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Italo Calvino: Il visconte dimezzato

Creato il 17 settembre 2014 da Martinaframmartino
Italo Calvino: Il visconte dimezzato

C'era una guerra contro i turchi. Il visconte Medardo di Terralba, mio zio, cavalcava per la pianura di Boemia diretto all'accampamento dei cristiani. Lo seguiva uno scudiero a nome Curzio.
Le cicogne volavano basse, in bianchi stormi, traversando l'aria opaca e ferma.

Si tratta delle prime frasi del Visconte dimezzato di Italo Calvino. Enunciazioni tranquille, il fatto che ci sia la guerra appare normale, come le cicogne. Tempo un paio di capitoli e la situuazione muta visto che Medardo di Terralba si becca una palla di cannone in pieno petto e si ritrova mutilato, per la gioia dei medici che nel vederlo esclamano " Uh, che bel caso! ", consci che

se non moriva nel frattempo, potevano anche provare a salvarlo.

Medardo, come ben sappiamo, non muore, anzi, ricucito a dovere continua a vivere.

Adesso era vivo e dimezzato.

La lettura del romanzo, se non l'avete ancora fatta, la lascio a voi. Questo, insieme a Se una notte d'inverno un viaggiatore, Il cavaliere inesistente e Le città invisibili, è uno dei libri di Calvino che preferisco. Lo avevo letto contemporaneamente a mio fratello, solo che per lui era un obbligo scolastico e per me curiosità. In seguito ho comprato il Meridiano, se è vero che è un libro che costa tanto è anche vero che di opere ne contiene parecchie. Contiene, anche, un interessante apparato critico che comprende alcune note scritte dallo stesso Calvino.

Dunque, da un po' di tempo pensavo a un uomo tagliato in due per lungo, e che ognuna delle due parti andava per conto suo. La storia di un soldato, in una guerra moderna? Ma la solita satira espressionista era fritta e rifritta: meglio una guerra dei tempi andati, i Turchi, un colpo di scimitarra, no: meglio un colpo di cannone, così si sarebbe creduto che una metà era andata distrutta, invece poi saltava fuori. Allora i Turchi col cannone? Sì, le guerre austro-turche, fine Seicento, principe Eugenio, ma tutto lasciato un po' nel vago, il romanzo storico non m'interessava (ancora). Dunque: una metà sopravvive, l'altra comparirà in un secondo tempo. Come differenziarle? Il sistema d'effetto sicuro è fare una metà buona e una metà cattiva, un contrasto alla R. L. Stevenson, come Dr Jeckyll and Mr Hyde e i due fratelli del Master of Ballantrae. Così la storia s'organizzava su se stessa secondo uno schema perfettamente geometrico. E i critici potevano cominciare ad andare su una falsa strada: dicendo che quel che mi stava a cuore era il problema del bene e del male. No, [...] io avevo usato un ben noto contrasto narrativo per dare evidenza a quel che mi interessava, cioè il dimidiamento.
Dimidiato, mutilato, incompleto, nemico a se stesso è l'uomo contemporaneo; Marx lo disse "alienato", Freud "represso"; uno stato d'antica armonia è perduto, a una nuova completezza s'aspira.

La postfazione di Calvino prosegue con altre interessanti considerazioni, io mi fermo qui. I problemi dell'uomo contemporaneo, in qualche modo alienato a se stesso e impegnato a cercare un'armonia perduta. Su questo si è concentrato lo scrittore. Ma anche se il bene e il male non gli interessavano, non a livello conscio, il tema è comunque saltato fuori con tutta la sua forza. In un romanzo che è appena mascherato da romanzo storico, anche se per sua stessa ammissione lo scrittore era rimasto nel vago e non aveva indagato il periodo, e che di fatto è un fantasy.

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