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Italiano Medio, Birdman, Interstellar e altri filmacci (aka Il raggio b(l)utico)
Creato il 11 febbraio 2015 da Sommobuta @sommobutaCi siete?
Birdman
Tipo la classica pellicola made in Hollywood che percula Hollywood mostrando i lati oscuri di Hollywood piena zeppa di attori di Hollywood pensata fuori dagli schemi di Hollywood che piacerà al carrozzone di Hollywood. E quindi, verosimilmente, si porterà a casa tutte le statuette più importanti.
O almeno credo.
In due soldi è la storia di un attore molto famoso “a quei tempi”, antesignano dei cinecomics che oggi vanno tanto di moda, che decide di giocarsi il tutto per tutto mettendo in scena una piece teatrale basata su di un libro di Carver, unicamente per scrollarsi di dosso il marchio di "(ex) attore commerciale fallito che nessuno si ricorda più".
In soldoni, è la vita para para di Micheal Keaton, famosissimo negli anni ‘80, celeberrimo nei ’90 per il suo Batman, dopodichè (de)caduto nel dimenticatoio cinematografaro (o relegato a commediucole di infimo valore). L’intera pellicola è un (finto) pianosequenza continuo (almeno fino al plot twist finale), ed è oggettivamente una commedia anche molto gradevole. Peccato che spesso cada in certe prosopopee e pipponi pseudofilosofici che se eliminati avrebbero snellito il tutto. Insomma, alcune scene e alcuni scambi di battute personalmente li ho trovati fin troppo autorefereniali.
Per il resto è meta-cinema allo stato puro. E in ogni caso, è da guardare.
Grand Budapest Hotel
Anderson è un regista geniale e “di maniera”. L’aggettivo esatto per qualificare ogni suo singolo film è uno solo: delizioso. Anche questo Grand Budapest Hotel non sfugge alla regola, e Anderson confeziona l’ennesimo prodotto godibilissimo, freschissimo e all’apparenza “semplicissimo”.
Il giovane “Zero” è l’apprendista del concierge del Grand Budapest Hotel, albergo di lusso di una fittizia nazione del centro europa della metà del ‘900. E assieme al suo mentore sarà protagonista di una serie di avvenimenti scaturiti dalla morte di una facoltosa cliente dell’albergo, che ha lasciato alcune cose di valore proprio al concierge.
Rivelarvi oltre sarebbe delittuoso, ma rimane il fatto che questa pellicola è sicuramente interessantissima.
E può piacere davvero a tutti.
Interstellar
E finalmente sono riuscito a vederlo, e a diverse settimane di distanza dalla visione ancora non riesco a dire se mi è piaciuto oppure se mi ha fatto cagare. Forse la cosa che mi ha leggerissimamente infastidito di Interstellar è l’aver voluto mascherare quello che sostanzialmente è un blockbusterone come un prodotto “filosofico”, un “film d’autore”, che pretende di darti tutte le risposte sul cosmo e sulla vita.
Nel corso della sua filmografia Nolan ci ha abituato a pellicole con plothole assurdi (vedi l’ultimo Batman - che comunque è quello della trilogia cinefumettosa pipstrellante che m'è piaciuto di più - e ne discuto abbondantemente QUA), per cui non parlerò degli evidenti buchi in fase di sceneggiatura. Non faccio parte nemmeno del team "chemmerda Interstellar che alla fine si risolve con la forza dell’ammmmmore”, per il semplice fatto che, almeno secondo me, l’amore, al pari della spinta esplorativa verso l’ignoto che caratterizza la prima parte della pellicola, è uno dei motori fondanti (e fondamentali) della nostra razza. Quindi che McCoso decida di fare quello che fa da un certo punto in poi è “umanamente” comprensibile. Io l’ho interpretato come un film sulla natura umana, su quanto siamo fallaci e fondamentalmente “piccoli”. E la parte sul pianeta di ghiaccio con voi-sapete-chi mi è piaciuta davvero tanto.
Insomma, un bel blockbuster, ricco di belle scene, splendidi effetti speciali, musiche azzeccatissime, e diversi momenti WTF?
Pieno "Nolan style".
Ridicoli, comunque, certi paragoni con Kubrick e con 2001 Odissea nello Spazio.
Non scherziamo, please…
Lo sciacallo
Lacuna filmica che ho colmato solo da poco. E PORCAPUTTANACHECCAZZODIFILMONE!
In due parole: in un universo parallelo Donnie Darko non è mai morto, e si arrangia come può. Finchè un giorno si accorge che con una telecamerina può fare il freelance e registrare tutte quelle immagini cruente per quei servizi di cronaca nera utilizzati dalle edizioni del mattino dei TG.
Donnie Darko è uno che impara in fretta, e in pochissimo tempo diventerà non solo il numero 1 del settore, ma un vero e proprio "sciacallo" a 360°.
Un film tostissimo, su come i media distorcono spesso la realtà dei fatti (o la utilizzano a uso e consumo dello share o della convenienza). Un piccolo gioiello, snobbato chissà perchè dall'Academy (a parte la sceneggiatura).
Vale la visione anche solo per il finale. Poi c'è tutto il (magnifico) resto.
Italiano Medio
Maccio Capatonda riporta in auge un certo tipo di film "surreale" e "grottesco", prendendosi in giro, ma soprattutto prendendoci in giro. Il film in quanto film non funziona come i suoi trailer soliti, dove le battute, giocoforza, sono sempre immediate e fulminanti (e d'altronde anche Mario, in questo senso, spesso mostra il fianco).
Alle volte infatti la pellicola appare annacquata e allungata, e la battuta arriva quasi in ritardo. Ma la critica alla nostra società, dove ormai conta unicamente l'apparenza, il possesso, la fama e la notorietà è lampante. Sembra quasi di assistere ad un film basato sul celeberrimo monologo del Joker in "The Killing Joke" di Alan Moore (ovvero QUESTO)
In buona sostanza, l'Italiano Medio di Maccio Capatonda siamo tutti noi. Come ha scritto Erica nel suo Bollalmanacco, l'Italiano Medio è quello che dice peste e corna del film di Checco Zalone, e poi va a vedere Maccio Capatonda al cinema, che a livello di "trashonata" è "uguale".
Eiiiiieeeeeeeeeeeeeeeh! (cit.)
Certo, niente di nuovo sotto il sole se pensiamo ai giorni gloriosi della commedia all'italiana, alle critiche (ferocissime) dell'italiano medio dei film con Sordi, o ai primi Fantozzi di villagesca memoria.
Eppure, complessivamente parlando, l'italiano medio 2.0 di Maccio Capatonda, assuefatto dalla tecnologia, dai talent show, dal (finto) impegno nel sociale per pulirsi la coscienza, funziona.
Non so voi, ma forse - forse - abbiamo trovato dopo secoli un degno erede a Verdone. Erano anni che non si trovava più qualche comico con un occhio critico (e in questo caso anche molto cinico e stronzo) come quello del siòr Marcello Macchia. Ed erano anni che non c'era qualcuno capace di interpretare "diverse maschere", mantenendo però sempre la stessa.
Se Maccio Capatonda migliora anche dal punto di vista filmico e registico, in futuro può regalarci delle belle soddisfazioni.
Lo spero vivamente.
Exodus
Per l'angolo del trashone ci piazziamo senza indugio il Mosè di Ridley Scott. Che poi non è nemmeno un brutto film, ma se uno volesse fare già un paragone con "I Dieci Comandamenti" di DeMille ne esce con le ossa a pezzi (naturalmente). Se il paragone non lo faccio e penso a questa pellicola mi trovo di fronte un film che vuole cercare di mantenere un piede in due staffe fallendo miseramente. Questo Mosè nè carne nè pesce, che si fa sballottolare dagli eventi "perchè sì", e non perchè prende una decisione ferma, mi ha irritato tantissimo.
Avrei apprezzato se Ridley Scott mi avesse mostrato un Mosè "unicamente" politico, che prende la religione come mero pretesto per muovere guerra agli egiziani (come sembra fare fino a un certo punto); così come avrei apprezzato la totale deriva mistica dell'incontro "post divino", per cui è la religione che prende il sopravvento su tutto. Il barcamenarsi a seconda del caso tra un "credo" e "l'altro" mi ha davvero urtato tantissimo.
Senza contare che, eccezion fatta per Bale che come Mosè non è nemmeno malvagio, tutti gli altri personaggi sono veramente caratterizzati malissimo.
Peccato, perchè avevo delle buonissime speranze.
E voi, invece?
Che avete visto di bello?
Che mi consigliate di vedere?
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