Pochi, nel 1995, se avessero dovuto scommettere sul primo italiano in Premier League, avrebbero indicato quel ‘pennellone‘ lungo e magro, che rispondeva al nome di Andrea Silenzi. Nella Serie A di metà anni ’90 giravano calciatori del calibro di Zola, Signori, Vialli, Ravanelli, Chiesa, Muzzi, Casiraghi, Baggio; insomma, senza che Silenzi ce ne voglia, gente di caratura decisamente superiore.
Quell’estate 1995 era stata particolarmente movimentata per la formazione del Nottingham Forest: dopo un epico campionato chiuso al terzo posto da neopromossa, aveva visto partire il goleador della squadra, Stan Collymore, in direzione Liverpool. Figura, quella del trasgressivo Stanley, di difficile rimpiazzo, in una realtà piccola ma esigente come quella situata nel Nottinghamshire.
Frank Clark, allenatore dei Reds, ebbe però un’intuizione…da 1,8 milioni di sterline: Andrea Silenzi, centravanti 29enne di Roma, in forza al Torino di Nedo Sonetti, dopo un biennio a Napoli e, soprattutto, all Reggiana, dov’era esploso come calciatore. Il suo acquisto fu benedetto da una leggenda del calcio come Gary Lineker, che disse: “He’ll be the signing of the season”, “Sarà l’acquisto della stagione”. Il primo italiano in Premier League.
Foto: thefootballrumble.com
La Premiership, si sa, è un campionato ostico, duro fisicamente e il pubblico vive un’intera settimana per la partita della domenica. Il Nottingham Forest è ben conscio che dopo l’eccellente stagione passata, deve confermarsi in campionato e cercare di stupire in Coppa Uefa; anche per questi motivi si sono affidati a Silenzi, che, nelle gerarchie di Clark, è in ballottaggio con Bryan Roy per affiancare Kevin Campbell. Pennellone Silenzi, nel frattempo diventato ‘Big Brush‘, non ci mette molto a defilarsi dalla corsa per una maglia da titolare.
Il suo esordio in maglia Red è datato 9 settembre 1995, quinta giornata di campionato. All’Highfield Road di Coventry, il Nottingham sta pareggiando per 1 a 1 con gli Sky Blues, grazie al gol di Roy e, al 52′, Clark decide di affidarsi al romano per risolvere la partita. Silenzi tocca pochi palloni e male; nonostante i suoi 191 centimetri ne azzecca poche anche di testa e sembra totalmente avulso dal gioco della squadra. Si tratta pur sempre dell’esordio; l’emozione, la pressione, la paura di sbagliare… tutti fattori che possono giustificare una prestazione così scialba, che non cambia esito alla partita. Anche in allenamento, però, l’italiano risulta lento e macchinoso, tanto che qualcuno comincia a chiamarlo ‘orso’, per via dei suoi movimenti.
Foto: premierleague.com
La seconda chance è servita in Coppa di Lega, ritorno secondo turno eliminatorio. Contro il Bradford, squadra di Second Division, Silenzi riesce ad andare in gol, ma i Tricky Trees pareggiano per 2 a 2 il match, che sommato alla sconfitta per 3 a 2 dell’andata, significa eliminazione. Nel frattempo, Andrea esordisce anche in Coppa Uefa, venendo spesso utilizzato come sostituzione nel recupero del secondo tempo o a fine partita, con la speranza di perdere tempo e far rifiatare la squadra: non esattamente un ruolo centrale nello scacchiere tattico di Clark.
La stagione passa veloce; il Nottingham viene eliminato nei quarti di finale di Coppa Uefa dal Bayern Monaco, con un aggregate di 7 a 2 (Silenzi non gioca nemmeno un minuto nella doppia sfida), in campionato subisce importanti sconfitte (7 a 0 con il Balckburn a novembre, 1 a 5 sempre con i Rovers nel girone di ritorno) e in FA Cup esce nei sedicesimi con il Tottenham, ai rigori. Proprio nella coppa più antica del mondo, Big Brush si ricorda di saper ancora segnare e firma il deludente pareggio con l’Oxford – 1 a 1 – il 7 febbraio 1996.
A maggio, il Forest è nono in classifica e neanche quando il risultato significa più molto, l’attaccante italiano lascia il segno: al City Ground di Nottingham è facile vedere tifosi che indossano una maglietta con l’ironico slogan “I’ve Seen Silenzi Score!”, “Ho visto Silenzi segnare!”. Uno sfottò che, purtroppo, riassume le speranze riposte nel Pennellone italico e mai minimamente ripagate. Il bottino finale sarà di 20 presenze – di cui solo 7 da titolare – e 2 miseri gol.
Foto: theultimatebuzz.net
Con la nuova stagione, Silenzi torna in Italia, in prestito al Venezia e decide di non fare più ritorno in Premier. Non che Dave Bassett, nuovo manager del Nottingham Forest, avesse intenzione di riaccoglierlo: contratto rescisso e addio sogno inglese.
Nel bene o nel male, comunque, Big Brush Silenzi è rimasto nella storia del calcio italiano e inglese. Chissà se proprio questo onore, vissuto esclusivamente come un onere, non abbia condizionato l’ascesa del centravanti romano in terra britannica…