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Iva al 22%, un esempio di politica lungimirante

Creato il 03 ottobre 2013 da Alessandro Zorco @alessandrozorco

Il governo tecnico degli “economisti” guidato da Mario Monti lo aveva tirato fuori dal cilindro per  tentare di tamponare il debito pubblico italiano. Ovviamente con il sacrificio delle famiglie italiane, soprattutto di quelle meno abbienti. E puntualmente l’aumento dell’Iva dal 21 al 22 per cento entrato in vigore martedì, complice la tragicommedia andata in scena ieri in Parlamento, sarà l’ennesimo colpo alle famiglie che hanno sempre meno denaro a disposizione per sopravvivere e rendere quantomeno dignitosa la vita dei figli.

Iva, un salasso annunciato

Stando all’ultima indagine Istat, il reddito disponibile delle famiglie è calato del 2% e il potere d’acquisto è diminuito del 4,7% (rispetto al 1990) a causa della crisi economica: adesso l’impatto dell’aumento dell’Iva sulle famiglie italiane è valutato dalle associazioni di consumatori in un ulteriore calo del 3%: una somma che va dai 207 ai 349 euro l’anno. In soldoni a tutt’oggi oggi una famiglia media di quattro persone disporrebbe di circa 1600 euro in meno da spendere per la propria sopravvivenza rispetto all’inizio degli anni 90.

La stangata per famiglie e imprese

aumento iva supermarket vuoto
Già in molti distributori il prezzo della benzina è schizzato e fra poco toccherà agli altri beni secondari. Per il momento fortunatamente gli aumenti non dovrebbero riguardare i beni di prima necessità (nella foto, le corsie di un supermarket desolatamente vuoto), ma anche i prezzi di questi generi potrebbero lievitare, soprattutto per i prevedibili maggiori costi dei trasporti. Secondo la Cgia di Mestre a pagare il prezzo più elevato dell’aumento dell’Iva saranno le famiglie meno abbienti:l’aumento dell’imposta peserà infatti più sulle retribuzioni più basse che su quelle più elevate. E parità di reddito saranno ovviamente penalizzate maggiormente le famiglie più numerose. La stangata peserà inoltre come un macigno sulle imprese, soprattutto sugli artigiani e i commercianti che, con il Natale alle porte, dovranno gestire un ulteriore calo degli acquisti del 3% rispetto ai già magri anni precedenti.

Insomma, ben lontano dalle aspettative dei “tecnici” (ma prevedibilmente secondo l’ottica di una persona dotata di una comune ragionevolezza) l’aumento dell’Iva – a fronte di un possibile introito temporaneo di denaro per le casse dello Stato – provocherà soltanto povertà, chiusura di aziende e disoccupazione: in poche parole ulteriore recessione. L’unica speranza, a questo punto, è quella di riuscire a vedere l’Italia governata da persone più lungimiranti che prima di badare alla propria sopravvivenza guardino a quella dei cittadini, soprattutto quelli meno abbienti.


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