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Italians do it... in qualche modo

Creato il 21 luglio 2011 da Mcnab75
Italians do it... in qualche modo

Virus - Inferno dei morti viventi, è un filmaccio.

 

Tuttavia per quel che mi riguarda è un cult. Da ragazzo era una sorta di pietra miliare dell’horror nostrano. Tra amici ce lo saremo visti una ventina di volte, e alla fine ne avevo anche ricavato una sorta di scenario giocabile con le regole di Call of Cthulhu, scenario che probabilmente era migliore della zoppicante sceneggiatura originale.

 

Virus rappresenta una certa epoca, se non d’oro almeno d’argento, della cinematografia di genere italiana. La pellicola dell’indimenticabile Bruno Mattei ha tutti i difetti immaginabili e i pochi ma particolarissimi pregi di un modo di fare cinema che oramai appartiene all’archeologia in celluloide.

 

Si trattava di filmacci sgangherati, con effetti splatter portati all’estremo, musiche e scene riciclate da pellicola in pellicola (in Virus hanno utilizzato le scene di un vecchio documentario giapponese sulla Papua per ricreare l’ambientazione esotica, ma il film è girato nei sobborghi di Barcellona!). Gli attori erano spesso semiprofessionisti mischiati a ottimi caratteristi, perfetti per i ruoli truculenti previsti dalla sceneggiatura. Parliamo delle musiche? Saccheggiate dalla colonna sonora dei Goblin, quella realizzata per Zombie di Romero. Roba da tribunale, ma le cose funzionavano così.


Italians do it... in qualche modo

 

Nella recente edizione speciale di Virus ci sono delle interessanti interviste ad alcuni membri del cast artistico e tecnico. Da esse trapela la grande improvvisazione - e la perenne scarsità di fondi - che caratterizzavano produzioni come questa. Si parla di attori a cui non veniva nemmeno garantito il biglietto di ritorno dopo la fine delle riprese, tanto che alcuni di loro furono costretti a tornare in Italia in autostop! Per non parlare delle scene in cui gli interpreti più esperti s’inventavano battute per sopperire alle voragini di sceneggiatura, e perfino alla trama che cambiava in corso d’opera, rispetto a quanto previsto in fase di pre-produzione!

 

Dalle medesime interviste si percepisce però l’orgoglio in po’ burino, la consapevolezza che in quel momento si lavorava a film che avrebbero comunque ottenuto una grande eco in tutto il mondo - badate bene, non solo in Italia.

Attori e attrici si prestavano con spenserata gaiezza a ruoli non certo sottili o introspettivi, ma che avrebbero comunque appagato il sano desiderio di evasione e di divertimento del pubblico di quegli anni, che non si faceva troppi problemi ad alternare pesantissimi polpettoni pseudo-politici a horror truculenti e commedie goderecce.

 

Non è un periodo artistico che gli intellettualoidi amano ricordare. Io stesso non sono affatto un culture del trash. Amare il brutto mi sembra una sciocchezza enorme, però si possono apprezzare le sfumature naïf, la capacità di improvvisazione e quel senso positivo di non prendersi mai troppo sul serio, che la vita è troppo breve per cercare sempre e comunque l’immedisimazione e la chiave socio-psicologica in ogni frase, libro, film, canzone.

 

Ecco, purtroppo quel mondo non c’è più, e non c’è più da tanto, troppo tempo.

A me manca un po’.

Italians do it... in qualche modo

 



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