“Non si è mai mangiata così tanta pasta italiana all’estero e la giornata mondiale della pasta si festeggia quest’anno con il record storico delle esportazioni”.
La celebre scena del film con Alberto Sordi “Un americano a Roma” (venividivici.us)
L’Italia resta il primo produttore al mondo con 3,3 milioni di tonnellate per un controvalore di 4,6 miliardi di euro, il primo consumatore con 26 chili pro capite e il primo esportatore con 1,9 milioni di tonnellate.
Non c’è crisi per la pasta italiana, che “resiste” sulle tavole nonostante la crisi economica che imperversa nel nostro paese ed il crollo dei consumi, continuando incontrastata a conquistare i mercati stranieri. Sul fronte “spaghetti company”, il Belpaese non ha rivali e batte ogni primato: l’Italia resta il primo produttore al mondo con 3,3 milioni di tonnellate per un controvalore di 4,6 miliardi di euro, il primo consumatore con 26 chili pro capite e il primo esportatore con 1,9 milioni di tonnellate. E’ quanto afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in occasione del ‘World Pasta Day 2013′.
“Nonostante il lieve calo delle quantità acquistate dovuto alle difficoltà economiche delle famiglie – spiega la Cia – la pasta resta uno dei piatti più amati dagli italiani. Per non rinunciarci, a causa della crisi, gli italiani si sono piuttosto orientati verso confezioni più convenienti come quelle presenti neidiscount (+4,5%), portando a una riduzione della spesa per tagliatelle e rigatoni del 9% circa“. Gli italiani, quindi, rimangono i maggiori consumatori mondiali di pasta, con una netta preferenza per la pasta secca (22 chili a testa) rispetto a quella fresca (4 chili); seguono a notevole distanza i venezuelani con 13 chili a persona, i tunisini (11,9 chili), i greci (10,4 chili), gli svizzeri (9,7 chili), gli svedesi (9 chili), gli americani (8,8 chili), i cileni (8,4 chili), i peruviani (8,3 chili) e i francesi (8 chili).
L’Italia mantiene anche la leadership di primo produttore globale: nel 2012 gli Stati Uniti si sono fermati a 2 milioni di tonnellate, il Brasile a 1,3 milioni di tonnellate e Russia e Turchia a meno di un milione di tonnellate annue. Di contro il nostro Paese, con 3,3 milioni di tonnellate prodotte, resta al primo posto mondiale e continua a volare oltre confine. Nel 2012 l’export è cresciuto del 7%, evidenzia la Cia, e anche nel primo semestre di quest’anno il trend si mantiene positivo con il +6%. In particolare, il 73% delle esportazioni finisce nei piatti dei consumatori europei, il 13% negli Usa e il 14% nel resto del mondo. Da segnalare il “boom” senza precedenti nei nuovi mercati emergenti, prima di tutto la Cina (+60%).