Jackson Browne è uno degli esseri umani migliori del XX secolo. Tutti ne parlano bene, persino i più arcigni cantautori che lo accompagnarono negli anni e che hanno litigato con tutti i compagni di percorso meno che con lui (David Crosby, per esempio). Bello, intelligente, simpatico, creativo, impegnato, concreto, ironico, profondo e così via. Anzi sarebbe meglio dire che più che un essere umano, è l’intero catalogo delle virtù umane da sfogliare ed invidiare, nonostante una vita che ha dovuto spesso fare i conti con la morte (il suicidio della prima giovane moglie Phyllis Mayor e la scomparsa del suo “tutore artistico” Lowell George sono soltanto i lutti più famosi) e con diverse sventure sentimentali (con l’attrice Darryl Hannah su tutte). Ed è questa genealogia illustrata del dolore il tema principe della sua epopea malinconica, una malinconia che non molla mai l’ormeggio con l’isola difficile eppure sempre all’orizzonte della speranza ed anzi ne ricama sempre un risvolto inaspettato là dove accade il miracolo della vita e vige ancora la possibilità dell’amore. Il tutto con una visione dell’uomo mai come monade isolata, ma come animale sociale in una società ingiusta, quella americana, che ha denunciato con ammirevole ostinazione, così come con altrettanto coraggio ha saputo parlare dei piccoli rimpianti e dei grandi desideri che sono il fulcro centrale del destino di ogni anima, da campione assoluto di onestà intellettuale ed emozionale quale è. È facile pensare a un concerto del genere come ad un generico tuffo nel passato, eppure la vera alchimia della serata è stata la sorprendente contemporaneità dell’approccio e delle canzoni di Jackson Browne, capaci ancora di indicare al pubblico una possibilità di senso alla portata di tutti, qualcosa da raggiungere insieme. E qualcosa che scaturisce da una canzone risentita centinaia di volte eppure ancora capace di distillare una inedita carezza, una direzione inesplorata, un nuovo sogno da eterni dilettanti della vita mai stanchi di imparare, forse infine qualcosa solo capace di accompagnarci a casa con dolcezza antica e rivelatrice di nuovi significati. Infine prepararci a quel momento in cui le luci si accendono, la magia finisce e la vita continua il suo corso, stavolta con l’esperienza della magia nel cuore, grati dell’esperienza della magia e pronti a riconoscere la magia a venire.
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