Magazine Cinema
Origine: ItaliaAnno: 2015
Durata: 90'
La trama (con parole mie): Giulio Verme, che fin da bambino ha lottato con i suoi genitori per emanciparsi da una condizione di italianità estrema, schiava dei qualunquismi e dalla televisione, si ritrova, adulto, a combattere da outsider la realtà disarmante della Terra dei cachi.
Ai margini del mondo del lavoro ed in crisi con la fidanzata Franca, Giulio incontra casualmente il vecchio ed odiato compagno di scuola Alfonzo, che lo convince ad ingerire una pillola che riduce le sue capacità cognitive dal venti a due per cento.
L'assunzione della droga libera lo stesso Giulio da preoccupazioni e malesseri sociali, aprendogli la strada per il divertimento sfrenato, il sesso e, paradossalmente, il successo.
Per Verme sarà l'inizio di una nuova vita, o l'uomo troverà la forza per reagire ed evitare di diventare quello che ha sempre odiato?
Ogni avventore del Saloon, così come chi ha avuto modo di sperimentare dal vivo il vecchio Ford, ben sa che non sono certo un damerino dai modi garbati, per quanto straordinariamente affabile possa impegnarmi ad essere e sia di fatto molto più equilibrato - almeno in superficie - di quanto non si possa pensare giudicando il mio aspetto.
La volgarità o i colpi proibiti non mi spaventano, e fatta eccezione per alcune schifezze moralmente deprecabili, non mi sono mai scandalizzato particolarmente rispetto al Cinema "basso", se così vogliamo chiamarlo: in fondo, si potrebbe di fatto considerare che proprio dal basso vengo senza dubbio anche io, dunque sarei stupido a remare contro quelle che sono anche le mie "origini".
Maccio Capatonda, salito alla ribalta grazie al trampolino di lancio della rete, è un esempio attuale di questo tipo di Cinema, personaggio e prodotto figlio della rete e della televisione da alcuni considerato geniale e da altri una sorta di povero scemo: premetto che, alla vigilia della visione di Italiano medio, non conoscevo praticamente per nulla le gag che rappresentano il marchio di fabbrica dello stesso Maccio, ed ignoravo felicemente il suo lavoro, ma penso che, a conti fatti, la verità stia in qualche modo nel mezzo.
Italiano medio, scrivendo a partire da un punto di vista prettamente tecnico, è davvero una schifezza amatoriale degna degli standard italioti che tanto pare piacciano al pubblico, dato il successo di gentaglia come Zalone, un'accozzaglia di scene messe una accanto all'altra nel tentativo di illudere l'audience di trovarsi di fronte ad una sorta di unico prodotto, il tentativo di riportare in auge un certo tipo di satira sociale virata al trash ispirata all'epoca in cui il Cinema italiano aveva qualcosa da dire ormai purtroppo tramontata destinato inevitabilmente a non avvicinarsi neppure lontanamente ai cult che quell'epoca hanno segnato - dai primi due Fantozzi ad Amici miei, giusto per citare titoli qui in casa Ford considerati sacri -.
Eppure, per quanto traboccante di difetti, nel corso della visione ho in più di un momento avuto l'impressione di comprendere il perchè dell'enorme seguito che Capatonda ha accumulato e continua ad accumulare, soprattutto rispetto ad un pubblico giovane: in fondo, se non si avessero presenti alcuni riferimenti storici, quello che porta sullo schermo potrebbe perfino risultare innovativo, per quanto enorme mi appaia un termine di questo tipo associato a film di questo calibro.
La spiegazione, dunque, del mio assoluto distacco rispetto a Italiano medio ed alla sensazione di inutilità che questa visione mi ha comunicato, è molto più semplice di quanto si possa pensare: Maccio Capatonda non mi piace, non mi fa ridere, non ha nulla che ritenga davvero geniale, sopra le righe, unico nel suo genere.
Comprendo bene la volontà, il desiderio, la furbata di criticare con il sorriso un ambiente che, in misura più o meno consistente, finisce per influenzare tutti noi che lo viviamo - anche chi se ne chiama fuori, sia chiaro -, ma non credo si sentisse davvero il bisogno di questo piccolo - molto piccolo - circo di citazioni cinematografiche - da Fight club a Limitless, tanto per citarne un paio - e sguaiati momenti pronti a strappare - o a sperare di farlo - un sacco di risate al pubblico: in uno dei periodi più bui della cinematografia nostrana, Italiano medio resta proprio a galleggiare nell'acquitrino che spera tanto di lasciarsi alle spalle guardandolo con discreta spocchia dall'alto, lui che è intelligente, ne sa, ne capisce, ci ride sopra.
Quando anche lui, una volta spente le luci, finisce per ritrovarsi in canotta con birra e spaghetti davanti alla partita di calcio.
E senza aver neppure preso la fatidica pastiglia.
MrFord
"Ohoo Ohoo ma a me non me ne frega tantoohoo Ohooio sono un italiano e cantoe datemi Fiorello e Panariello alla tvsono l'italiano medio nel blu dipinto di blu."Articolo 31 - "L'italiano medio" -
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