Contea, Rohan, Lorien, Gondor, Fangorn… Nomi che evocano paesaggi meravigliosi, ormai radicati nell’immaginario fantastico, e che tuttavia appaiono tanto familiari da dare la sensazione di esserci già stati. Forse perché è davvero così? L’opera di Tolkien è una maestosa trasposizione del mondo reale e il lettore si ritrova immerso in atmosfere e paesaggi che ha l’impressione di conoscere, sia a livello spirituale che a livello fisico.
Io credo che la Terra di Mezzo, descritta in modo tanto vivido e dettagliato da materializzarsi davanti agli occhi di chi legge – anche prima delle fortunate ed evocative trasposizioni cinematografiche -, possa essere infatti esplorata percorrendo un doppio binario: da un lato quello della storia, delle culture e delle tematiche, dall’altro quello dei luoghi.
Tolkien visse in posti che restarono per tutta la vita nel suo cuore, un immenso patrimonio di ricordi cui attinse per creare la fantastica geografia dei suoi romanzi mescolandoli a percorsi filosofici ed esistenziali. Ancora oggi leggendo della Terra di Mezzo se ne può sfiorare l’erba, osservare gli intensi colori, gustare i sapori e gli odori. E mentre si passa attraverso valli e pianure, città e villaggi, può capitare di riconoscere paesaggi che, nel mondo immaginario dell’autore, sono trasposizione di ambienti e luoghi reali. Proviamo a fare alcuni esempi.
L’organizzazione degli spazi ideati dal professor Tolkien, esperto linguista e profondo conoscitore della storia, è ricalcata sulla conformazione di un’Europa alto-medievale: popolata qua e là di piccole e autosufficienti comunità rurali (contadini, allevatori), fatta di regioni indipendenti l’una dall’altra, in cui i centri abitati hanno dimensioni ridotte e le strade tracciate sono un numero limitato, disseminata di selvagge foreste, caverne e acquitrini. All’epoca del viaggio di Frodo, l’unico insediamento urbano che si possa realmente definire “città” è Minas Tirith, capitale del regno di Gondor scampata alla distruzione degli eserciti nemici, una specie di decadente Costantinopoli. Tolkien inserisce nel suo mondo popoli e luoghi presi in ogni dove, come i Saraceni – cui sembrano ispirati i pirati di Harad – o le tribù germaniche d’età barbarica – cui somigliano gli abitanti delle terre di Rohan.
Mordor, terra di nessuno e patria di schiavi e orridi mostri, rappresenta nell’immaginario dell’autore la tremenda esperienza della Prima Guerra Mondiale, e si fonde con i ricordi delle Midland devastate dalla rivoluzione industriale (ricordo che tutti gli scritti di Tolkien sono permeati dalla fortissima critica al progresso sconsiderato che distrugge la natura, vera protagonista e fonte di salvezza in ogni epoca e mondo).
Se invece si attraversano le Terre di Mezzo facendo un viaggio “fisico”, territori familiari o comunque realmente esistenti fanno continuamente capolino tra le pagine. Ad esempio, la vegetazione dell’Ithilien ricorda le foreste dell’area mediterranea; le Due Torri sono quelle dell’acquedotto e dell’osservatorio di Edgbaston (sobborgo di Birmingham); il mulino di Hobbiton è un mulino settecentesco che si trova nei pressi di Sarehole (sempre nell’area di Brimingham); Brea s’ispira alla località di Brill, molto amata da Tolkien; la Contea non può che essere la campagna inglese, placida e riposante; nei giardini di Gondor s’intravedono le architetture degli orti botanici e dei giardini italiani; Vecchia Foresta, Fangorn, Bosco Atro rappresentano la natura delle zone climatiche nord europee; Gran Burrone richiama alla mente i fitti boschi delle montagne svizzere; le verdi pianure di Rohan ricordano le grandi praterie americane; l’inquietante scenario delle Paludi Morte o la devastazione senza vita dell’altopiano del Gorgoroth non possono prescindere dai paesaggi di guerra (del fronte francese e non solo); alcune scene nelle desolate lande di Mordor fanno pensare ai deserti asiatici.
Se cercate una guida che vi accompagni in questo viaggio, posso suggerire il saggio Paesaggi dalla Terra di Mezzo. Immaginario naturale e radici culturali nelle opere di J.R.R.Tolkien (Aracne editrice, 228 p., 13,00€), a cura dell’Associazione Romana Studi Tolkeniani, approfondito esame dei luoghi e dei temi a essi collegati, oltre al particolare Tolkien e Bach, dalla Terra di Mezzo all’energia dei fiori (Galaad edizioni, 176 p., 13,00€) di Giovanni Agnoloni, in cui si parla più volte della forte influenza che i luoghi in cui visse ebbero sull’opera del professore.