Jack in the Pulpit ad AltaRoma 2013

Creato il 10 luglio 2013 da Carla Fiorini

Andato in mostra al Museo dé Fiorentini l’8 luglio alle ore 22, il progetto artistico “Jack in the pulpit” è un’iniziativa culturale che esplora molteplici tipologie espressive di ricerca: dal design di gioielli, alla fotografia fino a giungere alla perfomance istallativa site specific. Una mostra itinerante tesa a fondere insieme la nuova collezione di alta gioielleria realizzata dalla designer Giuliana Mancinelli Bonafaccia, gli scatti del fotografo Marco D’Amico e la performance
audio-visiva creata dal duo di artisti Quiet Ensemble.

Jack in the Pulpit

L’evento “Jack in the pulpit” è stato inserito nel calendario ufficiale di AltaRoma AltaModa Luglio 2013, un’iniziativa culturale che, in questi ultimi anni, ha dimostrato una straordinaria attenzione nei confronti dell’artigianato e delle ricerche sviluppate da giovani di talento. Con il nostro progetto desideriamo coniugare l’artigianato con altre espressioni artistiche, identificando e promuovendo nuovi
giovani talenti, al fine di far conoscere le loro creazioni a un pubblico il più vasto possibile. È nostro interesse stimolare e orientare la personale curiosità di ognuno, indicando un itinerario espositivo che prende in esame l’interazione tra design, fotografia e arte digitale.

La mostra “Jack in the pulpit” si prefigge l’obiettivo di offrire la possibilità agli artisti che vi prendono parte di esprimere la propria visione e l’ottica maturata nel corso degli anni rispetto a contaminazioni, sperimentazioni, interpretazioni alternative e linguaggi espressivi. La collezione di Giuliana Mancinelli Bonafaccia è composta da 9 pezzi unici di alta gioielleria, ispirati alle opere di due importanti artisti statunitensi: la pittrice Georgia O’Keeffe e il fotografo Edward Weston. Chiave interpretativa di tale collezione è l’intima e personale connessione tra dipinti e fotografie, individuata dalla giovane designer. Ripercorrendo la superficie epiteliale di opere uniche nella loro bellezza, Mancinelli è riuscita nell’intento di immortalare la contemporaneità del legame che intercorre tra le anatomie sceniche di Weston e le esplosioni visive e sensoriali di O’Keeffe. La performance creata dai Quiet Ensemble prevede l’interazione tra tecnologia e natura.

Utilizzando luci, colori, suoni, vibrazioni e sabbia i due artisti sviluppano un processo digitale che rielabora e reinterpreta i gioielli di Giuliana Mancinelli e gli scatti realizzati dal fotografo Marco D’Amico. Guardare e ripensare, per mezzo delle nuove tecnologie, i rapporti tra struttura architettonica, opere e spettatore porta alla creazione di un’arte interattiva tesa a rendere il pubblico protagonista a tutti gli effetti di un viaggio intenso in uno spazio ricco di contaminazioni creative di vario genere. Lo spettatore può decidere se interagire o meno con le personali declinazioni artistiche di un percorso tematico che promuove sperimentazione, avanguardia e contaminazione tra diverse realtà di produzione artistica.

Le fotografie di D’Amico esprimono un approccio stilistico affine alla ricerca condotta dalla Mancinelli, traendo ispirazione dalle opere dei due artisti statunitensi solo da un punto di vista concettuale e non citazionistico.


Weston, analizzato per il modo crudo e quasi brutale di comporre l’immagine tagliando le inquadrature, è rintracciabile nelle fotografie di D’amico grazie anche a un elemento, il tronco d’albero, tipico esempio dello stile Straight di cui è stato precursore. Per quanto riguarda la O’Keeffe, il fotografo ha prediletto l’uso che l’artista faceva dei colori, creando quindi riflessi colorati sul corpo
della modella che, davanti all’obiettivo appare allo stesso tempo forte e fragile.


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