Italia-Giappone 4-3: la fortuna bacia gli azzurri nella pazza serata di Recife

Creato il 20 giugno 2013 da Pablitosway1983 @TuttoCalcioEste

ITALIA-GIAPPONE 4-3, CLICCA QUI PER GLI HIGHLIGHTS

CONFEDERATIONS CUP ITALIA GIAPPONE – Recife, per confermare quanto di buono messo in mostra contro il Messico, l’Italia si presenta forte di molte certezze. Ne vuole ritrovare Zaccheroni, troppo timido il suo Giappone all’esordio, non si è vista traccia dell’intensità che gli ha permesso di primeggiare a livello continentale. Prandelli mischia un po’ le carte, insieme a Giaccherini a sostegno di Balotelli c’è Aquilani al posto di Marchisio. Sulla destra Maggio per Abate. Honda altissimo per dare maggiore profondità, Kagawa cerca spazio per vie centrali, più aggressiva la disposizione nipponica rispetto alla gara con il Brasile e i risultati si vedono subito, la difesa azzurra ha il suo bel da fare durante i minuti iniziali. Molte zone vuote sugli spalti, il tifo è tutto (o quasi) per i Blue Samurai, anche in virtù di uno storico legame con il Brasile, testimoniato dai tanti immigrati dal Sol Levante giunti all’inizio del secolo scorso.

Primo spavento per Buffon dopo cinque minuti, Maeda lo chiama in causa di testa. Giappone tambureggiante, Kagawa molto attivo, al nono ci prova Endo da fuori ma il suo tiro esce di molto. Gli azzurri non riesco a ripartire, il gran ritmo avversario impedisce di ragionare, Balotelli riesce a gestire un lancio e a creare problemi, il suo cross obbliga Kawashima ad un’uscita non semplice. È proprio il milanista l’uomo che si fa più notare, ottima la gestione dei pochi palloni che gli arrivano. Scatanato Kagawa, De Rossi lascia spazio e l’ex Borussia Dortmund fa partire un bolide da fuori che chiama Buffon ad una parata delle sue. Al 20esimo De Sciglio combina un pasticcio, disimpegno da dimenticare, ne approfitta Okazaki che si presenta al cospetto di Buffon, il portiere esce sui piedi dell’attaccante, l’argentino Abal fischia il penalty. Decisione dubbia, anche considerando che il numero uno azzurro viene solo ammonito mentre da regolamento sarebbe dovuto scattare il rosso da ultimo uomo. Honda trasforma, vantaggio meritato ma il il rigore concesso darà lavoro ai moviolisti.

Gara in salita ora per l’Italia, che non riesce a distendersi, intimorita da un Giappone che va a 100 all’ora, tanti uomini portati ogni volta nei pressi dell’area azzurra, a metà primo tempo va al tiro anche Nagatomo. Aquilani non riesce ad entrare in partita, Prandelli lo toglie dopo un brutto fallo e mette dentro Giovinco per velocizzare le ripartenze, fino a questo momento più che macchinose. Neppure il tempo di trovare il nuovo assetto e arriva un’altra legnata: sugli sviluppi di un corner la difesa azzurra esce male, Chiellini sbaglia e Kagawa castiga Buffon. Lo stadio esplode, il Giappone continua a spingere, De Rossi si prende un giallo per contenere Honda, Buffon viene ancora chiamato in causa sul calcio di punizione seguente calciato velenosamente da Endo. Pirlo annullato, per vederlo bisogna aspettare una punizione al 40esimo che si perde sopra la traversa. Serve un episodio per cambiare l’inerzia, arriva su corner, De Rossi stacca alla grande e accorcia le distanze. Il gol è la miglior medicina, la cura fa benissimo agli azzurri e taglia le gambe agli uomini di Zaccheroni, che terminano il primo tempo in affanno e rischiano grosso poco prima della sosta quando Giaccherini si gira in area e colpisce il palo. L’Italia gioca solo 10 minuti su 45 ma rischia di andare negli spogliatoi in parità.

La ripresa si apre come meglio non si potrebbe per gli azzurri, Yoshida non riesce a gestire bene una palla sulla destra, caparbio Giaccherini che riesce a conquistare palla e a metterla in mezzo, Uchida batte Kawashima e i conti tornano in parità. Non è finita qui, ancora una volta Abal si vuol far protagonista e fischia un altro rigore “creativo” per fallo di mano di Hasebe su tiro di Giovinco, ma il giapponese tocca la sfera cadendo. Balotelli, con la consueta freddezza, porta in vantaggio l’Italia. Partita pazza, gli azzurri si ritrovano in vantaggio dopo un avvio di gara che non prometteva nulla di buono. Kawashima deve volare al 55′ su una grande conclusione di Giovinco, la gara in questa fase si fa bellissima, con entrambe le squadre ormai allungate e continui capovolgimenti di fronte. Fuori Maggio, in difficoltà con l’indemoniato Kagawa, dentro Abate.

Il Giappone ha piedi buoni, Honda e compagni mettono costantemente in apprensione la retroguardia azzurra, brividi, quando Maeda si avventa su un lancio ma non riesce a trovare la deviazione vincente al 65esimo. L’Italia si abbassa, Pirlo continua a perdere palloni. Riinizia la sofferenza, Marchisio entra a dar sostanza al posto di Giaccherini, il gol giapponese è nell’aria e arriva al minuto 69, Okazaki si lascia De Rossi alle spalle e incorna la bella punizione di Endo. Sesto gol di una gara incredibile, 3-3. La retroguardia italiana balla tanto, si fa cogliere impreparata su una palla lunga e Honda con il mancino fa lavorare ancora Buffon. Sakai entra al posto di Uchida, che ha dato tantissimo. La cannonata di Hasebe al 76′ esce di pochissimo. Zaccheroni manda in campo Mike Havenaar, olandese di nascita, 194 centimetri da utilizzare sulle palle inattive, Il Giappone sta meglio fisicamente e continua a far gioco, ma la fortuna non lo assiste. Okazaki batte Buffon ma trova il palo destro, sulla ribattuta Kagawa colpisce la traversa.

Il pubblico di Recife si diverte tantissimo, è merito degli asiatici che schiacciano gli azzurri nella propria area. Ma la gara di stasera non ha una logica e il gol arriva nella porta che non ti aspetti: De Rossi pesca bene Marchisio che trova Giovinco in area, per un incredibile 4-3. Il Giappone colpisce ancora un legno, traversa di Honda a due minuti dal 90′. Zaccheroni le prova tutte, dentro anche il fantasista Nakamura, Buffon con i pugni esce su Havenaar. E’ l’ultima emozione di una gara che ne ha regalate tante. Il Giappone doveva vincere e forse lo meritava, per quanto fatto in larga parte dell’incontro almeno, l’Italia si ritrova con tre punti in più e qualche certezza in meno rispetto alla prima gara.


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