Magazine Rugby
Due approcci a confronto, uno adeguato l'altro no: grintosi, freddi, efficaci e borderline quanto serve (fino al giallo) quello dei Pumitas, mentre i nostri sono volonterosi, anche organizzati ma scomposti, poco lucidi, proni agli errori e soprattutto scarsi nella visione di gioco, per il doversi spingere a ritmi non abituali.
La cosa più paradossale è però riuscire a trasformare un vantaggio universale - il supporto del numeroso pubblico - in ulteriore pressione, in un fattore ansiogeno peggiorativo (non solo i ragazzi, basti guardare la faccia terrea e contratta del coach in tribuna). Sotto questo profilo il coaching team nostrano, quello che si trincererà dietro il classico "la gara è stata ben preparata ma i ragazzi non hanno saputo eseguire", non ci fa una bella figura. Ma tant'è, non si può tirare una Cinquecento ai centocinquanta all'ora a lungo senza conseguenze.
Gli argentini affondano subito nelle fragilità nostrane, marcando meta al terzo minuto con il possente ala Manuel Montero (1,93 per 95kg) la cui mole passa attraverso l'estremo Cosulich e capitalizzando su questo per tutto il resto del primo tempo. Gli Azzurrini infatti spingono e si affannano - il fratellino Ghiraldini in evidenza, col mediano Palazzani a volte lento ma come tutti. Sono una serie di iniziative interessanti, smorzate verrebbe paradossalmente da dire "con mestiere" dai Pumitas, col contributo di un arbitraggio spesso distratto. La lunga fase di iniziativa italiana raccoglie solo un piazzato sotto i pali e la prima frazione si chiude sul 13-3, con Ormson a punire tutta una serie di falli veniali, cioè del tutto evitabili dei nostri.
Il secondo tempo riprende com'era finito il primo, con gli Azzurrini a metterci ancor più foga (nei loro limiti di ritmo e visione di gioco) e impegno; gli argentini si difendono letteralmente con tutti i mezzi, fino giallo attorno all'ora di gioco al pilone Lobo, era ora. Dopo pochi minuti, in inferiorità numerica, sempre l'alona Montero caracolla in verticale e si beve da solo tutta la difesa schierata, correndo sessanta metri e consegnando la meta al sostegno dell'estremo Matias Masera. E' il classico colpo d'incontro che piega menti già bacate e riduce sulle ginocchia. Dopo una decina di minuti arriva la terza meta dell'altra ala Matias Moroni a sigillare il risultato. L'impressione è quella di una partita di volonterosi Under18 contro dei tosti Senior davanti alle fidanzate: ricordano un po' gli Azzurri maggiori, irritati ed irretiti dai Pumas a Verona lo scorso novembre.
Se l'Italia non ride, per il Galles è pure peggio: poco prima sempre a Rovigo, la promettente formazione dei Dragoncini col talentuoso Matthew Morgan che era parsa così interessante nella prima gara, veniva annichilita 92 - 0 dagli All Blacks Junior. Gli italiani eran riusciti a limitarli un po', ma stavolta per l'occasione erano schierati i pezzi da novanta Tutti Neri. Quattordici mete di cui undici trasformate da Gareth Anscombe, doppiette dell'estremo Charlie Piutau di Auckland, del famoso Lima Sopoaga degli Highlanders schierato primo centro e di Sam Cane, terza linea classe '92 di Bay of Plenty, 4 partite di cui una da titolare quest'annno nel SuperRugby coi Chiefs. Tra gli altri in meta, il capitano Luke Whitelock, il mediano Tj Perenara di Wellington, Beauden Barret di Taranaki schierato estremo, l'altro flanker Brad Shields di Wellington.
A Padova nelle stesse ore, l'Australia si doveva impegnare ma non più di tanto per prevalere su Fiji, 50-25 il risultato finale, otto mete contro tre. Tra gli altri in meta, il sudafricano di nascita Michael Hooper, terza linea dei Brumbies, esordiente nel Super14 l'anno scorso, quest'anno sceso in campo 5 volte nel SuperRugby con una meta.
Più faticosa nello stesso campo di via Plebiscito la vittoria della Francia su Tonga per 27-14: quattro mete dei francesi, una di penalità, e le altre del pilone Victor Delmas, del nr.8 Karl Chateau e dell'estremo Geoffrey Palis di Biarritz. Due le mete tongane, dei due classe '92 Akhi (centro) e Faemani (terza linea).
Infine a Monigo la superclassica England - Scotland finiva 39-18, cinque mete a due con tripletta per l'ala Christian Wade dei Wasps (2 partite di Premiership con una meta questa stagione) e 10 punti al piede per il campione inglese in carica Owen Farrell, sostituito poi dal classe '93 di Leicester George Ford (4 punti) titolare nella gara d'esordio. Le altre mete inglesi sono di Marlan Yarde, ala del '92 degli Irish e del centro Ryan Mills di Gloucester, due partite di Premiership in stagione. Per gli scozzesi, un penalty, una trasformazione e un drop di Duncan Weir, apertura di Glasgow vista spesso in Celtic League a rilievo dell'altro quasi coetaneo Ruaridh Jackson.
Sullo stesso campo più tardi, vittoria del Sudafrica sull'Irlanda per 42-26. Cinque mete a due, con doppiette per l'ala irlandese Andrew Conway, sei partite in Celtic e tre mete con Leinster, e del centro sudafricano Francois Venter dei Blue Bulls alla seconda doppietta in due gare. Le altre mete sudafricane sono del lock Eben Etzebeth, dell'ala Wandile Mjiekevu dei Lions, del terza linea Arno Botha. L'apertura classe '92 Johannes Goosen segna 17 punti inclusivi di un drop (ha giocato la Vodacom Cup coi Cheetahs quest'anno, marcando 35 punti), mentre l'apertura irlandese James McKinney ne ha marcati 12.
Ora che i giochi stan per farsi duri e sempre a proposito di potenziali protagonisti del torneo ed oltre, ha raggiunto i sudafricani Jacob Taute (nella foto), supersolido estremo da 1,89m per 95kg titolare dei Lions nel SuperRugby, autore di 30 punti con sei mete in stagione.
Per il torneo, nel Gruppo C abbiamo Sudafrica e Inghilterra a 10 punti e le altre a zero (scontro diretto e decisivo sabato), circa lo stesso nel Gruppo B con Australia a 10 punti e Francia a 9 (anche qui scontro diretto sabato); l'unico gruppo "frastagliato" e già deciso è quello A, con Nuova Zelanda a punteggio pieno, Galles a 5 punti , Argentina a 4 e Italia in fondo a quota zero. Sabato alle 18 le scontate Argentina-Nuova Zelanda a Padova e Italia-Galles a Monigo.
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