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itinerario nel Romanico aquilano (parte 2)

Creato il 30 marzo 2011 da Claudsinthesky

(… continua da qui)

Da Santo Stefano di Sessanio siamo saliti verso Calascio, un piccolo comune all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga a circa 1200 m slm, che domina su dei panorami bellissimi, tra il Gran Sasso, la Majella e il Sirente.

Siccome già iniziava a far tardi e la pioggia non accennava a smettere, abbiamo deciso di bypassare il paese, che pure presenta alcuni monumenti interessanti, e avvicinarci il più possibile al borgo di Rocca Calascio.

Situato a circa 1450 m di altitudine, l’antico borgo è stato prima danneggiato dal terribile terremoto del 1703 per poi rimanere disabitato negli Anni Cinquanta del XX secolo. Ultimamente, però, è stato avviato un progetto di recupero ad opera di cittadini non residenti e vi stanno fiorendo alcune attività legate alla valorizzazione turistica del castello, che con i suoi 1512 m di quota è considerato il più alto d’Italia e uno dei più elevati d’Europa.

itinerario nel Romanico aquilano (parte 2)

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A poche decine di metri dal castello si trova la Chiesa di Santa Maria della Pietà, un elegante tempietto a pianta ottagonale risalente alla fine del XVI secolo.

La chiesa, oggi adibita a semplice oratorio, secondo la tradizione sorgerebbe sul sito di un’edicola rinascimentale eretta nel luogo dove la popolazione locale sconfisse una banda di briganti.

L’edificio, oltre che per la sua valenza architettonica, è pregevole anche per la sua posizione, da cui domina la piana di Navelli e l’antico tratturo.

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Conosciuto come “il castello di Ladyhawke” per aver fatto da sfondo al famoso film con Michelle Pfeiffer e Rutger Hauer (sbav sbav!), la fortezza di Rocca Calascio è interamente costruita di pietra calcarea bianca a conci squadrati.

Il ruolo principale del castello era difensivo e d’avvistamento, a difesa del sottostante tratturo, il più importante dell’Aquilano.

L’edificazione del castello di Rocca Calascio viene datata al XIII sec., ma alcuni esperti ritengono che il maschio centrale fosse già esistente in epoca altomedievale e che potrebbe risalire addirittura al periodo romano.

Avvolte da fitti banchi di nebbia, le rovine di Rocca Calascio quel giorno sembravano davvero uscite da una leggenda celtica, tanto da farmi tornare in mente uno dei miei primi viaggi in una Venezia novembrina e piovosa e la frase coniata da un mio compagno di scuola, che commentò “trasuda medievalità”.

itinerario nel Romanico aquilano (parte 2)

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L’ingresso del maschio centrale, di forma quadrata e oggi parzialmente scapitozzato, è posto a circa 5 metri da terra: attorno vi si è sviluppata una cinta muraria quadrata dotata a ogni angolo di torrioni circolari fortemente scarpati, ma privi di apparato difensivo a sporgere.

Le relativamente modeste dimensioni rendevano Rocca Calascio adatta solo a scopi militari e ad ospitare un’esigua guarnigione, per questo ai suoi piedi si sviluppò il borgo, ben presto cinto anch’esso da mura, per difendere la popolazione dalle scorrerie di invasori e pirati, che dalla costa sempre più spesso interessavano anche le valli più remote.

La rocca, che per fascino non ha nulla da invidiare ai ben più famosi castelli catari della Languedoc, è collegata al borgo da un ponte in legno, un tempo retrattile.

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Di ritorno verso casa, ci siamo fermati a Castel del Monte, comune reso famoso dal recente film The American con George Clooney, cui ha fatto da set.

Cominciamo la visita del paese da Porta S. Rocco, adiacente la chiesa di S. Rocco, eretta dopo la peste del 1656, e proseguiamo in direzione della Chiesa Matrice.

Tutto il borgo, iscritto nel Club dei Borghi più Belli d’Italia dal 2006, è un inno alla pietra e alla vita pastorale: le stradine lastricate si snodano tra antichi portali, archi e vignali, aprendosi di tanto in tanto qui su un forno lì su un fondaco o su un laboratorio di cardatura della lana, in una sorta di percorso museale en plein air con cui l’amministrazione comunale intende far rivivere al visitatore i momenti cardine della vita quotidiana dei pastori tra le montagne abruzzesi.

La compattezza dell’abitato, legata a questioni difensive, esigeva per la forte pendenza del terreno il modello della casa-torre, collegate tra loro dai cosiddetti “sporti“, ovvero gallerie scavate nella roccia assecondandone la forma naturale.

Nella parte alta del borgo, oltre la Casa Comunale, si arriva al Ricetto, il villaggio fortificato originario in cui si trovava il castello e di cui fa parte anche l’eclettica Chiesa Matrice dedicata a San Marco, degna di nota per il coacervo di stili artistici, ma purtroppo gravemente danneggiata dal terremoto del 6 aprile 2009.

itinerario nel Romanico aquilano (parte 2)

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Inoltre Castel del Monte, al di là della fama acquisita grazie alle attività pastorali e casearie (ogni estate nella vicina località Fonte Macina si svolge la Rassegna Ovini di Campo Imperatore, mentre il pecorino marcetto – o cace fraceche – è un prodotto molto ricercato tra gli estimatori dei sapori forti), è famosa in zona per La Notte delle Streghe, una manifestazione annuale che si svolge intorno a Ferragosto e che mira a tramandare tradizioni e riti legati alla religiosità popolare.



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