Magazine Cultura
di Pierluigi Montalbano
Sono i fondatori indoeuropei di un grande impero indoeuropeo in Asia Minore a partire dai primi secoli del II millennio a.C. Stabiliti in Asia Minore (Turchia centro-orientale), edificarono un grande impero, ma intorno al 1200 a.C. furono spazzati via da una nuova ondata di invasioni proveniente dalle regioni balcaniche e dal Mar Mediterraneo.
Gli Ittiti fecero dell'Asia Minore la loro patria con immigrazioni avvenute gradualmente che si fusero lentamente con le popolazioni preesistenti nella regione, dando vita a un importante incontro tra culture diverse. Il popolo originario probabilmente giunge delle regioni della Russia meridionale attorno al Mar Nero (Indoeuropei).
Degli Ittiti non ci era rimasta alcuna notizia fino agli scavi archeologi del 1900 che hanno riportato alla luce le tracce della loro civiltà. La lingua parlata era del gruppo indoeuropeo, lo stesso gruppo dal quale discendono il latino, l'italiano, il francese, il russo, il tedesco e tante altre lingue. Un patrimonio di vocaboli comune ha suggerito agli studiosi un'unica antichissima famiglia linguistica (l'indoeuropeo appunto), che si è poi successivamente diversificata e diffusa in regioni geografiche anche molto lontane tra loro.
L’ittita, diffuso sull’altopiano centrale, è la lingua meglio rappresentata. I luvio era parlato nell’Anatolia meridionale e occidentale; il palaico (poveramente documentato) apparteneva a genti insediate nella regione a Nord di Ankara. In anatolico, ed/ad significa “mangiare”, pata “piede”, watar “acqua”. Tra il 1750 e il 1700 un re ittita, Pithana, proveniente da Kussara, nella regione dell’odierno Sivas, conquistò Kanish, il centro più importante dell’Anatolia. Con suo figlio Anitta condussero diverse campagne contro i principati del “Paese di Hatti”, l’altopiano centrale incluso nell’ampia ansa del fiume Kizilirmak (Halys), dove era insediata una popolazione la cui lingua (che utilizza prefissi) non è riconducibile a nessun altro gruppo. Anitta distrusse Hattusa, maledicendo chi l’avesse ricostruita, e giunse fino a Zalpa, sul Mar Nero. Il prestigio del regno di Anitta (che controllava buona parte dell’Anatolia centrale) fu tale che gli ittiti diedero il nome di “(lingua di) Nesha (nesili)” al proprio idioma (Kanish> Nesha). Questo sistema politico entrò ben presto in crisi per ragioni ignote: verso la fine del XVIII a.C. Kanish e alcuni centri maggiori (Purushanda) vennero abbandonati.
Gli Ittiti diffusero l'uso del cavallo nell'antico Oriente, impiegandolo in battaglia per trainare un leggero carro da guerra. Questo carro, molto efficace e agile negli spostamenti, fu la loro arma segreta. I più antichi documenti che parlano del cavallo risalgono alla fine del III millennio a.C. I cavalli, probabilmente, giunsero in Mesopotamia dalle regioni settentrionali dell'Europa e presto divennero un elemento indispensabile alla guerra. Dall'antichità fino ai conflitti che hanno fatto uso di mezzi corazzati, la cavalleria ha sempre costituito un corpo eletto degli eserciti.
Gli Ittiti veneravano molte divinità, tra cui si distinguevano il dio della tempesta e la dea del Sole. Nei loro documenti utilizzavano la scrittura cuneiforme, un segno dell'influenza profonda subìta dalle civiltà della Mesopotamia.
Dopo aver creato numerose città-Stato nella regione, a partire dal 1800 a.C. gli Ittiti gettarono le basi del loro regno creando una forma unitaria di Stato. I re Labarna, Khattushili e Murshili furono i protagonisti dell'espansione dell'impero: dopo Labarna, che fondò la capitale Khattusha, Khattushili e Murshili si spinsero verso la Siria e la Mesopotamia e quest'ultimo conquistò e saccheggiò Babilonia nel 1530 a.C.
Dopo un periodo di decadenza, con Shuppiluliuma, intorno al 1350, gli Ittiti assunsero il controllo di buona parte della Siria, raggiungendo la loro massima potenza. Nei primi anni del XIII a.C. si scontrarono con gli Egizi nella battaglia di Qadesh. Il faraone egizio Ramesse II si proclamò vincitore, ma in realtà fu costretto alla ritirata salvato in extremis da un contingente di rinforzo. Le due potenze arrivarono a un accordo di pace stabilendo la spartizione della Siria in distinte aree d'influenza.
Intorno al 1200 a.C. invasori giunti dal Mediterraneo si riversarono sul Vicino Oriente. Erano i popoli del mare, come li definirono gli antichi Egizi, provenienti dalla regione balcanica, dal Nord-Africa e da varie isole mediterranee. Gli invasori penetrarono nell'interno e Khattusha, la capitale, fu conquistata. L'Impero ittita fu distrutto e scomparve per sempre. L'arrivo di questi popoli (gli Achei, i Lici, i Libu e altri) segna convenzionalmente il passaggio dall'Età del Bronzo all'Età del Ferro: da questo momento la lavorazione del ferro, peraltro già conosciuta dagli Ittiti, conobbe una diffusione sempre più ampia grazie alla sua maggiore praticità e funzionalità.
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