Di Consiglia Grande. L’Italia è il paese con la pressione fiscale più alta al mondo. A risentirne sono i cittadini onesti, secondo quanto attestato dall’Ufficio Studi di Confcommercio, che ha calcolato che il peso delle imposte reale è del 53,2% del PIL, al netto dell’economia sommersa, intorno al 17,3% del prodotto interno lordo.
Ne deriva che la voracità del fisco è più elevata rispetto alle nazioni con una pressione fiscale notoriamente più elevata, come ad esempio in Danimarca, in cui di certo il livello dei servizi erogati alla collettività è qualitativamente migliore; o ancora la Francia, con una pressione fiscale al di sotto del 50%, con un’economia più fruttuosa della nostra.
Oltretutto ad incidere negativamente vi è il non adeguamento dell’Italia alla prassi seguita dagli altri paesi di riduzione della pressione fiscale, per giovare ai cittadini onesti. Secondo Confcommecio molti Paesi hanno ridotto la pressione fiscale e hanno ottenuto ottimi risultati in termini di variazione positiva del Pil. Germania, Svezia, Olanda, Finlandia, per tacere dei paesi anglosassoni e degli Stati Uniti, sono stati capaci di ridurre spesa e tasse assicurando ai propri cittadini uno sviluppo della ricchezza tra l’uno e il due per cento pro capite per ogni anno dell’ultimo ventennio.
Difatti i dati dell’Ufficio Studi tra il 2000 e il 2013 parlano di pressione fiscale in calo al 6% in Germania e del 14% in Svezia. In Italia, invece, il peso del fisco è salito di 5 punti percentuali. I Pil dei tre paesi sono rispettivamente saliti del 15% e del 21%, mentre in Italia il Prodotto Interno lordo ha subito una contrazione del 7%.
Confcommercio ha poi abbassato le stime sul Pil a +0,3% per il 2014, contro il +0,5% previsto lo scorso settembre. Questo è dovuto al peggior andamento degli investimenti in contrazione dello -0,9%, contro il -0,3% stimato a settembre, mentre i consumi dovrebbero leggermente migliorare a +0,2%, rispetto +0,1% previsto in precedenza. Il 2014 si qualifica così come l’anno di transizione tra la crisi pregressa e la ripresa futura.
Le soluzioni sarebbero un ammorbidimento e semplificazione del fisco che sta già muovendo i suoi passi con la dichiarazione precompilata dei redditi, inviata a 18 milioni di contribuenti già dal prossimo anno.