la presenza di sei commissioni miste nei settori delle infrastrutture, manifatturiero, innovazione ricerca avanzata, Ict, farmaceutica, pelle e agroindustriale.

Rilevante per i rapporti economici tra i due Paesi è stato anche l’accordo con la Jet Airways, la più grande linea aerea privata indiana, che dal 5 Dicembre 2010 collega tutti i giorni Milano Malpensa a Delhi, con coincidenze per 42 destinazioni indiane. Interessanti sono state le parole di Naresh Goyal, fondatore e presidente della compagnia, che in occasione della presentazione del progetto a Milano, ha espresso il proprio punto di vista sull’importanza del capoluogo lombardo e sulla validità di questa intesa: “è una meta strategica, essendo il fulcro del commercio e del business in Italia. La nostra compagnia crede fortemente nell’aeroporto di Malpensa. Nel nostro Paese ci sono 350 milioni di persone appartenenti alla classe media e 30 milioni molto ricche, che vogliono venire in Italia e spendere il loro denaro. Oggi il flusso di passeggeri è pari appena a 200.000 persone. Considerando che la popolazione dell’India è pari a 1,2 mld di persone potete immaginare quale sarà l’aumento dei passeggeri”. Al riguardo grande soddisfazione è stata espressa da Rocco Sabelli, Amministratore Delegato di Alitalia, e da Giuseppe Bonomi, Presidente di Sea (la società che gestisce gli aeroporti di Milano Linate e Milano Malpensa).

Alla luce di queste realtà il caso diplomatico sui due marò potrebbe assumere un rilievo particolare. Sopratutto tenendo in considerazione il fatto che, giurisprudenza a parte, l’Italia è un Paese con grandi difficoltà economiche mentre – riferendoci solo all’opinione della Morgan Stanley e della Banca Mondiale – la crescita economica dell’India dovrebbe superare quella della Cina nel giro di pochi anni. La strada della Farnesina è tutta in salita.

* Stefano Martella è Dottore in Relazioni Internazionali (Università del Salento)

Per approfondimenti, consultare:
Ministero Affari Esteri: Scheda Paese India – Rapporti bilaterali
ICE, Scheda Paese India, gennaio 2012
Diplomazia economica italiana, L’India guarda ora all’Italia dei “cluster” per rafforzare il suo boom industriale, n°18, 21.12.2011, Ministero Affari Esteri & Radiocor
Ministero Sviluppo Economico, “Dossier India – L’impresa verso i mercati internazionali“, 30 ottobre – 3 novembre 2011


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