A molti è rimasto impresso nella memoria soprattutto per aver fatto scherzosamente il verso, più di 30 anni fa, a Catherine Deneuve, protagonista di un celebre “spot” tormentone per una nota casa automobilistica, la frase ripetuta dal suo emulo era: “Oui, je suis Ivan Cattaneo!”, ma il tanto discusso cantautore (18/03/1953) sicuramente merita di essere ricordato per molto di più e per aver lasciato una personalissima impronta, facendo tendenza, nella musica italiana anni ‘80/’90. Musicista e pittore, a vent’anni è già a Londra alla ricerca di nuovi stimoli culturali e creativi nell’ambiente “underground”, racconterà di aver conosciuto il produttore di David Bowie, Cat Stevens e i Roxy Music, al rientro in Italia non viene subito capito, troppo “eccentrico” e indecifrabile, ma in compenso è eletto dai giovanissimi a vera e propria “icona di trasgressione”, per intenderci, rispetto a lui Morgan è da sala parrocchiale, dove invece “Ivan il Terribile” (soprannome che gli deriva da un suo album) è stato un “caposcuola” oltre che uno dei primi esponenti, da noi, a livello di immagine, di una certa moda “punk”, sebbene interpretata elegantemente e teatralmente, sia che appaia in un candido “smoking” sia con un informe panciotto di pelle coperto da piccoli specchi a dischetto, occhiali da saldatore e stivali argentati, solito ciuffo calato come una benda su un occhio, seguendo le orme del modello da cui pare prendere le mosse, il Duca Bianco, riesce a essere sempre a suo agio e anche la sua ribellione irriverente parte dall’impegno ideologico, non è una banale posa esteriore e sicuramente lui è uno che c’ha più volte, come si suol dire, “messo la faccia”, sfidando le regole della morale allora imperante, facendosi portavoce fin dagli esordi, al “festival” del proletariato giovanile al Parco Lambro di Milano (1976), dei diritti di chi rivendicava fra mille ostacoli una sessualità “alternativa”.
Musicalmente è stato un precursore, componendo “brani rock con arrangiamenti sperimentali e di respiro internazionale con linee melodiche che si avvicinano allo stile della musica leggera italiana” (da “Wikipedia”), i testi spesso ironico-demenziali, le tematiche talvolta scomode e “scottanti”, come “Polisex” (inno alla bisessualità) e poi la timbrica della sua voce sottile e vicina allo stile canoro anglosassone, con toni alti e acuti, con qualche “falsetto” alla Bee Gees e la capacità di essere snodato ed elastico come un congegno a molla, al servizio di una grande presenza scenica, caratteristiche di un autentico “perfomer” che sa usare la mimica, la danza, i movimenti del corpo, in anticipo di circa 20 anni sulla comunicazione multimediale. Il periodo d’oro della sua popolarità è nei primi anni ’80, quando vende quasi un milione di dischi con gli album “2060 Italian Graffiati”, dove ha compiuto un lavoro di “archeologia moderna”, come ama dire, trattandosi di operazioni “revival” di riarrangiamento di famosissime “hit” anni ’60 e “Bandiera Gialla”, che contiene altre “cover” fra cui “Bang bang”, “Sognando la California” e “La bambolina che fa no”, assieme a Red Ronnie e Caterina Caselli ha creato l’omonimo locale di Rimini, per l’appunto, il “Bandiera Gialla”, segue una lunga pausa di riflessione fino al 1992, quando esce col cd di inediti “Il cuore è nuovo e i pesci cantano”, dove sono utilizzate ritmiche “drum’n’bass”, attuali qualche anno più tardi e poi niente di rilevante fino al 2010, quando, affidandosi a un’etichetta indipendente, la “Azzurra Music”, pubblica l’album “80 e basta”.
Ivan Cattaneo scrive tuttora brani per i colleghi, nel 2011 per Al Bano, “Abbaio alla luna”, confluito nel cd “Amanda è libera” e ha preso parte con grande successo personale, nell’arco del 2013, al “musical” di TimRice e Andrew Lloyd Webber “Jesus Christ Superstar”, dove ha dato vita a un Erode “bislacco, sfrontato e blasfemo” (fonte: Musicalnews 28/08/2013) e conoscendolo, non poteva essere diversamente.
Come riportato da “Storiaradiotv.it”, gli è stato chiesto di recente se avesse qualche rimpianto e lui ha così risposto “Quello di non aver accettato di sfruttare il filone del ‘revival’ e diventare un cantante commerciale. Avrei potuto essere come Renato Zero. Invece ho preferito dedicarmi alla sperimentazione.
Ora sto scrivendo un libro per tutti i giovani che vogliono dedicarsi alla musica … è un manuale artistico di sopravvivenza”.
by Fede