Ai Campionati Europei di nuoto l'Italia ha ottenuto 17 medaglie nel complesso, 4 in meno del 2008, anche se in questa edizione gli ori sono saliti da 5 a 6. Due anni fa, inoltre, proprio quei 5 allori bastarono per uno splendido secondo posto nel medagliere; ora, invece, con la crescita esponenziale di Francia, Germania e Gran Bretagna, il Bel Paese è stato relegato ad una comunque lusinghiera quinta piazza. Il bilancio, dunque, non può che essere positivo: l'Italia merita un bel 7 in pagella. Vediamo perché.
Nuoto di fondo, voto 9: si è assistito ad un vero e proprio strapotere tricolore. Record di medaglie conquistate (8), di cui 2 d'oro ed una indimenticabile tripletta nella 5 km. In questo sport l'Italia è una potenza. A fianco dell'ormai veterano Valerio Cleri, vero fenomeno per continuità di risultati, crescono molti giovani di qualità come Ferretti, Ruffini e Stochino, mentre in campo femminile Martina Grimaldi e Giorgia Consiglio, rispettivamente 22 e 20 anni, promettono di dominare la scena per il prossimo decennio. Questi risultati sono il frutto di una programmazione seria e lungimirante, che ha compreso l'importanza del nuoto in corsia per la preparazione alle grandi distanze: i rush finali degli azzurri, infatti, dimostrano la differenza tra il campione ed il piazzato. Il nuoto di fondo, dunque, è solo all'inizio di quella che si preannuncia una nuova epopea italiana.
Nuoto, voto 7: 2 note liete sopra tutto: Federica Pellegrini e Fabio Scozzoli. La fuoriclasse veneta si è confermata tra le nuotatrici più forti della storia, anche se sorgono alcuni dubbi sull'ambizioso progetto di vincere 4 medaglie d'oro a Londra 2012 (100, 200, 400, 800). Non è la prima volta, infatti, che 'Fede' accusa dei problemi fisici dovuti alla forte tensione accumulata per il susseguirsi ravvicinato delle gare. A Budapest, dopo il bronzo negli 800, è arrivato il titolo del Grande Slam nei 200, seguito però dalla rinuncia ai 400 (e sarebbe stata una vittoria quasi certa). A questo punto, con giovani rampanti come la Lippok in esponenziale ascesa, forse sarebbe meglio andare sul sicuro, puntando su quell'accoppiata 200-400 che era sfuggita a Pechino 2008. Scozzoli, invece, è stato la grande rivelazione della manifestazione, abbassando con i costumi 'antichi' l'ormai storico record italiano di Domenico Fioravanti nei 100 rana (con conseguente bronzo). La consacrazione, poi, è arrivata con il successo nei 50. Due fattori devono far riflettere: il 22enne di Lugo, allenato da un tecnico ungherese, ha costruito i suoi successi sopratutto con la partenza e le virate, ovvero i fondamentali di cui sono maggiormente carenti quasi tutti gli azzurri (con i quali si perdono decimi spesso decisivi). Bene anche Samuel Pizzetti (due bronzi nel mezzofondo), anche se il 23enne di Codogno al momento non sembra competitivo per il podio a livello mondiale. Dai giovani arrivano 3 note liete: Stefano Pizzamiglio nel dorso, Michela Guzzetti nella rana ed i velocisti dello stile libero. Proprio i vari Dotto, Leonardi ed Orsi sono le speranze più fondate per la creazione di una staffetta competitiva in proiezione olimpica. Tra i veterani è da salutare con gioia il ritorno su discreti livelli di Filippo Magnini e Luca Marin, bravi a superare il loro principale avversario: la testa. Messi infatti alle spalle i blocchi psicologici che li assillavano, i due campioni potranno tornare ad esibirsi sui livelli che li avevano consacrati nel gotha globale. Bocciati senza attenuanti, invece, i vari Lestingi, Colbertaldo, Giorgetti, Di Tora e Di Pietro, dominatori tra gli juniores, ma semplici comparse tra i grandi (da ormai troppo tempo). Preoccupa moltissimo il settore femminile dove, Pellegrini a parte ed aspettando il ritorno al top di Alessia Filippi, esiste un vuoto imbarazzante. Un dato inequivocabile funge da specchio della situazione: con un fenomeno forse unico come Federica, non è stato possibile neppure schierare una staffetta 4x200 stile libero...Urge cambiare tutto, lavorando assiduamente su giovani campionesse in via di formazione (Polieri e Fissneider) e tralasciando atlete che ormai da anni fanno incetta di piazzamenti (Gemo, Segat, Boggiatto). Dopo anni di dominio, infine, è crollata anche la 4x200 maschile: confrontando il potenziale tricolore e quello delle rivali (Russia, Francia e Germania), si comprende come sarà dura invertire la tendenza per il prossimo quadriennio.
Tuffi, voto 7: 3 medaglie (due d'oro ed una d'argento) tutte al femminile. Tania Cagnotto si è confermata la vera 'cinese d'Europa', aggiungendo altri 2 titoli (1 metro e nel sincronizzato con Francesca Dellapè) alla sua già ricca collezione. La debacle nella prova da 3 metri, inoltre, è stata solo il frutto di una giornata-no. Finalmente ha cominciato a brillare anche la stella di Noemi Batki (seconda dalla piattaforma 10 metri), cui serviva solo un brillante risultato per ottenere la tanto attesa svolta mentale: ora la tuffatrice italo-ungherese dovrà accrescere le proprie ambizioni anche ai Mondiali. Ed i maschi? Non pervenuti. 0 medaglie, un risultato che non si verificava dal 2000. L'infortunio di Nicola Marconi ci ha forse privato di un podio nel sincro da 3 metri, tuttavia è palese come le altre nazioni siano progredite (Germania su tutte), mentre noi siamo rimasti pressoché gli stessi da ormai 5 anni. Benedetti, Sacchin e Dell'Uomo sono dei buoni atleti, ma al momento recitano solo un ruolo da comprimari. Serve un aumento deciso del coefficiente di difficoltà dei tuffi, che i rivali europei hanno portato in alcuni casi anche a 3.8. Il futuro, però, potrebbe riservare un ottimo ricambio generazionale con i rampanti Giovanni Tocci ed Andrea Chiarabini.
Nuoto sincronizzato, voto 5: 4 gare, 4 quarti posti. E' l'Italia la vera 'Regina del legno' di questi Europei. Certo, il ritiro di Beatrice Adelizzi, prima storica medagliata ai Mondiali, ha certamente influito, tuttavia le nuove leve non sembrano all'altezza della situazione. Due punti di riflessione aiutano a capire meglio la situazione: 1) nelle ultime stagioni la distanza da Russia e Spagna (soprattutto nella prova a squadre) non solo non è stata colmata, ma si è addirittura ingigantita; 2) in campo continentale siamo stati scavalcati dall'Ucraina, diventata così la terza forza in Europa. Il nuoto sincronizzato azzurro, dunque, vive una fase di profondo regresso. Cosa fare? La necessità incombente sarebbe quella di un tecnico russo (e non di un giapponese, come invece è stato fatto). Verso Londra 2012 la qualificazione pare alla portata (soprattutto per il duo Lapi-Flamini), tuttavia serve uno sforzo per scalare ulteriormente la vetta dei vertici mondiali e non lasciare che il bronzo iridato della Adelizzi rimanga solo un episodio estemporaneo.
Federico Militello
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