E siam fatti così. Non c’è nulla da fare. Qualsiasi questione emerga, noi dobbiamo schierarci, dividerci e organizzarci in tifoserie contrapposte.
E, con tutti i problemi all’orizzonte, ci mancava pure il tormentone del referendum greco. Da un lato, non poteva esservi di meglio che questo lievito elettoral-propagandistico, vera flebo per la nostra politica, di solito, lasciata a languire sotto l’ombrellone. Dall’altro, su ogni bagnasciuga trovi un sedicente papabile ministro dell’economia, pronto a sostituire Varoufakis (dopo una refrigerante nuotatina, of course). Siamo tutti greci? Non solo: siamo anche tutti ministri, visto che siamo già stati allenatori della nazionale. E anche un po’ maghi perché, una volta passata l’estate, “vedrete a settembre”. Da “guelfi v/s ghibellini” a “euro sì/euro no” c’è tutta una Storia che dalle piazze arriva ai talk show televisivi, compresi i consigli per gli acquisti (ecco ciò che conta). (R.S)
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