Con la sua cintura di debito esplosivo al 134% del PIL, l’Italia è il vero kamikaze che si aggira per la UE e minaccia di far saltare tutto il castello di carta dell’eurozona. Consapevole di ciò, Renzi sta provando a fare del debito italiano un punto di forza. Preso coraggio, superato ogni residuo timore riverenziale, ha chiesto spiegazioni sul doppio binario di valutazioni utilizzato da Bruxelles in tema di banche e migranti. L’obiettivo è di costringere Junker l’uomo di Merkel a Bruxelles, dopo avergli ricordato con quali voti è stato eletto alla presidenza della Commissione, a mantenere le promesse di investimenti e sostenere la crescita. Una mossa che è stata possibile grazie alle debolezze della Francia di Hollande ed all’appoggio degli Stati Uniti di Obama perplessi sulla progressiva germanizzazione del credito in Europa, quando le banche falliscono infatti, i capitali fuggono a Berlino. I tempi sono maturi per giocarsi il tutto per tutto e provare a ribaltare il tavolo europeo, mai come in questo momento la Germania appare non solamente isolata, ma debole al suo interno. Merkel non è più invincibile ed i casi volkwagen, banche, siderurgia, gasdotti hanno contribuito ad acclarare il gioco: sono tedeschi i vincoli europei. Il sud del vecchio continente in pratica lavora per Berlino con l’eccezione di Parigi che fa un pò come gli pare: tiene viva una grandeur perduta con qualche botto di cannone in Siria come già fu per la Libia e si mantiene franca-di bolli nella Unione, ogni anno sfora di deficit senza pagare dazio in cambio, lascia alla Germania il banco per riscuotere alla cassa. Difficile fugare il sospetto che la Germania, attraverso le procedure di infrazione UE non punti a far chiudere l’Ilva di Taranto ad esempio, per liberare quote di mercato alla siderurgia tedesca. E questo è solamente l’ultimo dei punti di frizione, prima ci sono state le sanzioni alla Russia con gravi danni alle esportazioni italiane di prodotti alimentari e di lusso, mentre la Germania si è data il via libera da sola e tratta proprio con la Russia la costruzione di un nuovo gasdotto nordeuropeo bloccando il south stream che avrebbe visto l’Italia come hub terminale; senza dimenticare i fallimenti delle banche popolari italiane, la Commissione ci ha obbligati a lasciarle al loro destino dopo che l’intero sistema creditizio tedesco è stato salvato con quegli stessi interventi pubblici che all’Italia sono stati impediti come indebiti aiuti di Stato. Ben 465 sono i miliardi coi quali lo Stato Federale ed i Lander tedeschi hanno salvato le banche dal fallimento, siamo nell’ordine del 17% della ricchezza annua prodotta. Che cosa sarebbe stato dei risparmiatori tedeschi se alla Bundesrepublik fosse stato impedito di intervenire come è accaduto nei fallimenti di Banca Etruria e Banca Marche? Non vorremmo pensare che la regola applicata sia stata quella del codice militare di guerra: 10 fallimenti di banche italiane per ogni banca tedesca salvata! Fugare i dubbi che la guida tedesca dell’Europa persegua unicamente l’interesse nazionale è un punto da cui non si può più prescindere e le circostanze che vedono la locomotiva tedesca rallentare come denuncia un recente rapporto di Credit Suisse, rendono il momento particolarmente favorevole per metterla alle strette catalizzando un fronte antitedesco su quelle materie nelle quali da troppi anni detta legge incontrastata. La Germania comanda perché è forte economicamente e perché ha una serie di Stati vassalli nella UE che vanno dalla Lituania ai Paesi Bassi, è la tesi del prof. Francesco Forte, ex ministro delle finanze e del coordinamento delle politiche comunitarie. Una Europa tedesca è inevitabile, ma bisogna accertarsi che sia animata da sincero spirito liberale e che non sia mossa da mire egemoniche. L’unione bancaria è un errore prosegue il prof. Forte, ci esautora da ogni scelta. Ogni ulteriore avanzamento del processo d’integrazione ci avvicina sempre più alla dipendenza da tutti gli altri. Bisogna capire che quanto più ci indebitiamo, tanto maggiore sarà la nostra dipendenza dai paesi che pagano per noi. E’ chiaro quindi che il fronte aperto con l’Europa germanica sia molto ampio, in particolare quello sulle banche per il quale la Germania rinvia ogni decisione in merito alla costituzione del Fondo comune di salvaguardia in attesa che il rischio delle banche italiane si ridimensioni. E non solo per le banche, anche su Ilva ed immigrazione la Commissione europea ha applicato i regolamenti con modalità discutibili, bizantine all’apparenza, si direbbe per Roberto Gualtieri, presidente della Commissione problemi economici al Parlamento Europeo. Quello con l’Italia è innanzitutto un problema di natura politica sostiene Gualtieri, pur di venirne a capo è però giusto seguire anche la via giuridica perché non devono esistere santuari intoccabili nella UE. Attenti ad alzare la voce, possiamo finire come la Grecia di Tsipras avverte l’ambasciatore Nelli Feroci, meglio stringere alleanze per raggiungere obiettivi specifici su interessi comuni. Intanto che sia fondato il sospetto che ci sia un piano tedesco per inchiodare l’Italia ai suoi problemi di finanza pubblica e metterla sotto tutela è stato confermato dallo stesso Governo Tedesco in risposta ad una interrogazione al Bundestag per bocca del viceministro dell’economia Jens Spahn, braccio destro del super falco Schauble, il diversamente abile più potente d’Europa, nemico giurato di Mario Draghi. La proposta tedesca di modifiche alla Unione per la costituzione del fondo di garanzia bancaria, mira infatti a salvaguardare il contribuente tedesco ha assicurato Spahn al Bundestag, perché i fallimenti delle banche mediterranee non vengano ripianati coi soldi del contribuente tedesco. Il piano prevede che i titoli di Stato in pancia alle banche (soprattutto italiane), dovranno perdere le garanzie ed essere iscritti a bilancio come tutti gli altri titoli di rischio. In caso poi di crisi finanziaria di un paese membro della UE, contestualmente alla richiesta di assistenza al Fondo Salva Stati, la ristrutturazione del debito avverrebbe in automatico con l’intervento diretto della Trojka nel governo dell’economia di quel paese superando la fase di controllo a distanza, come avvenne in Italia col varo del Governo Monti ispirato da Berlino.
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Italia kamikaze UE, 10 fallimenti per ogni banca tedesca salvata
Creato il 07 gennaio 2016 da Blogaccio @blogaccioBlogPotrebbero interessarti anche :
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