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Italicum: la piazza sarà l’aula dell’opposizione

Creato il 10 marzo 2014 da Albertocapece

democrazia-300x227E’ veramente strano che nella lista Tsipras le defezioni e i distinguo non siano arrivati sull’inconsistenza e contraddittorietà delle strategie, ma sulla candidatura del leader dei disobbedienti Luca Casarini, troppo a sinistra, troppo compromesso coi blitz di protesta, secondo un’interpretazione ristretta della legalità che fa molto pensare a Fini più che alla sinistra. Dico strano e paradossale perché proprio oggi rischia di passare una legge elettorale che tra sbarramenti d’ingresso  e assurdo premio di maggioranza non permetterà di fatto la nascita e/o la possibilità di intervento concreto di alcuna forza politica, all’infuori delle due maggiori già presenti, a quanto pare in profonda sintonia nell’obbedire ai propri interessi e alla finanza di rito europeo. Anche ottenendo il 25% dei voti sarà impossibile per chiunque avere una qualche voce in capitolo nella governance nazionale. E questo non potrà che portare a riempire il vuoto della rappresentanza attraverso la piazza e sempre più verso la protesta violenta. Non è un auspicio, è la realtà.

Non si può imporre il bipolarismo per legge, alterando in modo così vistoso la democrazia senza conseguenze drammatiche e non è certo un caso se i sistemi che prevedono premi di maggioranza sono rari, solitamente poco duraturi e costituiscono di fatto un’anomalia democratica, anche se questo viene taciuto dai media e dai politologi dell’establishment. Di fatto essi sono stati adottati solo nell’Italia fascista, nella Francia del primissimo dopoguerra, nell’Argentina del periodo tra la caduta di Peron e i vari golpe militari, nel Paraguay di Stroessner, nel Messico del partito rivoluzionario unico, in Corea del sud, a Malta, in Grecia e in Turchia. Tutti nomi che  rappresentano situazioni di degrado, conflitto, dittatura più o meno scoperta o governi oligarchici tenuti in piedi da interessi e potentati esterni. E che situa l’Italia tra il Mediteranneo Levantino e l’America latina di qualche decennio fa. Già, ma sarei scorretto e disonesto se non citassi un ultimo Paese dove questa sistema funziona benissimo e può essere fonte di ispirazione: San Marino.

Chissà come sarà contento Napolitano di essere lo Stroessner italiano o magari gran capitano reggente e spero davvero che quanto prima non gli mancherà un monumento equino, visto che questa legge è frutto della sua sensibilità politica. Persino Matteo e Silvio si orientavano verso una soluzione di premio di maggioranza indiretto, ossia ottenuto in gran parte attraverso la moltiplicazione dei collegi: è ben noto alla scienza politologica che diminuendo l’ampiezza delle circoscrizioni, si riduce il tasso di proporzionalità, visto che le formazioni minori hanno molta più difficoltà a conquistare i seggi. Ma lui no, ha voluto essere sicuro che non si muovesse foglia nell’Italia dei massacri, che non vi potesse essere alcuna sorpresa e alcun rischio.

Il sistema spagnoleggiante sarebbe stato quanto meno un modo più morbido di conservare il potere di questo sistema politico. Invece si è voluto dare un messaggio chiaro a tutti: non avrete altro partito fuori di noi, rassegnatevi. Così che adesso è chiaro che qualsiasi opposizione efficace è impossibile nei termini di democrazia rappresentativa e dovrà essere necessariamente essere condotta con altri mezzi, visto che la forza delle idee non può nulla contro la totale mancanza di idee. Ma almeno ciò a cui si stanno spingendo il Paese, sarà l’unica cosa che questi insolenti autocrati per interposta Merkel, si saranno pienamente meritati.

 


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