Magazine Cultura

Italiani brava gente: il razzismo in Italia nel Novecento

Creato il 14 novembre 2014 da Alessiamocci

“Italiani brava gente” era un detto di qualche decennio fa, oltre ad essere un film del 1965 di Giuseppe De Santis. Nella pellicola si ricordano le atroci sofferenze patite dal nostro esercito durante la Seconda Guerra Mondiale in Russia, teatro di una strage umana nata dalla follia del regime di Mussolini, e si riprende appunto nel titolo quel senso di non cattiveria, bonarietà che si sentono dentro un po’ tutti gli italiani.

Italiani brava gente: il razzismo in Italia nel Novecento“In fondo noi non siamo mai stati razzisti” é il pensiero di molti, ricordando i nefasti anni del ventennio fascista. Perché in fondo ad avercela con gli ebrei erano i tedeschi, le leggi antisemitiche le fecero loro e fu Hitler a parlare di razzia ariana, non il Duce. Ma in verità anche il nostro Paese deve fare i conti con il proprio razzismo, come sostiene la prof.ssa Catalan, docente di Storia contemporanea all’Università di Trieste.

In occasione della giornata di apertura agli studenti delle scuole superiori dell’ateneo triestino, il 24 Ottobre, é stato appunto trattato il tema di come gli italiani sono stati (e in parte lo sono tutt’ora) intolleranti verso lo “straniero” nella lezione di Storia contemporanea “Il razzismo in Italia nel Novecento”. A tenerla é stata la stessa Catalan, smontando fin da subito il falso stereotipo citato all’inizio, diffusissimo soprattutto nei ceti non acculturati della popolazione.

Sono tre le tipologie di razzismo individuabili nella nostra penisola, fino al 1945: contro gli ebrei, l’antislavismo (soprattutto in un territorio di confine come Trieste) e coloniale. Se della prima se ne parla in continuazione, in occasione soprattutto dell’annuale giornata della Memoria, molto meno famose sono le altre due. Nacquero entrambe da una forte voglia di potere: la prima “dentro casa”, la seconda “fuori” nelle colonie appena conquistate.

La prof.ssa Catalan ha spiegato che l’antislavismo era un sentimento che nella città giuliana esisteva già da tempo, ma in forma molto blanda. Italiani brava gente: il razzismo in Italia nel NovecentoDopotutto, per secoli lì si era vissuto tutti in pace (italiani, austriaci, sloveni, croati) sotto l’impero Asburgico, crollato dopo la Grande Guerra con il conseguente passaggio della Venezia Giulia sotto il regno dei Savoia.

Con l’avvicinarsi del fascismo, però, il sentimento nazionalista aumentò sempre di più fino al 1920: la Casa della Cultura slovena di Trieste (oggi scuola per interpreti) fu data alle fiamme. Nel ’22 ci sarà la marcia su Roma.

Il confine orientale italiano fu immediatamente centrale nella politica locale fascista. Furono imposte leggi che impedivano di parlare lo sloveno, oltre alla pubblicazione di giornali e la presenza di scuole in quella lingua, fino a costringere gli stranieri a italianizzare i propri cognomi! Fu l’abbandono, quindi, di un intero popolo delle sue tradizioni per restare vivo, in un accanimento che vedrà i frutti con le foibe alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

La seconda (e ultima nel dettaglio, poiché la lezione si é concentrata soprattutto su queste due tipologie) forma di razzismo descritta dalla prof.ssa Catalan é stata quella legata alle colonie dell’ “impero” italiano.

Italiani brava gente: il razzismo in Italia nel NovecentoPerché anche il nostro Paese partecipò al saccheggio dell’Africa, seppur con esiti veramente miseri, e il trattamento riservato dai colonizzatori ai popoli sottomessi fu negato per anni.

Risale al ’37 la legge che impediva rapporti, sessuali in genere, tra italiani e neri. Questi erano, infatti per lo più visti come schiavi sessuali e occasioni d’incesto non furono rare: addirittura Indro Montanelli, colonna portante del nostro giornalismo, quando era al seguito della spedizione d’Africa comprò una sposa-bambina! Chi però si sposava laggiù, e aveva avuto pure figli, con un nero veniva punito, secondo una legge del 1939.

Oltre al considerare i neri come inferiori e bestie, trattamento analogo a quello riservato agli slavi in periodi senza rapporti con Hitler, la propaganda anti-africani era infarcita di copertine di quaderni dell’epoca, raffiguranti la supremazia bianca (italiani altissimi e schiavi nani, quando invece era il contrario!) e l’uso dei gas come arma giusta per ucciderli, come accadde in Eritrea.

Italiani brava gente: il razzismo in Italia nel NovecentoAlla fine di questa “carrellata di stupidità” nostrana, uno spazio c’è stato anche per gli ebrei. Perché anche Mussolini decise di emanare, nel 1938, le leggi razziali sullo stampo di quelle di Norimberga, nonostante la perplessità di molti esponenti del partito.

Volute o no, tutta la stampa dell’epoca si allineò alla decisione del Duce, favorendo la propaganda subliminale del regime. In alcuni punti, queste norme erano addirittura più severe di quelle tedesche!

Il detto con cui per tantissimo tempo gli italiani si sono identificati, rifiutando l’idea di essere stati parte attiva nei moti razzisti del Novecento, alla fine si é rivelato soltanto un qualcosa per pulirsi le mani da un passato storico. Ma ciò che deve fare uno storico contemporaneo, come sosteneva la Catalan all’inizio della lezione, é farsi continue domande, andando avanti e indietro nel tempo: solo così potremo capire realmente chi eravamo noi italiani un tempo, per decidere chi saremo domani.

 

Written by Timothy Dissegna

 

 


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :