delle costruzioni e del terziario (230.600 GWh), si ottiene un extra esborso di 7,9 miliardi che grava come un macigno sulla competitività dell’industria nazionale. I consumi elettrici sono ancora lontani dalle quote raggiunte prima della recessione economica; i 230.600 GWh del 2010, nonostante un aumento del 4,4% rispetto al 2009, significano un -4,6% in confronto al 2007. Solo quattro regioni hanno recuperato i livelli toccati tre anni fa: Trentino Alto Adige, Calabria, Sicilia e Liguria.
Le aziende del Nord hanno dovuto sopportare il conto più salato.Difatti sono 4,6 i miliardi spesi in più per le bollette elettriche nel 2010, rispetto a quanto si sarebbe pagato con il prezzo medio europeo. Il divario scende a 1,9 miliardi nelle regioni meridionali e a quasi 1,4 in quelle del Centro. Scorrendo la classifica si scopre che la Regione maggiormente penalizzata è la Lombardia, con un extra costo di 1,8 miliardi per le bollette elettriche rispetto alla media dell’Eurozona. È quasi il 23% del fossato complessivo tra Italia e Ue. A seguire ci sono gli 800 milioni versati in più dal Veneto nel 2010, davanti ai 711 dell’Emilia Romagna e i 677 del Piemonte.Considerando, invece, il peso delle bollette sulle singole attività, gli imprenditori più colpiti sono stati quelli del Friuli.In questa regione, infatti, ogni azienda ha pagato mediamente 3.151 euro aggiuntivi per l’energia elettrica, rispetto alla media del Vecchio continente.Al secondo posto c’è la Sardegna, dove ogni azienda ha sborsato 2.708 euro in più, seguita dalla Lombardia con 2.208 euro.Su scala provinciale, infine, Milano, Bergamo e Brescia valgono circa un miliardo di extra costi per le bollette elettriche, il 13% dell’intero divario che ci separa dagli altri Paesi.Come si spiegano queste differenze?A far lievitare le bollette italiane è soprattutto la pressione fiscale, che a metà 2010 incideva per il 22,7% sul prezzo finale dell’elettricità.Le imposte sull’energia, stando ai dati disponibili del 2009, valgono complessivamente il 2,1% del Pil, contro una media Ue dell’1,7% (qualche esempio dei singoli Stati: 1,9% in Germania, 1,5% in Francia e poco di meno in Spagna). Questo scalino dello 0,4% si traduce in 6,1 miliardi di euro di maggiori imposte per cittadini e imprese. Concentrandosi sull’energia elettrica, si scopre che tra tasse e oneri di vario tipo, le aziende hanno pagato 3,2 euro ogni cento kWh consumati, contro una media europea di 1,4 euro. La Germania ha sborsato 2,8 euro, la Francia 0,6, la Spagna 0,5 e la Gran Bretagna ancora me- no (0,4). E la situazione è peggiorata con la Robin Tax – l’addizionale sull’aliquota Ires per le imprese energetiche – introdotta dalla Manovra d’agosto.La tassa, come ha già evidenziato l’Autorità per l’energia, ha depresso gli investimenti e, di conseguenza, ha minato il terreno della competitività per l’industria nazionale.Non c’è solo la pressione fiscale: un altro problema italiano è la dipendenza da una sola fonte fossile, il gas, per produrre quasi il 50% dell’elettricità nazionale. Le centrali termoelettriche sono per fortuna tra le più efficienti d’Europa, ma ci sono altri ostacoli. In particolare, c’è l’inadeguatezza delle infrastrutture e degli stoccaggi, con un mercato ancora bloccato che sta cercando di aprirsi alla concorrenza, verso una Borsa del gas in grado di abbassare i prezzi delle forniture.http://feeds.feedburner.com/blogspot/sHlyJTags: Auto, bolletta energetica, cormons, energia, gorizia, inquinamento luminoso, Risparmio energetico, sprechi, Sprechi energetici, Tag, TasseMagazine Informazione regionale
La bolletta energetica dello scorso anno è stata un salasso per le imprese italiane.All’Italia spetta la maglia nera, con le bollette più care del Vecchio continente.Difatti i nostri imprenditori hanno dovuto pagare complessivamente il 31,7% in più in confronto ai colleghi dell’Ue. Significa 7,9 miliardi di euro in un anno, 1.776 in media per ogni azienda dello Stivale. Come si è arrivati a queste cifre? L’elaborazione, su dati Eurostat-Aeeg, mostra che nel secondo semestre 2010 le imprese dell’Eurozona hanno sborsato quasi undici euro (10,9) ogni cento kWh di elettricità (al netto dell’Iva), mentre quelle italiane hanno pagato 14,3 euro per la stessa quantità di energia. C’è quindi un divario pari a 3,4 euro ogni cento kWh a carico delle nostre aziende. Applicando questo scalino ai consumi elettrici totali del 2010 nel settore manifatturiero,