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Italia: la Cgia denuncia 8500 posti di lavoro vacanti. Introvabili gli esperti informatici

Creato il 07 settembre 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

Analisti e progettisti di software, tecnici programmatori, ingegneri energetici/meccanici, tecnici della sicurezza sul lavoro ed esperti in applicazioni informatiche: sono queste le figure professionali più difficili da reperire sul mercato del lavoro. Insieme a attrezzisti di macchine utensili, infermieri, ostetriche, professionisti della riabilitazione, acconciatori, installatori e riparatori di apparati elettrici ed elettromeccanici, daranno luogo a oltre 29.000 nuovi posti di lavoro. Di questi, quasi 8.500 rischiano di non essere coperti perchè non reperibili sul mercato del lavoro. E’ quanto rivela l’Ufficio studi della CGIA, che ha analizzato i dati emersi dalla periodica indagine effettuata dall’Unioncamere-Ministero del Lavoro su un campione qualificato di imprenditori italiani.

(fastweb.it)

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Le figure più difficili da trovare sul mercato occupazionale. Alcuni lavori rischiano di non trovare impiegati perché all’interno del mercato occupazionale non ci sono le figure richieste. Si tratta di 8.500 posti vacanti. Le professioni interessate, per la maggiore, sono quelle legate all’informatica: si tratta di analisti e progettisti di software, tecnici programmatori ed ingegneri energetici/meccanici. Insieme al settore tecnologico, però, si ricercano anche attrezzisti di macchine utensili, infermieri, ostetriche, professionisti della riabilitazione, acconciatori, installatori e riparatori di apparati elettrici ed elettromeccanici.

Negli ultimi sei anni, però, i “lavoratori introvabili” sono pressoché dimezzati: nel 2009 i posti vacanti erano circa 17.600. L’elaborazione della Cgia considera le professioni per cui le aziende prevedono l’assunzione di almeno 1.000 figure (è stato esaminato l’83% di tutte le assunzioni previste nel 2014 e l’86% di quelle del 2009); si tratta delle previsioni di assunzione non stagionali. Dall’inizio della crisi – fa notare la Cgia – molte cose sono cambiate: se nel 2009 non si trovava oltre la metà degli infermieri/ostetriche, dei falegnami e degli acconciatori, nel 2014 la “top ten” è cambiata e le professionalità più difficili da trovare risultano in primo luogo gli analisti e i progettisti di software (37,7%), poi i programmatori (31,2%), quindi gli ingegneri energetici e meccanici (28,1%), i tecnici della sicurezza sul lavoro (27,7%) ed i tecnici esperti in applicazioni informatiche (27,4%), tutte figure con una elevata specializzazione e competenza. Dopo sei anni di crisi infermieri ed ostetriche, acconciatori e attrezzisti di macchine utensili continuano ad avere un futuro, ma ridimensionato in termini assoluti. Nel 2009 i lavori “vacanti” riguardavano l’artigianato e le attività manuali, oggi le richieste sono cambiate. Inoltre, se nel 2009 la platea dei “lavoratori introvabili” era costituita prevalentemente da attività artigianali ad elevata abilità manuale, oggi, invece, gli “introvabili” sono legati a settori ad alta specializzazione tecnica, in particolare nell’informatica.

La cause dei posti vacanti: crisi, competenze insufficienti dei candidati e metodi di ricerca aziendale errati. “Le cause del disallineamento tra domanda e offerta di lavoro – segnala Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA – sono molteplici. Nonostante il perdurare della crisi, molte aziende continuano a denunciare che nei settori tecnologici ad alta specializzazione le competenze dei candidati sono insufficienti. Sicuramente ciò è vero: spesso la preparazione di molti giovani è ben al di sotto delle richieste avanzate dalle imprese. Tuttavia molte aziende scontano ancora adesso metodi di ricerca del personale del tutto inadeguati, basati sui cosiddetti canali informali, come il passaparola o le conoscenze personali che non consentono di effettuare una selezione efficace. Inoltre, non va trascurato nemmeno il fenomeno della disoccupazione d’attesa: nei settori dove è richiesta una elevata specializzazione, le condizioni offerte dagli imprenditori, come la stabilità del posto di lavoro, la retribuzione e le prospettive di carriera non sempre corrispondono alle aspettative dei candidati. Se questi sono di valore, preferiscono rinunciare, in attesa di proposte più interessanti”. (AGI)


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