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Italia? Per le startup, rivolgersi altrove

Da B2corporate @b2corporate
Non c’è nessuna città italiana tra i primi 20 ecosistemi urbani più adatti allo sviluppo di startup innovative, secondo lo Startup Genome Project messo a punto da Compass. In testa c’è la Silicon Valley, che come prevedibile trionfa in 4 sui 5 indicatori utilizzati per definire la classifica: Performance, Funding, Talent e Startup Experience, mentre per quanto riguarda la Market Reach è dietro solo a New York, Los Angeles e Londra. Proprio le due metropoli americane occupano il secondo e il testo posto: seguono Boston, Tel Aviv, Londra, Chicago, Seattle, Berlino, Singapore, Parigi, San Paolo, Mosca, la new entry Austin, Bangalore, Sydney, Toronto, Vancouver e altre due matricole, Amsterdam e Montreal.
Italia? Per le startup, rivolgersi altrove
Tanti USA, ovviamente, ma anche eccellenze dal Sud-Est asiatico, dal Canada e dall’Australia, da Paesi emergenti come India e Brasile. E un 25% d’Europa, anche se l’Italia proprio non si vede. Il rapporto, giunto alla seconda edizione tre anni dopo il primo, ha visto la partecipazione e la collaborazione di Deloitte, Orb Intelligence e Crunchbase, mentre alle domande del questionario hanno risposto oltre 11mila tra startup, azionisti e investitori.
La crescita più poderosa? Quella di Berlino, che totalizza un Growth Index pari a 10, seguita da Bangalore, Londra, Amsterdam, Tel Aviv e Chicago. Rispetto alla prima edizione del rapporto, i balzi in avanti più significativi sono stati quelli di Singapore (7) e ancora Berlino (6), mentre a parte Montreal c’è stato un crollo delle canadesi, con Toronto e Vancouver che hanno perso entrambe 9 posizioni.
Considerando le oggettive difficoltà nel fornire una valutazione davvero fedele della situazione planetaria, resta da chiedersi se l’assenza del nostro Paese sia da imputarsi anche a una scarsa capacità di autopromozione anche a livello di partnership e reti con Compass oppure solo all’ormai cronico ritardo italiano nel superare il digital divide e, più in generale, dare concrete speranze di crescita alle imprese, al di là di tutte le pastoie burocratiche, le tasse e la mancanza di investimenti che ne frenano lo sviluppo. Eppure a ben guardare le startup italiane di successo non mancano: basta vedere il caso di Gp Renewable del ventenne Gianluigi Parrotto con i suoi mini-impianti eolici da installare sul tetto prodotti a Casarano, comprata da quattro investitori americani per 5,5 milioni di euro, o qualche anno fa Glancee, startup con l’obiettivo di fornire una soluzione digitale a chi è in cerca di persone con interessi condivisi, fondata da Andrea Vaccari e venduta a Facebook per una cifra non dichiarata pubblicamente. Rimane il fatto che anche da un punto di vista strutturale l’Italia deve fare molto, e dotare finalmente di banda ultralarga la percentuale più alta possibile del Paese: su SosTariffe.it si possono trovare le offerte più convenienti e performanti.

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