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Italian Experimental Cinema

Creato il 09 marzo 2011 da Fasterboy

ITALIAN EXPERIMENTAL CINEMA

A cura di Piero Pala

23 marzo 2011

h. 13:15 -15:00
L’avanguardia cinematografica futurista: origini e diramazioni

Università di Copenhagen
Dipartimento di Inglese, Tedesco e Romance Studies, Italianistica
Facoltà di Studi Umanistici
Aula N° 24.4.01

Njalsgade 128
DK-2300 Copenhagen S – Denmark

h. 19:00
rassegna di cinema d’artista italiano, dalle origini del Futurismo al nuovo millennio

Danish Film Institute http://www.cinemateket.dk
Gothersgade 55
1123 Copenhagen K- Denmark

Che n’è del cosiddetto cinema “sperimentale” italiano, del cinema d’artista, di quello underground, amatoriale, personale o film-diario, del cinema di ricerca, concettuale, strutturalista e materico, di quello elettronico e della video arte con le sue infinite diramazioni? E cioè del decorso di un cinema come mezzo di sperimentazione e di ricerca audiovisiva che lancia una sfida alle convenzioni linguistiche, alla retorica della narrazione oggettiva, alle dinamiche di produzione dell’industria cinematografica, e quindi di quel medium estetico che prospetta non una distinzione assoluta ma un’autonomia creativa?
L’insieme del cinema indipendente, di ciò che comunemente e sbrigativamente è designato come cinema “sperimentale”, rappresenta a tutt’oggi una singolare e fondamentale, chiaramente identificabile, parte della storia del cinema. Gli innumerevoli sentieri tracciati dal passaggio del cinema sperimentale hanno marcato e talvolta anticipato le manipolazioni dell’immagine, del suono, dello spazio e del tempo cinematografico; ricerche che contraddistinguono adesso le realizzazioni dell’industria cinematografica.
In questa serie di proiezioni per il Danish Film institute, in questa particolare ricognizione, si porta all’attenzione un cinema in cui le tecniche cinematografiche impiegate non sono indifferenti ai loro contenuti, come nell’anonimo film Le Farfalle e in quelli di Cordero/Martina/Oriani, e Nino Pezzella. Un cinema che è anche progenitore di pensiero, che rifiuta di intrattenere il pubblico e implacabilmente affonda la sua critica nell’orizzonte culturale dominante, come nel lavoro di Silvio e Vittorio Loffredo e del Gruppo ‘70, che aprono lo scottante dibattito sull’entropia della società moderna, sul naufragio dell’impegno etico dai valori umani.
Una caratteristica specifica, che diviene spesso un’invariante in Italian Experimental Cinema, è l’enigma della poetica visuale italiana, che è figlia di quella crisi d’identità che ha percorso tutto il Novecento. I film di Nato Frascà e Massimo Drago si concentrano prevalentemente sul binomio corpo/anima, sulla dicotomia per eccellenza della speculazione occidentale.
La ricerca di Adriano Abbado e Codenrama nei campi dell’esplorazione e del rinnovamento media visivi, combinata con una tipica sensibilità italiana può essere ricondotta all’innovazione poetica di dantesca memoria; uno “Stilnovo” non più “Dolce” ma “Digitale” dove la scelta di un registro linguistico spazia dalla scienza alla filosofia.

Con il patrocinio e contributo dell’Istituto Italiano di Cultura di Copenhagen

ANONIMO, LE FARFALLE, 1907, 35mm, colore, muto, 3’16’’

Questo film, prodotto dalla società italiana Cines, offre al pubblico una delle numerose imitazioni della prima
danzatrice serpentina, Loïe Fuller. I padri del cinema si confrontarono tutti con questo genere di film. Edison e
Dickson, per non parlare di Louis Lumière e Paul Nadar, resero celebri le prime danzatrici serpentine: Annabella
(1897), Crissie Sheridan (1897) e Ameta (1903). In questi Papillons volteggia un’estetica splendente, grazie ai
colori restaurati in modo meraviglioso.

TINA CORDERO-GUIDO MARTINA-PIPPO ORIANI, VELOCITA’ (VITESSE)
1931-1933, 35mm, b/n, muto, 13‘

Velocità appartiene alla tendenza più radicale della cinematografia d’avanguardia della fine degli anni ‘20 di cui adotta il linguaggio costruendosi sul puro concatenamento non narrativo e non sintattico delle immagini.
(G. Lista)

SILVIO E VITTORIO LOFFREDO, LE COURT BOULILLON
1964, 8mm su DVD, b/n, muto, 28’

I fratelli Loffredo realizzarono la serie di film collage Le Court Bouillon a partire da differenti materiali in pellicola
(pubblicità televisiva, film erotici, cartoni animati) acquistati al mercato delle pulci.

GRUPPO ’70 (ANTONIO BUENO, LUCIA MARCUCCI, EUGENIO MICCINI, LAMBERTO PIGNOTTI)
VOLERA’ NEL ’70, 1965, 16mm su DVD, b/n e colore, sonoro, 7’

La “Cinepoesia” e le tecniche del montaggio non-lineari.
Il cinema offre un linguaggio nuovo, la cui grammatica ci è ancora quasi sconosciuta. Alcuni, fra i vari esperimenti di “nuovo cinema”, tendono ad operare verso la ricerca di questa grammatica: in questo ordine di idee e attraverso un nuovo metodo strutturale che chiameremo “non lineare”, con un’operazione che attinge all’esperienza di più arti maggiori e minori (pittura, poesia, teatro, musica, grafica, pubblicitaria, giornalismo), alcuni membri del Gruppo ‘70, hanno portato a termine un lavoro di equipe da loro chiamato cinepoesia, di significato ideologicamente “di opposizione” e ironizzante tutte le forme alienanti dell’attuale società di massa. Partendo dal presupposto che nella nostra civiltà la “linea” è ritenuta fondamentale, cioè tutte le nostre espressioni appaiono ordinate liberamente, ci siamo rivolti una serie di domande: la linea è veramente presente nella realtà? E se è presente potrebbe essere superata? Si potrebbe tentare di descrivere qualcosa senza una continuità di tempo spazio? Potrebbe ciò essere sperimentato nel linguaggio filmico? In risposta a questi quesiti la cinepoesia, autori: A. Bueno, L. Marcucci, E. Piccini, L. Pignotti. In essa è stata usata una tecnica particolare di montaggio per una struttura non lineare; servendosi di spezzoni di pellicole in bianco e nero a colori, di varia provenienza (cinegiornali, film comici, documentari, film di guerra, film rosa, provini, ecc.) e destinazione (politica, informativa, sociologica, comica, di puro divertimento, ecc.) e operando sulle possibili combinazioni di tali spezzoni, è stato ottenuto un insieme filmico che in ultima analisi risulta una ri-creazione di linguaggio e uno spettacolo che a ragione è stato definito “insolito”.
Infatti noi abbiamo tentato di rendere cinematograficamente certe concomitanze che in realtà esistono collegate
ma non linearmente: la vita offre continue associazioni non lineari (chiamandole associazioni di emozioni), che
poi il “narratore” associa invece linearmente. Il cinema ha preso in prestito il romanzo, la narrazione ottocentesca in cui gli avvenimenti sono collegati e ordinati dall’autore secondo uno schema o catena lineare. Nella cinepoesia certe scene d’amore e di guerra, il sacro e il profano, il tragico e il comico, il divertente e l’impegnato, i titoli di programmazione e le interviste si susseguono in una struttura del tutto aliena dalla narrazione lineare, tendente a contestare la tradizione filmica e infine ad operare verso la ricerca di una nuova grammatica del linguaggio cinematografico. (Lucia Marcucci)

NATO FRASCA’, SOGLIE, 1967-78, 8mm e 16mm su DVD, b/n, sonoro, 20

Montato con materiali da me filmati, rubati, trovati o donatemi dal 1967 in poi. Ho riutilizzato materiali segreti (di
scarto) dello spettacolo cinema; mi approprio (con l’obiettività e la necessaria ironia dovute alle distanze temporali) dei miei stessi reperti esistenziali, e me ne approprio con la coscienza di chi non trascura quei nanosecondi mai registrati dai nostri orologi da polso. “Il futuro è inevitabile – esatto – dice Borges – ma può non verificarsi. Dio veglia negli intervalli”. Quindi lo jatus la sospensione come tempo “vuoto” da indagare; cui le immagini servono come parametri, supporto e confronto, confini, soglie. Il momento cruciale sta non solo nelle cose, ma soprattutto, per me, fra le cose (le soglie fra uno spazio e l’altro). Occupare lo spazio trascurato, usare un materiale entropizzato; anticiparsi alla neghentropia come possibile uso di coscienza attraverso il repertorio dell’inconscio messo a fuoco (e a ferro) con la virulenza crescente della vita. (Nato Frascà)

MASSIMO DRAGO, ACTRESSTRESS, 1987-2004, Super 8 su DVD, colore, sonoro, 4’
Montaggio: Elisabetta Saiu (2004) Musica: T.A.C. (2004)

Opera prima satura di tecniche miste che risuona vorticosamente nel buio del cinema indipendente italiano. Actresstress inizia utilizzando due parti della stessa ripresa e adottando uno sfasamento che si distingue dal principio di specularità. Questi iniziali due minuti si contraddistinguono per la quiete che li attraversa. Con un montaggio rapido in progressione, il lavoro dispiega un doppio trattamento grafico della pellicola (colorando lo strato a cui è stata tolta in parte l’emulsione e disegnando forme geometriche dall’altro) ad una metrica intermittente. Notevole la cifra fotografica che Drago mette in risalto con inquadrature esemplari e pianificando lo spazio luminoso circostante

NINO PEZZELLA, MIA ZIA, 1989, 16mm, colore, sonoro, 1’30’’x1’30’’

Le mani di una donna in procinto di pulire dei pesci. Questi punti di vista, una processione pasquale, il mare, un
paesaggio domestico – culturali e profani -, montati ad un ritmo prosodico, dischiudono possibilità di associazioni
e dimensioni metafisiche, ricercando nuovi mezzi d’espressione filmica. Grazie al montaggio, che crea un legame intenso tra l’immagine ed il suono, dona al film una tensione sostenuta, e la struttura di questo lavoro è collegata alla musica. Siamo di fronte ad un cortometraggio di grande intensità.

ADRIANO ABBADO, KAYUPUTIH, 2008 revised 2011, 720p HD ready, colore, muto, 2’24’’

KAYUPUTIH è un lavoro di arte cinetica, un’animazione astratta che continua la ricerca iniziata con WONOKROMO. Tutte le immagini raffigurano diversi tipi di rumore visivo.

CODENRAMA, ZOCRAD MIRROR (STARTING THE REACTOR), 2010, Blue Ray, colore, sonoro, 5’

Anno 2098: Zocrad Mirror una luna di Toruk il Terzo. Il reattore che fornirà energia per l’intero insediamento umano a Connor’s Plate deve essere innescato dallo spazio con micidiali scariche al plasma.Sulle navi “GigaCore” e “Pendulum” la mitica Leuba Lidsky, l’ambiguo Otis Konta ed il guardiamarina Köning danno il meglio di sè per inizializzare la vita a 92 anni luce dal nostro Pianeta, 34 anni dopo lo sfortunato esperimento su Zocrad, ora ridotto ad un violaceo agglomerato gassoso…

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