Esce il nuovo disco di Ivana Spagna con un nuovo singolo in inglese, The magic of love
Ivana Spagna spopola con la sua dance music negli anni Ottanta spartendosi le classifiche mondiali con Madonna e Michael Jackson. Poi arriva la svolta: quando Elton John la sceglie per cantare la versione italiana della sua The circle of life, colonna sonora del Re Leone, cambia stile e smette di cantare in inglese. Ma Ivana Spagna (chi la segue, lo sa) non ha mai abbandonato la dance – e tantomeno l’inglese, la lingua della sua vita, come dimostra il suo ultimo disco, Four (2012), frutto di una collaborazione internazionale – ed è pronta a tornare al suo primo amore: l’11 marzo è infatti uscito su iTunes il singolo The magic of love (Off limits), corredato da un videoclip fresco ed estivo firmato da ThisGasThing, con cui Spagna ha rimesso insieme il team dei suoi vecchi successi internazionali.
Quella di Ivana Spagna, la cui umiltà e generosità sono proverbiali nel mondo della musica, è una storia interessante, fatta di successi e anche di cadute, in cui nulla è stato programmato e in cui tutto è avvenuto per caso, e che si può capire solo studiandola dal di dentro; una storia partita da un sogno, lontanissimo e inizialmente irraggiungibile: non quello di fare la cantante, ma di diventare una ballerina di danza classica. Ma un sogno non è detto che si realizzi, e quello di Ivana Spagna, che si chiude nella camera da letto dei genitori mettendosi a ballare in punta di piedi di fronte allo specchio, resterà soltanto il desiderio di una bambina di quattro o cinque anni che i genitori non possono permettersi di iscrivere alla scuola di ballo di Verona.
Per caso, a dieci anni, quando il maestro del suo paesino (Valeggio sul Mincio) decide di organizzare una manifestazione canora per dilettanti, si innamora del canto; debutterà cantando nel 1971 la versione italiana di Mamy blue (resa famosa da Johnny Dorelli e Dalida) e poi nel 1972 Ari ari (scritta da Bruno Lauzi e dai fratelli La Bionda). Ma non è ancora il suo momento, Ivana Spagna dell’italiano non ne vuole sapere, lei non cerca il successo, vuole cantare in inglese, vuole fare ballare la gente nelle discoteche, dove l’attende una lunga gavetta, insieme al fratello Theo (anche lui musicista e, con lei, autore di quasi tutte le canzoni), fatta pure di vincenti prodotti da studio usciti sotto pseudonimi. Nei locali in cui si esibisce viene anche notata da importanti personalità della discografia italiana che le propongono di andare a cantare a Sanremo – una volta il Festival della canzone italiana, fucina di talenti, sogno di ogni artista. Ma Ivana Spagna rifiuta, costi quel che costi; è una barriera quella che ha nei confronti dell’italiano – che tra l’altro ha una musicalità totalmente diversa rispetto all’inglese e non le permette di esprimere al meglio le potenzialità della sua voce.
Saranno proprio questa tenacia e questa determinazione a portarla al successo perché, quando nel 1986 trionfa cantando Easy lady, non fa altro che raccogliere i frutti degli anni di gavetta. È vero, però: il singolo, autoprodotto in sole mille copie, in Italia non lo vuole nessuno perché “una cantante italiana che si chiama Spagna e che canta in inglese non avrà mai successo”; ma per caso in Francia ne arrivano alcune copie, e il pezzo piace, inizia a circolare, esce dai confini pronto a girare mezzo mondo, e solo dopo ritornerà in Italia piazzandosi al primo posto in classifica. Call me, il singolo dell’anno successivo, si spingerà ancora oltre Easy lady, conquistando il secondo posto della classifica inglese e il vertice della classifica europea davanti a Madonna e Michael Jackson. Bella soddisfazione per una venuta da un paesino di provincia che, improvvisamente, si ritrova nelle classifiche di tutto il mondo.
Esplode, così, quello che è stato definito il “fenomeno Spagna”, aiutato anche da un look e da uno stile peculiari (capelli sparati e giacca da domatore) che ne fanno non solo un fenomeno musicale, ma anche di costume. I due album Dedicated to the moon (1987) e You are my energy (1988) – che tra l’altro contiene un pezzo dedicato al popolo tibetano (Ivana Spagna incontrerà anche il Dalai Lama che le dedicherà una poesia) – ne confermano il successo; ma la ricerca di nuove sonorità la porta negli anni Novanta a trasferirsi per qualche tempo negli Stati Uniti, dove partorisce quello che viene definito dalla critica il suo prodotto più interessante, No way out (1991), che segna il passaggio – mai definitivo come dimostra la nuova The magic of love – dalla dance al pop.
E al pop italiano approderà nel 1994 prestando la sua voce per un cartone animato targato Disney, che riscuoterà grande successo vincendo due premi Oscar, e facendosi apprezzare al Festival di Sanremo 1995 dove, con Gente come noi, si piazza al terzo posto, tra Morandi e Bocelli. Di qui si aprirà la sua carriera “italiana”, anch’essa ricchissima di soddisfazioni – basti pensare a Siamo in due (1995), Lupi solitari (1996), Indivisibili (1997)… – ma spesso in salita: dopo l’abbandono della Sony nel 2001, Ivana Spagna perderà quella presenza mediatica che i suoi primi successi italiani le avevano dato, e con le partecipazioni al Festival di Sanremo e con quelle al Festivalbar, facendo sempre più fatica a far conoscere i propri lavori al grande pubblico, pur continuando freneticamente a lavorare in Italia e all’estero.
The magic of love, questo nuovo singolo dance molto curato nei dettagli, apripista di un album di inediti completamente in inglese, ha notevoli potenzialità. Non mette in risalto le straordinarie qualità vocali di Ivana Spagna perché il genere non lo consente. Ma si candida a essere un pezzo estivo molto forte. Non ci resta che sperare che la regina della dance italiana sia veramente tornata.